Come si comportò Giuseppe nei confronti del figlio adottivo Gesù? E come hanno interpretato i pittori di ogni epoca il loro singolare rapporto? Prefazione di Isabel Iribarren
Il rapporto tra arte e architettura, nel contesto dello spazio liturgico cattolico, infiamma il dibattito tra architetti, artisti, liturgisti e fedeli. Le chiese di recente costruzione sono state oggetto di feroci critiche o difese appassionate. Il ruolo preponderante dell'architettura ha ridimensionato e talvolta cancellato la possibilità di programmi iconografici compiuti e coerenti, sostituiti da decori astratti o persino da pareti bianche. Per reagire all'impasse contemporanea della crisi dell'arte e dell'architettura per il culto, e riscoprire figure e simboli correlati allo spazio e al tempo della liturgia, un gruppo di esperti attinge alla lezione della storia passata, con particolare attenzione al Medioevo, e indaga le piu recenti esperienze in ambito italiano, francese e serbo, facendo dialogare rappresentanti del Cattolicesimo e dell'Ortodossia. L'ampiezza geografica, temporale e confessionale della riflessione e volta a porre a confronto punti di vista diversi, persino contrapposti, nell'intento di contribuire - in maniera innovativa - alla ricerca sul tema capitale dello spazio sacro e del suo corredo iconografico.
Che cosa è accaduto il giorno di Pasqua? Un attento studio dei racconti dei quattro Vangeli rivela cinque fasi principali, dall'alba al tramonto, che sono in realtà cinque incontri che François Boespflug presenta attraverso una selezione di opere d'arte che li raccontano. Il libro non racconta la resurrezione di Cristo con le immagini tradizionali della discesa agli inferi o dell'uscita dalla tomba, ma, attraverso una sessantina di opere d'arte, rievoca l'esperienza di coloro che passarono dalla tristezza profonda per la morte di Cristo alla gioia dell'incontro con il Risorto. La giornata si apre con la scoperta della tomba vuota, la mattina presto, da parte delle donne e di Maria Maddalena, recatesi con degli aromi per onorare il defunto: qui incontrano uno o più angeli, forieri di un annuncio sconvolgente. Il secondo momento è ancora più inedito perché il Risorto stesso appare ad alcune donne o, secondo altri racconti, solo a Maria Maddalena che, riconosciutolo, prova ad abbracciarlo, bloccata dal celebre Noli me tangere. Questo incontro travolgente la porta - terzo momento/incontro - a correre ad annunciare la notizia agli apostoli, un annuncio che attiva Pietro e Giovanni nel verificare a loro volta quanto accaduto, scoprendo il sepolcro vuoto. Il quarto incontro è l'esperienza eccezionale dei discepoli di Emmaus, che conversavano lungo la strada di tutti questi strani eventi e si ritrovarono a parlare e cenare con Gesù. La lunga e movimentata giornata si conclude con l'apparizione del Risorto, a tarda notte, agli undici Apostoli rinchiusi nel Cenacolo per paura delle autorità ebraiche.
La nascita di Gesù, concepito misteriosamente dallo Spirito Santo nel grembo di una giovane donna vergine di nome Maria, è la pietra angolare della Buona Novella e di tutta la dottrina cristiana sul Verbo di Dio fatto uomo. Evento razionalmente inspiegabile ma fonte di grandi speranze, la Natività è stata oggetto, un secolo dopo l'altro, della contemplazione e dello stupore di sapienti e fedeli. Celebrata e rappresentata nell'arte dagli inizi del cristianesimo ai giorni nostri, ha brillato in tutte le epoche e in tutti i continenti raggiunti dalla diffusione del Vangelo. Questo libro presenta una selezione di cinquanta opere d'arte. La più antica Natività risale al IV secolo e la più recente è del 2018. Ognuna è riprodotta a piena pagina, arricchita da un commento descrittivo, che ne evidenzia il contesto storico e le fonti letterarie, teologiche e artistiche di ispirazione e interpretazione. I due autori, teologi e storici dell'arte, sono desiderosi di coinvolgere il lettore e risvegliare una viva attenzione verso ogni opera e verso gli artisti che hanno immaginato un evento del quale non si finirà mai di esplorarne la forza.
Gesù di Nazareth ha davvero vissuto l'infanzia come un bambino? Ha imparato a stare in piedi e a camminare, correre e cadere, leggere e scrivere, contare e pregare? Ha disobbedito ai suoi genitori, fu corretto dai suoi maestri o sapeva già tutto ? n dalla nascita? I Vangeli canonici non dicono nulla al riguardo, i testi apocri? forniscono risposte fantasiose e poco credibili e il Magistero della Chiesa non si pronuncia su questo argomento. I pittori ebbero quindi carta bianca, specialmente in Occidente. L'autore li interroga a lungo e classi?ca le loro opere. Alcune mostrano un bambino che assomiglia a un "mini adulto", che si comporta come nessun altro bambino farebbe. Altri, più rari, si avventurano nel raf?gurare Gesù mentre sta imparando. Altri ancora, numerosi, lo immaginano come un bambino normale, ma dotato, ? n dalla più tenera età, di visioni premonitrici del suo destino, in particolare la morte in croce: nell'immaginare comportamenti tipici dell'anticipazione profetica, lo dipingono mentre si riposa steso su una croce consona alla sua taglia o nell'atto di benedire come un ponte?ce. La pittura religiosa fu indotta, per pietà, a professare una cristologia monca, innocentemente eretica? Il desiderio di edi?care, a qualsiasi prezzo, non sempre si accorda bene con la pienezza dell'umanità di Cristo.
Benché la Resurrezione non sia stata testimoniata da occhio umano, è stata evocata e celebrata dall'arte cristiana sin dai primi secoli e fino ai nostri giorni. Il libro presenta una selezione di 50 opere di differenti origini geografiche, formati e fattura, la più antica delle quali data al 400 d.C.
e la più recente a pochi anni fa. Riprodotte a grande formato, sono commentate da due riconosciuti esperti internazionali alla luce del loro significato esegetico, per la storia dell'arte e per la teologia.
Su tutte emerge una tensione fertile ed eloquente fra la tendenza dominante nell'arte occidentale fino al xx secolo a rappresentare la Resurrezione di Cristo come un'uscita trionfale dalla sepoltura, seguita rapidamente dall'ascesa al cielo, mentre in quella orientale prevale una lettura del tutto differente, che mette in evidenza l'effetto salvifico per le anime dei trapassati ottenuto dalla discesa agli inferi di Cristo per trarvi i Giusti dell'Antica Alleanza, a partire da Adamo ed Eva.
Oriente e Occidente hanno da secoli una diversa concezione delle immagini religiose. Da dove nasce questa differenza? Quali sono le motivazioni che hanno promosso o facilitato una valorizzazione così diversa dell’arte sacra?
Il saggio, che si avvale di una ventina di immagini a colori, intende rispondere a questi interrogativi in un viaggio che parte dal III secolo e arriva fino alla recente riscoperta delle icone nel cristianesimo europeo.
Sommario
Introduzione. I. Oltre i preconcetti sull’icona. 1. Un mito: l’arte «indivisa» del primo millennio e dell’epoca romanica. 2. Due prove iconografiche: il Battesimo e la Trasfigurazione di Cristo. 3. L’oblio dell’icona: una perdita di memoria dell’Occidente? 4. La riscoperta dell’icona in Occidente. 5. I rischi della decontestualizzazione dell’icona. II. Accordi, differenze, divergenze. 1. Nicea II e la sua ricezione in Oriente e in Occidente. 2. Arte della presenza e dell’incontro o arte didattica? 3. Il nesso fra arte e liturgia. 4. La concezione dell’artista e dell’iconografo. 5. Esiste uno «stile» ecclesiale? III. Discrepanze e prossimità a partire da otto soggetti iconografici. 1. L’Ospitalità di Abramo. 2. Il Roveto ardente. 3. La Natività di Cristo. 4. La Vergine con il Bambino. 5. La Trasfigurazione. 6. La Crocifissione. 7. La Resurrezione. 8. Il Santo Volto. Conclusione: due forme d’arte complementari? 1. Limiti. 2. E per quanto riguarda il futuro? 3. Terminiamo enunciando alcune convinzioni. Indice dei nomi e dei temi. Crediti iconografici.
Note sull'autore
François Bœspflug, professore emerito dell’Università di Strasburgo, è stato editore letterario per le Éditions du Cerf, titolare della Chaire du Louvre nel 2010 e della Cattedra Benedetto XVI a Ratisbona. Tra le sue pubblicazioni si segnala Le immagini di Dio. Una storia dell’Eterno nell’arte (Einaudi 2012) È specialista dell’opera di Arcabas, alla quale ha consacrato diversi saggi.
Emanuela Fogliadini è docente di Storia della Teologia dell’Oriente cristiano alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e di Teologia ortodossa all’Istituto Superiore di Studi Religiosi di Milano. Con François Bœspflug ha pubblicato La Natività di Cristo e La Fuga in Egitto nell’arte d’Oriente e d’Occidente (Jaca Book 2016).
La Santa Famiglia, costituita da Gesù, Maria e Giuseppe, ha dovuto affrontare, come molte persone dell'epoca contemporanea o dei secoli scorsi, l'immigrazione verso un paese straniero? Questo libro d'arte e di teologia risponde a tale domanda attraverso l'analisi di opere scelte, rappresentative delle diverse interpretazioni che la Fuga in Egitto, evocata dall'evangelista Matteo, ha ricevuto, in Oriente e Occidente, dalle origini dell'arte cristiana fino ai nostri giorni. Come fu presentato quell'esodo forzato, quali furono le tappe, quanto tempo durò il viaggio e il soggiorno in Egitto? Il silenzio dei testi canonici ha lasciato carta bianca all'immaginazione. Alcuni pittori composero su questo tema delle opere artistiche nelle quali la dose di meraviglia fu considerevole, al punto che alcuni dipinti, i più numerosi, hanno reso la Fuga in Egitto un viaggio dai tratti quasi turistici, scortato dagli angeli e arricchito di miracoli, segnato dall'accoglienza calorosa delle popolazioni locali. Altri dipinti, invece, in particolare dalla fine del Medioevo, suggeriscono, talvolta in modo commovente, la solitudine dei genitori di Gesù, il loro senso di spaesamento nel Paese dei faraoni.
Mettere a confronto le missioni cristiana e islamica si rivela urgente in particolare a fronte dei drammatici avvenimenti che stanno attraversando l'Europa, l'Africa e il Medio Oriente. Mentre essi vanno assumendo in modo preoccupante l'aspetto di guerre di religione, basate su discussioni spesso teologicamente infondate, ma legate a pregiudizi culturali e storici, la presenza di molti migranti è vissuta sovente come un "problema" cui dare una soluzione in termini di ordine pubblico o di assistenza sociale. Si avverte dunque l'esigenza di un approccio più globale al fenomeno. I saggi raccolti in questo libro operano una comparazione delle missioni cristiana e islamica nella fascia sub sahariana e riflettono il lavoro sul campo e allo stesso tempo la ricerca accademica dei vari autori. Ne discende un contributo originale sulla complessa questione dell'evangelizzazione cristiana e della missione islamica in Africa, attraverso un'indagine storica e teologica critica dalla quale emergono le diverse modalità di inculturazione della fede e del relativo progetto di società soggiacente a ciascuna religione tra le popolazioni dell'Africa.
"Dio è considerato trascendente e irrappresentabile: è un punto sul quale i tre monoteismi, detti abramici, concordano. Possiamo però immaginarlo, o meglio renderlo visibile attraverso l'immagine, cioè disegnarlo, dipingerlo, scolpirlo? O bisogna pensare che sia al di là di qualunque immagine e definirlo radicalmente inimmaginabile? Abbiamo pensato che, con questo libro, fosse possibile fare la storia del significato di tale domanda e al tempo stesso dei diversi aspetti della risposta". Moltissime immagini hanno rappresentato Dio nel corso dei secoli. Alcune sono state ritenute legittime e hanno goduto di un successo duraturo, altre sono invece state considerate fraudolente, blasfeme, e sono incorse anche in pesanti condanne. Ancora oggi, la questione della rappresentazione di Dio appare profondamente controversa e costituisce un costante argomento di divisione. François Boespflug ripercorre i secoli di storia e di storia dell'arte che hanno al centro la figura del Dio unico. Pur focalizzandosi maggiormente sull'arte medievale, Boespflug non manca di affrontare l'epoca moderna e dedica l'ultimo capitolo a "l'arte d'ispirazione cristiana al di fuori dell'Europa".
Nel febbraio 2006 scoppia in Europa l’affaire delle caricature di Maometto pubblicate su un giornale danese. Ancora una volta la libertà di espressione artistica si contrappone alla sensibilità religiosa, accendendo gli animi e provocando anche reazioni di pericolosa violenza.
Da qui parte François Bœspflug, teologo e studioso dell’arte religiosa, per intraprendere un’analisi precisa e documentata del modo in cui avviene (o non avviene) la raffigurazione del divino nelle tre grandi religioni monoteiste. Attraverso confronti e differenziazioni estremamente puntuali, Bœspflug mostra come l’ebraismo e l’islam siano accomunati da una forte restrittività nei confronti delle immagini sacre, fino al divieto assoluto di raffigurare Dio. Dal canto suo, il cristianesimo, pur avendo conosciuto nella sua storia gli eccessi dell’iconoclastia, è una religione intrinsecamente aperta all’immagine, nella quale la raffigurazione di Dio in Cristo gode anche della legittimazione autorevole di un concilio. Nelle parole di Bœspflug, «la credenza in un Dio che si è fatto uomo in Gesù Cristo ha scompigliato le carte» e ha permesso all’immagine di guadagnare uno statuto di dignità assente nelle altre due religioni abramitiche.
Ben consapevole del potere (e dei rischi) che l’immagine detiene, in virtù della sua eccezionale forza simbolica, soprattutto quando va a incontrare il senso del sacro e dell’identità culturale, Bœspflug si interroga su quale sia la strada da percorrere affinché la diversità dei modi di considerare la raffigurazione del sacro, amplificata dalla potenza dell’odierna ‘civiltà dell’immagine’, cessi di sfociare nella giustapposizione violenta e piuttosto trovi un registro di comprensione e di dialogo.
Rivolgendosi a tutti coloro che hanno a cuore il problema, e in particolare a chi, nelle nostre società fortemente plurietniche e plurireligiose, è chiamato a occuparsi di formazione e informazione, egli propone una ‘storia iconica’ di Dio, pluralista e comparativa, laica e documentata, che renda ragione della presenza e della funzione delle immagini nel percorso storico delle religioni e ponga le basi per un ‘codice di buona condotta’ che consenta di rispettare da un lato i valori tradizionali e dall’altro quelli delle democrazie moderne.
«L’ultima parola», conclude Bœspflug, «deve tornare all’affermazione della libertà nella dignità, nell’umorismo, nell’autocontrollo… e le grandi religioni hanno una lunga esperienza di queste qualità».
François Bœspflug (1945), domenicano, insegna Storia delle religioni presso la Facoltà di Teologia cattolica dell’Università Marc Bloch di Strasburgo. È autore di numerosi libri e saggi dedicati in particolare all’immagine sacra nell’espressione artistica, tra cui, tradotti in italiano, Il credo di Siena (1985), Dio nell’arte (1986), Arcabas (1992), Le bellissime ore (1998, con E. König).