Fra Tunisi, Parigi, Teheran, Roma, luoghi di avventure erotiche e di apprendimenti esistenziali, Dominot va conoscendo il mondo a prezzo di dure esperienze, fino a scoprire come elemento salvifico il teatro. Conservando in un contesto di violenza e corruzione una sua inconsapevole innocenza, Dominot vive come necessità le forme più libere del sesso, in un intreccio fra gioco, travestimento e ricerca di affettività. Centrale per la sua personalità l'incontro con Fellini che inventa per lui il ragazzo del finale de "La dolce vita".
Dopo "Il corpo creativo" e "Mistero e Teatro", Maricla Boggio, prosecutrice del metodo mimico ideato dal Maestro, propone un approfondimento del lavoro costiano attraverso queste "lezioni". Nel 1991 Orazio Costa tornò a insegnare all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico", lasciata per alcuni anni dopo un trentennio in cui vi aveva formato attori e registi. Nelle lezioni il Maestro indica le modalità di lavoro per raggiungere una capacità interpretativa libera da condizionamenti gestuali, regole mnemoniche, trucchi o prescrizioni, sollecitando nell'attore le sue potenzialità creative per metterle al servizio del testo, secondo il percorso ideato dall'autore nel realizzare la sua opera. Costa suggerisce di sollecitare in sé questa creatività, risollevandola da una piattezza di cui sono responsabili soprattutto le modalità livellatrici indotte, a partire dall'età scolare, da comandi uniformanti: dopo un'infanzia ricca di espansione inventiva, i ragazzi vengono obbligati a obbedire a regole comportamentali ritenute socialmente più adeguate e civili e perdono la capacità di creare, prerogativa che permane soltanto negli artisti. Rivendicando a ogni uomo, prima ancora che all'attore, questo dono, Costa insegna "segnando dentro": è un insegnare che lascia il segno addentrandosi nella profondità dell'essere umano, in continuo scambio e confronto con gli allievi. Completano il libro un "glossario" in cui sono raccolte le definizioni, talvolta insolite, che il Maestro offre...