“La favola del nonno, la favola della nonna, la favola dei cavalli da corsa, la favola della maestra severa, la favola delle sfilate in uniforme da Balilla, la favola del tuffo nello Stagnone, la favola delle sere a Capo Boeo o Lilibeo, la favola di mio padre e Nuzzo in bicicletta con la lettera d’amore e dell’abbuffata di ricotta, la favola di Nuzza partita sposa per l’America a Detroit. E poi c’era la mia favola preferita, e cioè la favola dei due soldati dell’Afrikakorps.”
Sicilia, o cara è il viaggio di Giuseppe Culicchia bambino, un viaggio preceduto dai racconti del padre e soprattutto dall’immaginazione che quei racconti hanno acceso. Ed ecco allora l’arrivo alla stazione di Torino, il treno che taglia di netto l’Italia, la nebbia che dirada, i paesaggi al di là del finestrino, le prime avvisaglie di odori e colori.
Quando il piccolo Giuseppe arriva in Sicilia, le fiabe prendono vita, i racconti diventano volti, città, parole. Palermo, Trapani e finalmente Marsala, dove i parenti lo accolgono con una frase che diventa formula di rito – “Ma tu Peppe sei! Peppe come tuo nonno Giuseppe Culicchia! Pippinu! Pippinu Piruzzu!”. L’orizzonte si allarga sul mare e Torino sembra appartenere a un’altra vita.
Giuseppe Culicchia mette in gioco la propria memoria e si affida allo sguardo di un bambino – innocente, curioso, pieno di meraviglia – per raccontare un viaggio che non ha ancora terminato.
Estate 2006. L'Italia sta vincendo il Campionato del Mondo di calcio. Luca e Benedetta sono in viaggio di nozze in Sicilia, dalle parti di Marsala. E lei, trentenne milanese in carriera, vuole un figlio a tutti i costi. Sulle spiagge assolate che guardano le Egadi, però, Luca incontra la tedesca Katja: il suo primo amore adolescenziale, in vacanza con la figlia Andrea, diciassettenne tutta piercing e windsurf. E con loro il vecchio generale Rallo, superiore del padre di Luca, morto da tempo in circostanze misteriose. Nella calda estate siciliana, il presente incalza attraverso le pretese di Benedetta e i titoli dei giornali. Ma Luca è costretto a fare anche i conti con il passato, senza contare che c'è pure da progettare il futuro, quel figlio che si ostina a restare solo un desiderio. Un ritratto esilarante e impietoso dell'Italia di questi anni, spassoso e feroce, provocatorio e toccante.
La passione calcistica è una di quelle pericolose ossessioni in grado di annientare l'equilibrio mentale e spirituale del più posato e sano degli individui. Ma che succede se la squadra per cui si tifa, per cui si soffre e si gioisce, per cui si urla e ci si dimena, è il Toro? Che succede se quella squadra deve confrontarsi con la sovrannaturale fortuna che da tempo immemorabile accompagna le sorti della sua rivale, la più odiata, la più amata dagli italiani, la famigerata altra squadra? Tra derby, cori e sfottò, memorabili partite di Coppa, finali e semifinali, gol, pali, traverse, truffe, dolori e felicità, un inno alla gioia di essere granata.
"Oltre a essere la mia città, Torino è anche la mia casa. E come ogni casa contiene un ingresso, la stazione di Porta Nuova, una cucina, il mercato di Porta Palazzo, un bagno, il Po, e poi naturalmente il salotto di Piazza San Carlo, e quel terrazzo che è il Parco del Valentino, e il ripostiglio del Balon, e una quantità di altre cose e di altre storie. Aprire questo libro è un po' come entrare in casa nostra. Mia. Vostra."
Che fare una volta arrivati a vent'anni, con davanti a sé il servizio militare, l'incubo di "Telemike" e un'improbabile carriera alla Fiat? Meglio, tanto per cominciare, dichiararsi obiettori di coscienza. Così ecco il nostro eroe, il giovane Walter, impigliato tra raccomandate con ricevute di ritorno, assessorati plurisessuati, insegnanti in menopausa e piccoli zingari da trattare con i guanti (di plastica). E poi un'esilarante galleria di Daihatsu Feroza, house parties, androgine ninfomani...
E se un giorno uno di noi scegliesse la libertà assoluta, abbandonando tutto e tutti? Se uno di noi, improvvisamente, rifiutasse le sicurezze e le frustazioni, gli affetti e le incomprensioni, il lavoro e il divertimento forzato? Il protagonista di "Bla bla bla" decide di perdersi nel flusso della metropoli, nel caos ruvido della realtà. Intraprende un viaggio alla scoperta del lato oscuro del mondo dove viviamo, verso il buio dove sprofondano le illusioni. Come un urlo, come un lungo mormorio solitario, come un fiotto di sangue, la sua voce racconta la propria silenziosa e allucinata ribellione.
Il giovane Walter, eroicamente sopravvissuto al girotondo di "Tutti giù per terra", prosegue sulle note sgangherate di questo "Paso doble" il suo corso di sopravvivenza esistenziale in un'Italia che affonda tra gli applausi. Sono avventure sul luogo di lavoro (un'edicola con videoteca), con i colleghi aspiranti top model e i direttori del personale, con le ragazze (soprattutto Tatiana, vegetariana segretaria del Goethe Institut e fanatica del "Porfirio Topazio Show"), in un frenetico viaggio verso il nord...