Parole chiave del nostro linguaggio politico, "destra" e "sinistra" sperimentano una strana fortuna: i più si mostrano scettici circa l'utilità politica di questi due concetti, e molti anzi apertamente li contestano; e tuttavia tutti li adoperano, mentre nessuno sa proporne di migliori, di più chiari, di più efficaci. In realtà, attorno a queste due parole continua a organizzarsi la parte più rilevante del discorso politico. Davvero Bobbio aveva visto lungo. La sua saggezza era riuscita ad arrivare alla radice di quella distinzione: il diverso atteggiamento che il popolo di destra e il popolo di sinistra, sistematicamente mostrano nei confronti dell'idea di eguaglianza. Naturalmente sono concetti relativi: né la sinistra pensa che gli uomini siano in tutto eguali, né la destra pensa che essi siano in tutto diseguali. Ma coloro che si proclamano di sinistra danno maggiore importanza a ciò che rende gli uomini eguali, o ai modi di ridurre le diseguaglianze; mentre coloro che si proclamano di destra sono convinti che le diseguaglianze siano ineliminabili e che non se ne debba neanche auspicare la soppressione. Contro ogni tentazione consociativa, i due concetti appaiono sempre più irriducibili l'uno all'altro, né sono ricomponibili in una sorta di compromesso intermedio, giacché il "centro", per Bobbio, non ha consistenza teorica, non definisce una "parte". Introduzione di Massimo L. Salavadori e due commenti di Daniel Cohn-Bendit e Matteo Renzi.
Dalla sfera politica, frustrata e contaminata dal suo decadimento, alla filosofia morale, "Elogio della mitezza" segna come nessun altro libro gli ultimi anni di Norberto Bobbio, e il celebre saggio che dà il titolo all'opera ne rappresenta il testamento civico. La mitezza, che pure Bobbio dichiara di non saper praticare, si presta a riassumere alcuni tratti fra i più ammirati del suo carattere e della sua riflessione teorica: i tratti di un pensatore intimamente democratico, un uomo semplice e ancorato alla solidità dei propri valori e argomenti, sempre conscio del dualismo insuperabile tra mondo dei fatti e mondo delle idee. Una mitezza da non confondere con la remissività o con l'umiltà che apre il regno dei cieli. È una virtù debole, propria di chi non ha potere, e al tempo stesso potente, poiché anticipa un mondo migliore su questa terra. È "la più impolitica delle virtù", ma anche l'antidoto alle degenerazioni della politica. Il filo conduttore degli scritti qui raccolti è la tormentata riflessione sulla questione del Male nella realtà e nella storia umana. Il filosofo torinese indaga il complesso rapporto tra etica e politica, la natura del pregiudizio, del razzismo e dell'intolleranza, i problemi della laicità nella vita democratica, con nitore argomentativo e trasparente problematicità. Per il decennale della scomparsa di Bobbio, "Elogio della mitezza" si arricchisce dei contributi di amici e studiosi, che aiutano a metterne in prospettiva i risvolti e i significati più fecondi.
Il volume raccoglie una settantina di testi di Norberto Bobbio - filosofo, storico, politologo, grande maître à penser del Novecento - definibili (per occasione, contenuto e stile) come "scritti d'impegno civile": quelli cioè in cui con maggior nettezza emerge il problematico rapporto tra l'etica e la politica. Frutto di una selezione estrema, i testi si dispongono secondo uno schema binario, per coppie dilemmatiche o contigue, secondo un caratteristico modo di procedere del suo pensiero. La scelta dei testi e la ricca curatela sono firmate da Marco Revelli, noto storico, sociologo, professore "antiaccademico" e saggista.
La "Teoria della giustizia" nasce dal corso che Norberto Bobbio tenne nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino nell'anno accademico 1952-53, come ordinario di filosofia del diritto. Un paragrafo per lezione, all'incirca, testimonia l'intensità del suo insegnamento e il ritmo con cui sviluppava i diversi passaggi delle varie problematiche. Si può dire che in quel corso del 1953 si chiarisca in Bobbio stesso il disegno della sua riflessione successiva: da quel momento in poi egli sarà sempre meno (soltanto) giurista e sempre più (anche) filosofo politico. Nell'idea di giustizia egli individua l'incontro e l'intreccio tra tre fondamentali dimensioni della realtà umana: pace, uguaglianza e libertà. Bobbio mostra come queste si sviluppino nella storia del pensiero politico e le riconduce infine a unità, attraverso la logica delle coppie antitetiche (una tecnica argomentativa che egli utilizzerà un'infinità di volte) dapprima, per cercare poi di ricondurre a unità i tre valori della giustizia, pur sempre comunque emblematicamente coinvolti nella "crisi politica del nostro tempo", come Bobbio conclude. Allora come oggi. Una intensa e affettuosa Prefazione, scritta per questa occasione, di Gregorio Peces-Barba Martínez attualizza la lezione bobbiana e ne illustra l'ancora intatta capacità didattica e la fecondità delle interpretazioni che discute.
"Non si capisce nulla del nostro sistema di potere se non si è disposti ad ammettere che al di sotto del governo visibile c'è un governo che agisce nella penombra... e ancor più in fondo un governo che agisce nella più assoluta oscurità... un potere invisibile che agisce accanto a quello dello Stato, insieme dentro e contro, sotto certi aspetti concorrente sotto altri connivente, che si vale del segreto non proprio per abbatterlo ma neppure per servirlo. Se ne vale principalmente per aggirare o addirittura violare impunemente le leggi... Del resto chi promuove forme di potere occulto e chi vi aderisce vuole proprio questo: sottrarre le proprie azioni al controllo democratico, non sottostare ai vincoli che una qualsiasi costituzione democratica impone a chi detiene il potere di prendere decisioni vincolanti per tutti i cittadini, se mai, al contrario controllare lo Stato senza essere a sua volta controllato." (Norberto Bobbio)
Questa antologia di scritti politici di Norberto Bobbio ha tra i suoi obiettivi quello di introdurre allo studio dei grandi problemi della politica. ll filosofo affronta, in testi lucidi e di grande capacità comunicativa, alcune questioni fondamentali per l'educazione civica: la democrazia e il suo futuro, la pace e la possibilità di una società non violenta, i diritti dell'uomo, la pena di morte e la tolleranza.
Dalla riflessione di Bobbio è possibile trarre strumenti, concetti, categorie, interpretazioni, per comprendere i problemi del nostro tempo alla luce degli insegnamenti che ci arrivano dai grandi autori, antichi e moderni, del passato.
L'opera, pubblicata per la prima volta alla fine degli anni Novanta, è introdotta da una Premessa di Norberto Bobbio e da una Prefazione di Pietro Polito.
Con questo primo volume, la collana "Bobbiana" mette a disposizione di studiosi e studenti due corsi universitari tenuti da Norberto Bobbio negli anni accademici 1945-46 e 1946-47. Si tratta di due cicli di lezioni dedicati alle teorie giusnaturalistiche dei secoli XVII e XVIII, teorie nelle quali Bobbio rintracciava i presupposti filosofici dello stato moderno, recuperandoli alla riflessione allorché si trattava di costruire le strutture politiche e istituzionali della Repubblica. Per il periodo in cui furono elaborate e per il loro contenuto, queste lezioni rappresentano una testimonianza particolarmente importante del pensiero del filosofo torinese. Esse costituiscono di fatto l'unico corso universitario da Bobbio interamente dedicato alla storia del giusnaturalismo e segnano al contempo una tappa significativa del suo pensiero riguardo ad un elemento centrale della teoria giuridica e politica: l'analisi storica dei teorici del diritto naturale rappresenta un presupposto necessario per le successive indagini critiche dedicate al giusnaturalismo e costituisce un riferimento costante del pensiero liberale e democratico di Bobbio.
Invitato a Brescia nel 1959, Norberto Bobbio tenne una conferenza, Quale democrazia?, che, nonostante sia passata quasi inosservata, appare come l’enunciazione di un programma di ricerca. Regole di funzionamento, teoria delle élites e del realismo politico, tensione tra vocazione dell’uomo alla libertà e necessità di istituire una società con un potere efficiente, l’antinomia tra ideale dell’uguaglianza e quello della libertà: sono i temi, qui per la prima volta enunciati, che torneranno, con continui scavi, nelle opere che hanno reso Bobbio tra i più importanti filosofi della politica della seconda metà del Novecento. Il testo ha quindi una doppia classicità: è la cellula originaria della riflessione bobbiana sulla democrazia, ed è la lezione di un classico. Come ha scritto Bobbio stesso: «Quale democrazia? Un titolo che ha continuato ad essere attuale in tutti questi anni. Oggi più attuale che mai. Se dovessi ripeterlo, quel punto interrogativo non lo toglierei. Ne potrei, se mai, aggiungere un altro».
NORBERTO BOBBIO (1909-2004), senatore a vita della Repubblica, ha insegnato filosofia del diritto e filosofia della politica all’Università di Torino. Tra le sue opere: Politica e cultura (Einaudi); Il problema della guerra e le vie della pace (Mulino); Il futuro della democrazia (Einaudi); L’età dei diritti (Einaudi); Destra e sinistra (Donzelli).
COMMENTO: Uno stupendo e attualissimo libro inedito di Norberto Bobbio del 1959 che spiega che cosa è e come funziona la democrazia, nella tensione tra uguaglianza e libertà.
Un libro per tutti: studenti delle scuole medie superiori, universitari e lettori comuni.
La pace è l'obiettivo e la condizione della democrazia: diritti dell'uomo, democrazia e pace sono per Bobbio i tre elementi inseparabili del medesimo movimento storico. È in questa prospettiva che egli considera centrale nella sua riflessione politica gli scritti sulla pace raccolti in questo volume. In essi Bobbio esamina come si ponga il dilemma tra pace e guerra nella società attuale, che ha a disposizione i mezzi della propria autodistruzione, e discute le possibilità del pacifismo e dell'azione non violenta per giungere a proporre un più realistico "pacifismo istituzionale" che demandi a superiori organismi di controllo la soluzione pacifica dei conflitti quanto meno la limitazione o la regolazione della violenza.
Il volume raccoglie una settantina di testi di Bobbio definibili - per occasione, contenuto e stile - come "scritti d'impegno civile": quelli cioè in cui con maggior nettezza emerge il problematico rapporto tra l'etica e la politica. Frutto di una selezione estrema, i testi sono raggruppati in tre grandi sezioni: "Compagni e maestri", "Valori politici e dilemmi etici", "Le forme della politica". All'interno di esse gli scritti si dispongono secondo uno schema binario, per coppie antifrastiche o contigue, secondo un caratteristico modo di procedere del pensiero di Bobbio: cultura e politica, libertà ed eguaglianza, democrazia e dittatura, pace e guerra, socialismo e comunismo, destra e sinistra. Saggio introduttivo di Marco Revelli.
Eguaglianza e libertà sono sì due delle tre "parole della Rivoluzione francese", ma anche due concetti che non è affatto scontato accordare: l'uno limita l'altro e viceversa, e proprio in questa reciproca autolimazione risiede uno dei segreti cardinali della democrazia. Bobbio ripercorre la storia concettuale e sociale dei due termini, dall'idea generale, dall'ideale, fino alle incarnazioni politiche recentissime di quelle che, in fondo, sono anche due concezioni del mondo che continuamente si cercano e si provocano attraverso i secoli di storia dell'uomo.