Sulla crisi innescata dal "settembre nero" di Wall Street è unanime il giudizio: ne usciremo assai diversi da come vi siamo entrati. Tuttavia, su come saremo all'uscita del tunnel nessuno si espone. Lo spirito che disordina il mondo appare dotato di risorse inesauribili, come se perseguisse un imperscrutabile traguardo. Ha avuto senso l'ambizione di educare mammona? E cos'è oggi mammona? L'autore suggerisce una strada, incalza i cattolici del post-Concilio a riproporre il binomio dialettico di senso e potere, a recuperare la densità della distinzione, insieme al bisogno della profezia che, altro rispetto alla politica, impedisce il decadimento nella grigia amministrazione.
Difficile definire questa stagione segnata da storie minori e rimozioni. Un paio di decenni fa ciò era più facile: Yalta delineava un quadro in cui orientarsi. Oggi le cose si sono complicate. È crollato il vecchio ordine internazionale e
quello nuovo è in fase di faticosa gestazione. Questa percezione del passaggio d’epoca è essenziale per parlare oggi dell’Europa. E ci obbliga a pensare europeo. L’Europa che verrà è un’Europa oltre se stessa. Non soltanto parlamenti e tribunali, ma cattedrali, sinagoghe e moschee. Non più tedeschi, francesi e italiani, ma meticci di un mondo in progress. Tappa del mondo che verrà. Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli lo avevano previsto. Papa Wojtyla, i cardinali Martini e Tettamanzi hanno affrontato e arricchito il tema. Bruxelles sembra sonnecchiare in panchina mentre è in corso la partita tra Americani e Cinesi. Ma il sogno europeo può continuare se l’Europa si sveglia ed entra in campo. «L’Italia ha bisogno di vivere e di promuovere gli ideali che hanno animato l’impegno dei padri fondatori dell’Europa unita. E sono, questi, gli ideali della pace, della fraternità, della solidarietà concreta e generosa, della condivisione di risorse e progetti. Essi trovano il loro fondamento e il loro significato più autentico in quelle radici cristiane che hanno, nei secoli, plasmato i popoli dell’Europa», dalla presentazione del cardinale Dionigi Tettamanzi.
Giovanni Bianchi si è laureato in Scienze politiche presso l’Università Cattolica di Milano. Ha insegnato filosofia e storia. È stato presidente regionale delle ACLI e, dal 1987 al 1994, presidente nazionale. Dal 1994 al 2006 è stato deputato al Parlamento. Relatore della Legge per la remissione del debito ai Paesi poveri, ha presieduto il Comitato permanente della Camera dei Deputati per gli Italiani all’estero. È presidente e fondatore dei Circoli Dossetti, centri di cultura e formazione politica. Dal 2004 è presidente del CESPI (Centro Studi Problemi Internazionali). La sua attività di scrittore ha trovato espressione spaziando attraverso diversi ambiti (narrativa, poesia, saggistica...), sia in riviste (Animazione sociale, Rocca, Bailamme...) che in di volumi, tra i quali: Per una teologia del lavoro (1985); Al Dio feriale. Teologia minima (1990); L’idea popolare (2003); Testimoni e maestri. Materiali per un laburismo cristiano (2005); Martini “politico” e la laicità dei cristiani (2007); Solo la sinistra va in Paradiso (2009).
«Sta scritto in Lettera a una professoressa:“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia”.Non si dà politica autentica senza generosità,termine quanto mai antiguicciardiniano. Recita il vocabolario alla voce generosità:“Carattere di chi possiede grandi qualità morali”.Quel che manca alla politica odierna,dal momento che le “grandi qualità” appaiono introvabili. Nani figli di giganti. Malinconico declino. Democrazia triste… L’esperienza di dodici anni nel Parlamento italiano mi ha dato occasione di incontrare molte intelligenze, ma poche generosità.Dove,per me,generosità significa:dare ogni volta più di quel che si riceve». Questo libro presenta e analizza,con ampiezza di vedute,acutezza di pensiero,ricchezza di riferimenti autobiografici inediti,la storia e i valori dell’impegno politico dei cattolici in Italia, dall’Unità alle ultime elezioni politiche dell’aprile 2008, soffermandosi in particolare sull’Italia della Prima e della Seconda Repubblica,e suggerendo alcune riflessioni volte a una rifondazione (o quanto meno a un consolidamento) di tale impegno politico nella Società moderna e futura. La conclusione di questo approfondito lavoro di ricostruzione storica,di analisi e di riflessione non è tanto che «solo la sinistra va in Paradiso», ma piuttosto che per il cristiano impegnato nel politico e nel sociale vi sono dei valori (la centralità dell’etica e della dimensione spirituale,la generosità fino al sacrificio,la capacità di dialogare e mettere in comune idee ed esperienze, accettando le diversità) che ispirano la sua vocazione e la sua azione politica.
AUTORE
Giovanni Bianchi,nato a Sesto San Giovanni (Milano) nel 1939,è stato consigliere comunale a Sesto San Giovanni per la DC, poi Presidente regionale delle Acli Lombarde e successivamente Presidente nazionale.Dal 1994 al 2006 è stato Deputato al Parlamento italiano,dove ha fatto parte della commissione Affari Esteri,è stato relatore della legge per la remissione del debito ai paesi poveri e ha presieduto il comitato permanente della Camera dei Deputati per gli Italiani all’estero. Collabora con riviste,quali Animazione sociale e Rocca,e dal 1987 ha diretto la rivista di spiritualità e politica Bailamme.Ha pubblicato numerose opere di narrativa e di poesia.Tra la sua produzione saggistica:Per una teologia del lavoro(1985);Al Dio feriale.Teologia minima (1990);Testimoni e maestri. Materiali per un laburismo cristiano(2005);Martini «politico» e la laicità dei cristiani (San Paolo,2007).