Lasciate le terre del Tiziano, don Luigi Ciotti, arrivato bambino a Torino, non ha mai dimenticato la montagna, come dimostra questo libro-confessione. "Dio ha usato tutta la sua fantasia per creare le montagne. La montagna fa parte di me. Ha segnato e formato il mio essere più profondo." In questo testo, infatti, emerge la sua passione non solo di curioso esploratore delle vette, ma di attento osservatore delle Terre Alte, con i loro problemi politici, ambientali ed economici. don Ciotti si conferma "guida" che ha saputo e sa accompagnare le persone, e soprattutto i più deboli, sui sentieri della vita, per aiutarli a trovarne il senso più profondo e cercando di perseguire speranza e giustizia.
"Scarno e asciutto, e insieme magico nell'essenzialità con cui narra storie fiabesche e insieme di brusca, elementare realtà. I suoi racconti hanno l'autorità della favola, in cui il meraviglioso si impone con assoluta semplicità, con l'evidenza del quotidiano. In essi c'è comunione con la natura, col fluire nascosto e incessante della vita, e un'infinita, intrepida solitudine. (...) Un mondo meraviglioso, inesauribile e generoso, ma anche dolente, si apre d'ogni parte, fa sentire la sua voce fraterna e minacciosa, lascia intravedere il suo volto inafferrabile e cangiante, talora l'insondabile sorriso della vita, talora la sua infinita desolazione. (...) la lingua viene scolpita come un tronco, la mano sapiente sbalza via l'inutile e il superfluo ed emergo-no i connotati, i volti, i corpi, le storie. (...) questi racconti sono la voce di uno schietto, intenso artista, e insegnano un giusto modo di vivere." (Dalla Prefazione di Claudio Magris)