I saggi che fanno parte del presente volume sono dedicati alla filosofia di base del Codice dei beni Culturali. Dopo aver analizzato il significato di bene culturale e quello di patrimonio comune, concetti stravolti dal codice stesso anche con l'introduzione del concetto di privatizzazione, il volume esamina i problemi teorici e giuridici sollevati dal codice per i musei e per il patrimonio in genere, per l'architettura contemporanea, e per i beni ambientali e in particolare per la tutela e la conservazione del paesaggio. Il volume è chiuso da una appendice normativa che comprende il testo del Codice e il Regolamento.
L’ARTE UNIVERSALE
In due volumi, una ricca introduzione alle tradizioni artistiche dell'umanità
Venticinque grandi autori tracciano il filo rosso dell’arte occidentale dall’arte greca sino all’epoca contemporanea quando, anche a causa della diffusione del mercato dell’arte, il linguaggio artistico occidentale diventa globale. L’opera si affianca al volume I mondi dell’Arte, dedicato alle tradizioni artistiche non occidentali, e con essa forma uno straordinario dittico enciclopedico sull’arte di tutti i tempi.
Nel 1938 Salvatore Fancello, giovane artista sardo formatosi alla scuola monzese dell'ISIA, realizza il "Disegno ininterrotto", opera in cui gli elementi portanti della sua poetica trovano un primo, felicissimo momento di sintesi: lo sguardo alla natura colta nella sua dimensione aurorale, la capacità di attingere alla tradizione della sua terra d'origine innervandola di istanze nuove, la propensione ad intessere temi narrativi complessi, ad un tempo immersi in una dimensione mitica ed intrecciati al contesto sociale. Cinquant'anni più tardi, Costantino Nivola vicino al compimento della sua parabola di artista e di uomo, riprenderà l'opera di Fancello nell'ambito dell'installazione affidatagli al Palazzo del Consiglio Regionale Sardo.
I Cisterciensi hanno avuto un ruolo chiave nella riforma del monachesimo europeo e nella storia della cultura occidentale. L'evoluzione artistica dal Romanico al Gotico in Europa non sarebbe stata possibile senza comprendere la "rivoluzione cisterciense" del XII secolo, il cui protagonista fu san Bernardo di Chiaravalle: dalla sobrietà estetica promossa da san Bernardo, critica rispetto ai suoi stessi eccessi di decorazione e ricchezza, è nata un'architettura elegante e dallo stile incomparabile. Sotto la direzione di Terryl N. Kinder e Roberto Cassanelli, il mondo cisterciense è scandagliato sia sul piano dell'apporto teologico, intellettuale e spirituale (una ripresa del monachesimo secondo le sue più profonde radici), sia su quello della cultura materiale: l'oreficeria, la miniatura, la musica, ma anche gli aspetti legati alla vita monastica quotidiana, che hanno visto nei monaci degli straordinari innovatori, quali l'agricoltura, la siderurgia, il governo delle acque, le Grange (stupende costruzioni per il lavorò contadino). L'Ordine si è propagato non solo in Europa, ma anche in Cina, nelle Americhe, in Australia e in Africa, e recentemente in Norvegia si è insediato in un sito del XII secolo. Ha dovuto adattarsi alle condizioni dettate dal tempo, creando soluzioni inimmaginabili alle origini, pur rimanendo fedele alla sua Regola. La presente opera, contestualizza il fenomeno artistico dentro la storia del fenomeno cisterciense, dal XII secolo a oggi.
Un'opera sulla scultura di Michelangelo scritta e diretta dal suo maggior studioso, Christoph Luitpold Frommel, con una campagna fotografica attuata in occasione del restauro della tomba di Giulio II in S. Pietro in Vincoli, grazie alla quale le statue sono state riprese nel loro insieme e nei dettagli più impressionanti, retro compreso. È una storia appassionante, non priva di ossessione, quella che impegna per quarant'anni Michelangelo, nel tentativo di portare a termine l'incredibile gruppo di statue e l'architettura della tomba del suo grande amico e duro committente papa Giulio II (che morirà molto prima della conclusione dell'opera). Il volume svolge più funzioni decisive: testimonia l'evoluzione stilistica dello scultore, il complesso rapporto con i collaboratori della sua bottega e con i suoi fornitori; dà infine nuova luce alla formazione neoplatonica di Michelangelo, a oggi forse troppo poco considerata, che ha dato carne al "Mosè" e all'opera intera. Come scrive Frommel "le sue fasi creative sono interrotte da lunghe pause non meno creative, benché in buona parte causate da mancati pagamenti da parte dei committenti - anni d'incubazione nei quali comincia a modificare il suo linguaggio, per rigettarsi poi con nuovo sfrenato dinamismo nel lavoro. Questa vita, che cade in uno dei periodi più turbolenti e innovativi dei tempi moderni, si rispecchia nella tomba".
La cappella del Rosario presso il convento delle suore domenicane di Vence, nel Sud della Francia, è un'opera "totale" di un grande maestro del XX secolo: Henri Matisse. Così lui la definiva "la mia opera", e ad essa lavorò nell'ultimo decennio della sua vita. Nel 1941 Matisse, convalescente a Nizza, suo luogo di elezione per la luce mediterranea, è curato da una giovane infermiera che, a guarigione avvenuta, decide di farsi suora. Ma tra i due è scattata un'intesa spirituale. Lei stessa, ammalata, tornerà a riparsi in un convento domenicano a Vence dove si incontrerà nuovamente con Matisse. Il convento necessita di una cappella. L'ordine domenicano, nell'immediato dopoguerra, è all'avanguardia nel costruire chiese e nel commissionare vetrate e arredi liturgici affidandosi ai maggiori artisti contemporanei. Matisse ha carta bianca, fa tutto: un'architettura di luce semplice e razionale con vetrate che vestono di colore la cappella. L'ambiente è decorato con grandi pannelli di mattonelle in ceramica bianca disegnate con un largo tratto di pennello nero. Una stupenda Madonna con Bambino, una superba Via Crucis e un gran San Domenico. Tutto è luce, tutto è colore e spirito. Siamo di fronte a un capolavoro assoluto dell'arte contemporanea e dell'arte sacra ad un tempo. Per la prima volta una équipe fotografica ha avuto a disposizione la cappella per un giorno e una notte: gli scatti, le inquadrature e il montaggio sono assolutamente inediti.
Uno sguardo d’insieme ad un patrimonio monumentale e artistico mai indagato prima nella sua interezza
Uno sguardo d’insieme al patrimonio monumentale e artistico delle Camere di Commercio consente di attraversare due millenni di storia in cui periodi e stili artistici si avvicendano, si compenetrano e si richiamano a distanza di secoli. Dall’epoca romana sino alla contemporaneità, il catalogo dei manufatti architettonici delle Camere di Commercio (sedi camerali, borse merci, borse valori ecc.) non solo raccoglie episodi di primaria importanza sul piano artistico, ma consente di mettere a fuoco, in un’ottica di lungo periodo e molto spesso in modo assai prolifico, i nessi arte-territorio e cultura-economia che, in vario modo a seconda dei periodi e delle regioni, si sono dispiegati sotto l’egida e a volte la diretta propulsione delle diverse Camere. Lo stesso può dirsi dei beni mobili e delle raccolte d’arte, a volte legate direttamente alla storia del monumento altre più direttamente connesse a iniziative interne alla Camera o a un suo diretto ed esplicito ruolo di committente.
L’articolazione interna del volume riflette l’eterogeneità del patrimonio camerale: a una prima sezione, dedicata al fondamentale e complesso passaggio delle istituzioni camerali dall’organizzazione medievale in corporazioni a quella di moderne Camere di Commercio, segue la parte dedicata agli edifici fin dall’origine progettati prevedendone la destinazione camerale e separatamente, a quelli adattati nel corso dei secoli alle nuove funzioni.
La terza parte è dedicata a una ricognizione del patrimonio artistico camerale e alla individuazione delle linee guida generali che ne hanno determinato la formazione; la quarta e ultima parte censisce le sedi e le collezioni non più per campioni significativi, ma facendo riferimento a tutte le Camere di Commercio presenti sul territorio nazionale.
Il volume è accolto nella collana “Patrimonio artistico italiano”, l’ambito più opportuno per presentare un complesso di monumenti e opere d’arte mai indagati prima nella loro interezza, riconoscimento dovuto e allo stesso tempo auspicio di futuri contributi.
Venticinque autori, tutti autorità internazionali nel proprio ambito di competenza, tracciano il filo rosso dell'arte occidentale con saggi che si concatenano diacronicamente. Questo fa di un'opera enciclopedica un'opera storica. A differenza degli altri mondi, l'Occidente e in esso l'Europa sono leggibili storicamente, dall'arte greca sino all'arte contemporanea, pop o minimal che sia. A questo quadro partecipa anche il Mediterraneo islamico nel Medioevo e nell'epoca moderna. Col colonialismo l'Occidente si espande e la sua arte si riversa nelle Americhe. In epoca contemporanea il linguaggio artistico occidentale si fa, anche a causa della mondializzazione del mercato dell'arte, internazionale.
BENEDETTO
L’eredità artistica
Mentre è inconcepibile pensare alla storia della cultura e della religiosità europea senza il contributo dei benedettini, è meno ovvio riconoscere, nei 1.500 anni trascorsi da Benedetto, le numerose stagioni artistiche nelle quali il fattore culturale benedettino è stato fondamentale. Oggi non è più in uso la formula "arte benedettina", come se Benedetto fosse stato all’origine di un movimento artistico in senso proprio. È invece riconosciuto che nessun altro avvenimento ha influenzato le arti occidentali con tanta forza e in ondate successive come il fenomeno benedettino.
Il volume non tratta quindi di arte benedettina ma di diverse stagioni artistiche, passi fondamentali, nella storia dell’arte occidentale.
Con Benedetto, la scelta dello spazio monastico non racchiuso in se stesso diviene modello per il monachesimo occidentale.
Nel IX secolo, con Benedetto d’Aniane e il favore di Carlo Magno, il monachesimo europeo diviene benedettino; lo stesso accade per l’arte monastica già prima dell’anno Mille. La riforma di Cluny segna l’esplosione dell’arte romanica europea. Poco dopo, a cavallo tra il romanico e il gotico, la riforma di Bernardo fa nascere l’arte cistercense. In età barocca, i benedettini danno la loro impronta monastica e artistica alla riforma cattolica, particolarmente in Europa centrale e in Brasile.
Nel XIX secolo, alle arti sacre accade come all’esperienza monastica: sono respinte in una sorta di esilio nell’Europa liberale e borghese. Sul finire del secolo, tuttavia, la scuola artistica benedettina di Beuron getta ponti verso l’art nouveau e la modernità. Infine, l’età contemporanea vede nascere edifici che sono veri capolavori, legati alla committenza di monasteri e spesso per opera di architetti benedettini.
Sono stati coinvolti in questo libro 32 autori tra i massimi studiosi dell'arte a livello internazionale.
Primo volume di un grande dittico dedicato all'arte universale, questo libro introduce ai mondi artistici estranei al percorso storico dell'Occidente. Si tratta di contesti culturali e di forme espressive che necessitano di strumenti propri per essere accostati e compresi, gettando un ponte con la "nostra" propensione, squisitamente occidentale, a leggere l'avventura artistica di un popolo nell'avvicendarsi e nel reciproco superarsi di "stili" e di "forme". Gli autori coinvolti in questa opera non mirano a ricostruire una simile "Storia" degli orizzonti artistici su cui sono stati chiamati a scrivere, ma anzitutto a offrirne una chiave di lettura che consenta di aprire una porta varcando la soglia che ci separa da quei mondi. Si è trattato di costruire ponti con il passato paleolitico e neolitico, pur ancora presenti in varie parti del globo; ponti con tradizioni artistiche che hanno saputo mostrare una impressionante continuità al di là dei cambi di regimi, di imperi, di confessioni, come l'arte persiana o indiana; ponti con civiltà scomparse, come quelle precolombiane, i cui segni espressivi chiedono di essere interpretati quali poderosi messaggi e non più solo come documenti archeologici.
La fitta rete di ville patrizie sorte nel territorio di Milano fra i secoli XVI e XVIII, ancor oggi ben visibile anche se in contesti ambientali completamente mutati, costituisce la concreta testimonianza di un'intensa stagione culturale e artistica, con vertici qualitativi tali da essere accostati agli esempi più noti, in Veneto o nel mondo anglosassone. Una scelta di alcuni casi emblematici, illustrati da un ricco corredo fotografico e introdotti da tre saggi di carattere generale, offre uno sguardo unitario e sintetico su un patrimonio esteso capillarmente, con una fioritura che investe la dimensione ambientale, architettonica e artistica.