Che significato ha l’esperienza estetica nella nostra vita di cittadini di un mondo globalizzato e ipertecnologico? In che misura le preferenze estetiche sono dettate soltanto da emozioni e sentimenti? Quale immagine della mente umana ci restituisce un’analisi filosofica dei fatti estetici? A tali domande questo libro risponde in maniera chiara e originale. Misurandosi con il dibattito filosofico contemporaneo ma anche con la ricerca nell’ambito delle neuroscienze e della psicobiologia, l’autore definisce l’esperienza estetica come sintesi tra gli aspetti emotivi e quelli cognitivi della percezione.
“La vera immagine del passato guizza via. È solo come immagine che balena, per non più comparire, proprio nel momento della sua conoscibilità che il passato è da trattenere. Se essa è autentica, lo deve alla sua fugacità. In essa sta la sua unica chance. Proprio perché questa verità è caduca e basta un alito di vento a spazzarla via, molto dipende da essa."
Una mappa concettuale, chiara e originale dell'estetica come disciplina filosofica di frontiera. La prima parte è dedicata all'esperienza del bello attraverso un'analisi delle tematiche della percezione e del dell'emozione giudizio estetico. La seconda parte affronta il problema dell'arte e risponde a sfide teoriche sollecitate dall'oggi. Nell'epoca della svolta multimediale e della diffusione delle tecnologie digitali è ancora possibile parlare di unità dell'arte? Come riconosciamo un'opera d'arte? In che rapporto sta la fruizione delle opere artistica con la nostra più generale esperienza? Quale relazione è ancora pensabile tra finzione artistica e realtà?
Un'acuta rilettura dell'estetica di Kant, che vede nella "Critica della facoltà di giudizio" la più attuale tra le sue opere. Tale attualità riguarda il modo con cui Kant affronta l'"immenso abisso" che divide l'ambito teoretico-conoscitivo della filosofia da quello etico-pratico. Come superare l'impasse? Come non rimanere paralizzati dalla fascinosa potenza di tale immagine? Come non rassegnarsi ad una scissione tra l'agire e il conoscere, tra l'essere cittadini del mondo e investigatori del cosmo? La mossa kantiana sta, per l'autore, nel convertire l'immagine dell'abisso nel problema di attraversare comunque il confine che separa i due ambiti. Alla libertà e alla contingenza del giudicare riflettente spetta l'attraversamento del confine.