Invocare Dio col nome «Padre» non significa proiettare sul mistero assoluto la nostra esperienza della paternità. Si tratta piuttosto del nome con cui Dio si presenta a noi, dicendo di sé e stabilendo una relazione che inscrive nella storia una presenza che accompagna e sostiene. È questo funzionamento del nome divino ciò che emerge con forza dalla testimonianza biblica e culmina nella vicenda di Gesù, il Figlio amato che Dio Padre ha resuscitato per la potenza dello Spirito. Lo stesso Spirito che grida in noi «Abbà, Padre», attestando la nostra identità di figli. Ma il nome del Padre identifica anche una relazione che appartiene da sempre all'essere divino: Dio è Colui che genera il Figlio in un atto di comunicazione di sé totale ed eterno. La portata di questa rivelazione emerge dalla tradizione teologica della Chiesa e viene indagata in dialogo con le attuali istanze della cultura.
Accettando le sfide dell’attuale contesto filosofico-culturale, l’Autore illustra il contenuto della rivelazione e della tradizione teologico-dogmatica a proposito della concezione trinitaria di Dio. Introduce così il lettore a scoprire la via per la quale il Dio di Gesù Cristo diventa “pensabile”, senza limitarsi alla mera ripetizione della visione biblica e del dato tradizionale, ma ripensandoli con intelligenza e sensibilità aderente all’oggi.
Tra le sfide che l’attuale orizzonte culturale pone al cristianesimo vi è quella della possibilità di pensare Dio. La sfida proviene da due versanti: il dialogo con le altre tradizioni religiose, per cui sembrerebbe che si possa mantenere la realtà di Dio al di là delle categorie storico-culturali, e la ‘dissoluzione’ di Dio nel divino. La riflessione teologica cristiana è provocata, dal canto suo, a riproporre in forma plausibile l’identità trinitaria dello stesso Dio. Lo sforzo compiuto dal pensiero cristiano lungo i secoli, che non ha mai rifiutato il confronto con le istanze del pensiero coevo, diventa stimolo a mantenere fiducia nella capacità della fede non solo di affermare, bensì pure di illustrare l’originalità della figura cristiana di Dio, quale si è mostrata in Gesù Cristo e nello Spirito.
Questo Manuale di dottrina trinitaria, accettata la sfida, non semplicemente illustra con dovizia di dati il contenuto della rivelazione e il portato della tradizione teologico-dogmatica, ma soprattutto conduce alla radice della questione: facendo tesoro della riflessione classica sulla analogia e della ripresa di questa nel pensiero contemporaneo, introduce il lettore a scoprire la via per la quale Dio diventa pensabile. E non si tratta di un divino genericamente inteso, bensì del Dio della rivelazione.
Il confronto serrato con i modelli di pensiero del passato e con le ipotesi recentemente proposte inizia a un metodo di indagine. È questo l’apporto singolare dell’opera. Ci si trova tra le mani, infatti, un’autentica manuductio: il lettore, lasciandosi da essa guidare, è condotto alla conoscenza della Tradizione e al ripensamento della stessa. Non pura ripetizione, quindi, neppure della visione biblica; piuttosto una pregevolissima illustrazione pensata della dottrina trinitaria. Per questo, se il volume richiede una certa fatica, essa è ampiamente ripagata: al termine ci si accorge di come la fede cristiana, lungi dal mortificare la ricerca su Dio, la metta in movimento e vinca la sfida del pensiero che si limita all’ovvio. Anche così la riflessione teologica contribuisce a far conoscere la novità del Dio di Gesù.