Dagli studi filosofici applicati all'educazione del Delfino di Francia nasce il Trattato sulla conoscenza di Dio e di se stessi (postumo, 1741). In questo libro la scoperta dell'uomo diventa per Bossuet la principale via d'accesso a Dio. Infatti, solo attraverso lo studio di sé, l'uomo può riconoscere l'estrema sua differenza rispetto agli animali, mostrandosi come specchio visibile e imperfetto della divinità. La definizione delle diverse funzioni dell'anima e del corpo costituisce uno dei punti più controversi di questo Trattato, che sembra catapultarci in un universo eminentemente cartesiano. In ogni caso, qui Bossuet si rivela un pensatore attento alla poliedrica conformazione dell'indole umana; un pensatore per nulla rispondente al tradizionale stereotipo che ci ha riduttivamente presentato un vescovo ingabbiato nelle strettoie di un cattolicesimo ormai superato.
Il nome di Bossuet viene abitualmente associato al suo immenso sapere, dal quale scaturirono i numerosi testi storici e filosofici che illuminarono la vita cultuale del XVII secolo. Autore di circa 230 fra sermoni e orazioni funebri., la sua fama di oratore eloquente e raffinato gli meritò la nomina, nel 1671, a membro dell' Académie Francaise, ponendolo ai vertici del milieu culturale del "Secolo d'oro" che vide la Francia orbitare intorno al Re Sole.
Il presente volume offre al lettore un Bossuet quasi inedito, ispirato da una fede profonda che lo rende tuttora un efficace direttore spirituale. I testi qui proposti sono gemme di devozione e di misticismo; contengono istruzioni e consigli pratici che, nella loro semplicità, possono tuttora considerarsi un efficace supporto per chi vuole impegnarsi nella sequela di Cristo.
"Nella solitudine del deserto, a una donna incinta, cacciata dalla padrona, senza più tenda né storia, appare il primo angelo, quando la parabola di Israele deve ancora cominciare, poiché di Ismaele Agar è incinta". Da quella prima volta, immortalata nell'Antico Testamento, l'Angelo Custode sarà sempre presente, accanto a noi, per sostenerci e rincuorarci nei momenti più difficili, accompagnandoci nel nostro travagliato viaggio terreno. Premuroso "amico vero", l'Angelo Custode raggiunge l'apice della sua fama nel Seicento, secolo che gli dedicò anche una festa solenne (2 ottobre), occasione nella quale, nel 1659, il Discorso venne pronunciato. A questa figura divina eppure umana, perché sempre vicina alle umane sorti, è dedicato il sermone.