L'educazione non può finire perché senza educazione non avremmo futuro. Ridiscuterne il senso è l'obiettivo di questo libro, che ne indaga le finalità, le radici filosofiche, pedagogiche ed etiche, alle quali va al più presto riconsegnata. L'educazione è più dell'istruzione, è una dimensione ineliminabile, invisibile e concreta, della vita di tutti. Per questo è indispensabile tornare a discutere delle mete irrinunciabili cui un'educazione interrogata in profondità è chiamata a ispirarsi. Duccio Demetrio insegna filosofia dell'educazione all'Università di Milano Bicocca. Nella collana Minima ha pubblicato, tra gli altri, "Filosofia del camminare" (2005) e "La vita schiva" (2007).
Per chiunque abbia compiti professionali di cura, il volume rappresenta un contributo volto a mostrare quanto lo scrivere di sé aiuti le persone a superare le difficoltà senza smarrire se stesse. Promuovendo il pensiero e la creatività individuali, la scrittura autobiografica si sta sempre più rivelando una pratica di cura efficace per attenuare la sofferenza di persone affette da patologie psichiatriche. Il testo è però dedicato soprattutto a chi, non affetto da patologie conclamate, attraversi momenti difficili della propria vita: lutti, malattie, passaggi d'età, stati depressivi temporanei.
La timidezza oggi non è di moda. L'essere timidi è ritenuto spesso uno svantaggio, persino una malattia, una paura di vivere, un sottrarsi alle competizioni. L'aggressività, il farsi largo non le appartengono, non contraddistinguono l'uomo e la donna sempre un po' in disparte, il cui ritrarsi è indizio di pacatezza e riserbo. Questo libro controcorrente non vuole dare consigli per superare un tratto così intensamente umano. Sta invece dalla parte di chi ancora arrossisce, e considera la timidezza una sensibilità da valorizzare, un intreccio di virtù - saper tacere, essere discreti - che si traducono in un modo più luminoso di stare al mondo.
La filosofia è nata in cammino. Si è perfezionata con Socrate nelle strade di Atene, nelle dispute sotto i portici dell'Accademia di Platone, nei giardini di Epicuro, nelle agorà di Alessandria e, in seguito, nella quiete dei chiostri monacali. Questo libro non si limita a rintracciare i momenti più suggestivi di tale storia. Suggerisce piuttosto al lettore di riscoprire il piacere del camminare meditabondo, senza preoccupazione per un itinerario prestabilito, per ripensare alla propria esistenza e guardare con occhi diversi le cose e il mondo.
È possibile interrogare la propria mente, porsi domande che "curano" anche più delle risposte, senza per questo essere pazienti, autorizzandosi a fare da soli. L'autoanalisi non serve soltanto a domare la nostra inquietudine, si configura anche come un percorso di etica laica per fare luce sui grandi temi indicibili dell'esperienza umana: l'amore, il dolore, la noia, la speranza... L'autore si propone di iniziarci alle arti del monologo interiore, della scrittura diaristica, dell'autoriflessione costante, di imparare dall'esistenza, senza maestri se non noi stessi, quel che essa ha da insegnarci, vivendo con maggior coraggio la condizione umana, considerandola come un testo sempre enigmatico e da decifrare.
Arriva un momento nell'età adulta in cui si avverte il desiderio di raccontare la propria storia di vita. Per fare un po' d'ordine dentro di sé e capire il presente; per ritrovare emozioni perdute e sapere come si è diventati, chi dobbiamo ringraziare o dimenticare. Quando questo bisogno ci sorprende, l'autobiagrafia di quel che abbiamo fatto, amato, sofferto, inizia a prendere forma. Diventa scrittura di sé e alimenta l'esaltante passione di voler lasciare traccia di noi a chi verrà dopo o ci sarà accanto. Sperimentiamo così il "pensiero autobiografico", che richiede lavoro, coraggio, metodo, ma procura, al contempo, non poco benessere.