Questi due volumi raccolgono le omelie e gli interventi del vescovo Franco Giulio Brambilla, tenuti durante il ministero episcopale a Novara. Quasi tutti i testi sono trascritti dall'orale e ne conservano il tono che restituisce l'immediata freschezza della parola predicata. Il filo rosso che ha guidato la predicazione e gli interventi teologico-pastorali è stata l'attenzione alla dimensione narrativa della Sacra Scrittura. La storia di Dio con il suo popolo si snoda in un racconto che custodisce il rapporto di Israele con il Dio dei Padri. Anche i Vangeli narrano la vicenda di coloro che hanno incontrato Gesù come la presenza decisiva della loro vita e lo hanno seguito. Per questo la narrazione evangelica è insieme racconto kerygmatico e catechesi ecclesiale. Il primo annuncia la presenza del Regno nella pienezza del tempo, il secondo ne fa risuonare l'appello nella vita dei discepoli. Il racconto ha infatti una funzione strategica nella formazione del Vangelo e della Sacra Scrittura in generale. Il Vangelo è un congegno scritto per cercare "dov'è" e "chi è" Gesù. Il "dov'è" fa riferimento alla sua storia singolare, il "chi è" confessa la sua identità personale. Il primo rinvia alla storia, il secondo alla fede. Il racconto è il ponte che fa varcare l'"orribile fossato" (G.E. Lessing) tra storia e fede, perché àncora l'universalità della fede alla singolarità della storia. Per questo la predicazione omiletica e le diverse forme del ministero della Parola (lectio, meditazione, didascalia, intervento teologico, riflessione pastorale) raccontano l'affascinante cammino da percorrere per incontrare Gesù e per diventare suoi discepoli.
«Viviamo in un mondo di segni, ma la realtà che essi significano l'abbiamo perduta»: nel 1927 Romano Guardini scriveva un libricino su I santi segni, vergando pagine di grande profondità. Franco Giulio Brambilla riprende e rivisita il tema da par suo, con gusto e linguaggio attuale, e ordina i "santi segni" raggruppandoli secondo la loro tonalità principale. La mappa si apre con il segno della croce e si chiude con la benedizione. Questi fanno da cornice a tre gruppi di segni connotati dal loro tratto prevalente: segni corporei (stare in piedi, inginocchiarsi, battersi il petto, alzare e imporre le mani), segni creaturali (acqua, luce/fuoco, olio, pane e vino) e segni rituali (cero, cenere, incenso, vesti, campane). Ne risulta un percorso sorprendente, che rinnova sapientemente i simboli nutrendone il senso alla fresca corrente della sacra Scrittura e della tradizione liturgica della chiesa.