È il 23 giugno 1866. Il giorno seguente le truppe imperiali austriache sconfiggeranno quelle del giovane regno d’Italia a Custoza. Quasi un mese dopo identica sorte avrà la battaglia navale di Lissa. Ma Garibaldi è saldamente attestato nel Trentino e con le camicie rosse dei suoi volontari semina il panico tra i militari austriaci e la popolazione fedele a Francesco Giuseppe. «Amore mio, uccidi subito questo Garibaldi», scrive la principessa Leopoldina Lobkowitz al marito, conte Fedrigo Bossi Fedrigotti, che si è arruolato volontario nelle truppe imperiali.
Leopoldina arriva dagli splendori di Vienna, dagli agi di immense tenute in Boemia. Da lì è giunta a Rovereto in casa dello sposo, nobile «povero» di una povera provincia dell’impero, di cognome italiano, di dialetto trentino, ma di sentimenti incrollabilmente a sbur gici. Al suo fianco Leopoldina vive questo sconvolgersi del mondo che già prelude al crollo dell’Austria Felix. Nel quadro degli eventi militari e politici, scandito dalle lettere dei due sposi-amanti – raccolte con amore e tradotte in romanzo dalla bisnipote Isabella – si svolge la trepidante vicenda privata dei due protagonisti, delle loro famiglie, del loro contorno di amici.
Per Isabella Bossi Fedrigotti la scrittura è sempre stata una «scorciatoia segreta» per indagare a fondo i legami familiari, svelando le tensioni e i veleni ipocritamente nascosti in molti inferni domestici. In questo libro, la sua scorciatoia segreta l’ha condotta ancora più in fondo, lì dove abitualmente regna il silenzio dell’incomprensione e del dolore. L’ha portata a raccontare storie di figli dimenticati e lasciati soli da genitori fragili, frustrati o semplicemente egoisti.
La sua attenta compassione ci inchioda commossi al racconto di queste piccole vite difficili segnate dalla solitudine: Lorenzo – con i suoi «non voglio» gridati e le sue instancabili domande – che, sconfitto e domato, finisce con lo spegnere la sua energia e la sua curiosità diventando un adolescente silenzioso, assente e indifferente. Annalisa, intoccabile e irraggiungibile, innamorata del suo corpo senza carne. Paolina, bambina soave che finisce a vivere per strada, infagottata, sporca e arrabbiata. Pietro, che scappa continuamente di casa per sottrarsi alla triste giostra della famiglia allargata. Francesco e la sua trascinante vitalità prosciugata da videogiochi e film porno.
Dopo aver letto queste storie sarà davvero difficile farsi cogliere impreparati dalla solitudine dei nostri figli.
Tirolo. La vita di Maria, diciottenne sensibile e sregolata, è un inferno di rimproveri e ostilità. Il padre è un tiranno, incita le educatrici a punirla, scoraggia i suoi spasimanti e si ostina a considerarla come una figlia di seconda classe. Maria cerca di cambiare il suo destino sposando un italiano e fuggendo dalla casa paterna. Ma anche il marito si rivela un giudice autoritario, e nuove tragedie sono in agguato. Scoppia la guerra, il marito parte per il fronte, a Maria non resta che occuparsi della casa. Tiene a portata di mano il fucile da caccia, e prima o poi lo userà.
In un arco di tempo che spazia dalla prima guerra mondiale ai giorni nostri, il romanzo analizza il rapporto fra due sorelle, un rapporto perennemente sospeso tra odio e amore, tenerezza e violenza. Remissiva e strenua custode delle tradizioni familiari la maggiore, irrequieta e spregiudicata la minore, le due protagoniste si confrontano in una disperata ricerca di amore e di comprensione, mai soddisfatta da un mondo (quello della piccola nobiltà trentina, sospesa tra Italia e Austria) che sta subendo una troppo rapida trasformazione. Dalle due parti del romanzo si fronteggiano le due confessioni, due verità sulla stessa storia, entrambe giustificate e plausibili. Il romanzo ha vinto il Premio Campiello nel 1991.