Lo spazio e il tempo sono oggi scossi dalla scienza e dalla tecnologia e l'incontro fra i popoli e le loro tradizioni si fa sempre più problematico creando scontri di civiltà e problemi di convivenza. Si è tanto sofferto per i fanatismi politici, religiosi e culturali, che siamo legittimamente assetati di una comprensione universale. Un tipico esempio di questa mentalità è la sindrome del villaggio globale. Per nobile che sia l'intenzione, rimane pur sempre il risultato della mentalità colonialista. Eppure c'è sete di vera comprensione: «Non possiamo vivere in un mondo a compartimenti. L'altro diviene un problema proprio perché invade la mia vita ed è irriducibile al mio modo di vedere. Se un estremo è pensare che noi siamo nel giusto e gli altri in errore, l'altro estremo è ritenere che siamo tutti adatti per un tipo di villaggio globale». Fra questi due estremi, emergono sempre più le parole pluralismo e interculturalità a rappresentare un terzo atteggiamento, fondamento di una comprensione universale. Interculturalità non significa relativismo culturale (una cultura vale l'altra), né frammentazione della natura umana. Il rispetto della dignità umana esige il rispetto culturale, inscindibile da una mutua conoscenza - senza la quale cadremmo nella tentazione di imporre la nostra cultura a modello della convivenza umana. La proliferazione degli studi sulla pace e delle associazioni per promuoverla apre alla speranza la nostra epoca e il dialogo tra culture, civiltà e religioni è un segno positivo del nostro tempo. Attraverso questo libro, l'autore insiste sulla necessità di superare le dicotomie imposte dal genio classificatore dell'Occidente per chiarire ogni tipo di problematica. Superare non significa annullare le differenze, ma trascendere il pensiero analitico, non con una mera sintesi, ma con un pensiero olistico, che tenga conto dell'indispensabile pluralità delle culture.
Prendendo spunto dalle prestigiose Gifford Lectures, tenute nel 1989 con il titolo "La dimora del Divino nel mondo contemporaneo. La Trinità indivisa", "Il ritmo dell'Essere", alla cui stesura Panikkar si è dedicato per vent'anni, è considerata la sua opera più importante nel campo filosofico. Il tema di base è la struttura triadica o trinitaria della realtà, che comprende il Divino. l'Umano e il Cosmico. Questa prospettiva cosmoteandrica rappresenta un punto di unione fra cristianesimo, induismo e buddhismo. Nel descrivere la sua opera, Panikkar afferma: "Non sto cercando di dire qualcosa di nuovo. Non voglio contribuire alla alienazione prodotta dalla ricerca ossessiva di novità. La mia originalità, ammesso che esista, sarà quella di andare alle origini - non per fare archeologia o formulare interpretazioni anacronistiche [...], ma per propormi come cacciatore-raccoglitore dei nostri giorni, piluccando frammenti di vita dallo stupendo campo dell'esperienza umana sulla Terra". Alla fine, tuttavia, egli ammise i limiti nel raggiungere una tale grandiosa sintesi. Il capitolo nono, che riguardava la consumazione escatologica finale di tutta la realtà, fu omesso dall'autore e sostituito da un breve epilogo commovente in cui egli scrive: "Ho dovuto ammettere che le questioni ultime non possono avere risposte ultime, ma, se non altro, possiamo essere consapevoli del problema che abbiamo presentato. Ho raggiunto i limiti della mia comprensione, e qui mi devo fermare.
"Che cos'è il cristianesimo. Cristianesimo è un termine semplice, con un significato ben definito. Tale significato è appunto il "concetto" di cristianesimo: molti si fermano qui, e confondono il "cristianesimo" con il "concetto" di cristianesimo. Per quanto possano avere un concetto giusto, corretto e, almeno in certa misura, anche vero del cristianesimo, quest'ultimo resta tuttavia per loro sempre e soltanto un concetto, un'idea - o, se si vuole, anche un ideale -, un'essenza. Non arrivano comunque mai a penetrare il concetto fino a raggiungere il cuore stesso della cosa, della res significata (come fa notare san Tommaso d'Aquino). Così sfugge loro quella realtà vitale e misteriosa - una realtà che è sempre trascendente e che, di conseguenza, è mistero - che sta alla base del concetto stesso. Per costoro il cristianesimo è una dottrina, un Credo, concepito appunto come una serie di formulazioni cui di solito danno il nome di dogmi, e che interpretano come affermazioni di tipo intellettuale, relative ad aspetti determinati. Non intendiamo certo affermare che il cristianesimo non "abbia" una sua dottrina, vogliamo solo sottolineare il fatto che esso "è" molto più di tutto questo, molto più di un concetto, di un'essenza o di una serie di formule o di dogmi." (Dall'introduzione dell'autore). Il corposo volume III dell'Opera Omnia, Cristianesimo, tema centrale della ricca produzione di Raimon Panikkar, consta di due tomi. Questo primo tomo riguarda per lo più la tradizione cristiana...