Lo scrittore personaggio rivive attraverso la sua infanzia e poi nella più adulta età tutte le suggestioni del linguaggio della montagna. Leggende, storie, esperienze, fantasmi individuali e collettivi di un mondo che si sta perdendo. L'incanto e la ferocia, la bellezza e il timore che soltanto la montagna può offrire agli uomini. Sullo sfondo, come indelebile insegnamento, la tragedia del Vajont.
"Scarno e asciutto, e insieme magico nell'essenzialità con cui narra storie fiabesche e insieme di brusca, elementare realtà. I suoi racconti hanno l'autorità della favola, in cui il meraviglioso si impone con assoluta semplicità, con l'evidenza del quotidiano. In essi c'è comunione con la natura, col fluire nascosto e incessante della vita, e un'infinita, intrepida solitudine. (...) Un mondo meraviglioso, inesauribile e generoso, ma anche dolente, si apre d'ogni parte, fa sentire la sua voce fraterna e minacciosa, lascia intravedere il suo volto inafferrabile e cangiante, talora l'insondabile sorriso della vita, talora la sua infinita desolazione. (...) la lingua viene scolpita come un tronco, la mano sapiente sbalza via l'inutile e il superfluo ed emergo-no i connotati, i volti, i corpi, le storie. (...) questi racconti sono la voce di uno schietto, intenso artista, e insegnano un giusto modo di vivere." (Dalla Prefazione di Claudio Magris)