In questo libretto vengono riportati due discorsi tenuti nel 1959 dall'allora cardinale Giovanni Battista Montini, Arcivescovo di Milano, divenuto papa col nome di Paolo VI. Sono due discorsi che ricordano il centenario della battaglia di Magenta e il centenario della liberazione di Milano dagli austriaci.
«All'origine delle cure palliative, che si sono sviluppate in Italia a partire dagli anni '80 del secolo scorso [...], sta la consapevolezza della necessità di una vera rivoluzione culturale in ambito sanitario. Il consistente prolungamento dell'età media di vita, con un forte incremento della popolazione anziana [...], ha notevolmente accresciuto il numero di malati terminali, spingendo all'assunzione di opposti (e scorretti) comportamenti, quello dell'accanimento terapeutico o quello dell'abbandono. Il superamento di questo grave e pericoloso dilemma va rintracciato nell'adesione a una tipologia di cura che non si propone di guarire sottoponendo il paziente a interventi invasivi e del tutto inutili [...] ma si rapporta in misura proporzionata alla sua situazione, prestando attenzione alla peculiarità e alla globalità del suo vissuto personale e ricuperando a tutti i livelli la dimensione relazionale, nonché sostenendo sul piano psicologico, morale e spirituale la sua persona. È evidente - e Mirabella lo mette bene in luce - che tutto ciò suppone [...] un concetto di salute non riducibile alla semplice terapia fisica e la restituzione di significato alla sofferenza e alla morte, facendole uscire dallo stato di rimozione ed evitando di assumere nei loro confronti comportamenti ispirati o a una accettazione passiva o alla presunzione di poterle radicalmente sconfiggere» (dalla Prefazione di Giannino Piana).
La teologia degli stati di vita non è un tema periferico della scienza teologica. Essa è fondamentale per comprendere l'essenza della Chiesa, le sue strutture dinamiche e il suo sviluppo futuro. Molte delle questioni che agitano l'ecclesiologia, la sacramentaria e la teologia spirituale contemporanee hanno un collegamento diretto con il tema degli stati di vita. Se vita laicale, vita consacrata e vita sacerdotale - prese singolarmente - sono state oggetto di una lunga tradizione di studi, nel panorama editoriale mancava ancora una riflessione che approfondisse la logica teologica che le distingue, ordina e gerarchizza. Da questo punto di vista, il presente libro cerca di compensare una dimensione poco esplorata e lacunosa della teologia contemporanea.
Le neuroscienze hanno reso possibile la realizzazione dell’antico sogno di visualizzare in vivo l’attività cerebrale. Allo stesso tempo, i risultati delle recenti tecniche di neuroimaging e alcune interpretazioni rappresentano una vera e propria sfida all’etica. Esiste ancora un soggetto morale, padrone dei suoi atti e responsabile del proprio agire liberamente e consapevolmente scelto? Chi decide, il nostro cervello, la pressione selettiva, oppure esiste ancora spazio per la coscienza? Il testo individua, nel panorama di studi neuroscientifici, un ambito con il quale la teologia morale possa entrare in un dialogo proficuo, e quali prospettive si aprono per un arricchimento reciproco.
«Il libro vuole rappresentare un contributo per un dialogo, tra teologia morale e neuroscienze, che possa diventare strutturale e che non si limiti all’urgenza o al fascino del momento. Alla presente ricerca va dato il merito di aver accolto la sfida; senza la pretesa di aver trovato una risposta ai vari quesiti, rappresenta di sicuro una tappa in un percorso più ampio e complesso, dove ci auguriamo molti altri potranno offrire la propria passione e competenza» (dalla Presentazione di Vincenzo Viva).
Paolo Spaviero (Terracina 1979), sacerdote della Diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, ha studiato Teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana di Roma. Parroco, collabora nella Pastorale familiare ed è consulente etico del Consultorio Diocesano. Insegna Teologia morale fondamentale e speciale presso l’Istituto Teologico di Anagni e la Scuola diocesana di Teologia “Paolo VI”.
A fronte di una libertà che appare sempre più protesa a ripiegarsi su di sé, l'amore di coppia, rivisitato da papa Francesco nell'Esortazione Amoris Laetitia, afferma invece il primato di una libertà che ritrova se stessa nella relazione. In questo contesto anche il conflitto si rivela una risorsa fondamentale per conoscersi, farsi conoscere e crescere nell'unità secondo il progetto originario per cui i due «saranno una carne sola». Una vera e propria anticipazione del futuro stesso dell'umanità destinata alla comunione in Cristo.
«È dunque proprio quell'amore appassionato e magnanimo degli intervistati ad avermi riportato al vero senso del vivere in un tempo di barbarie, in cui non si contano più le vittime della violenza e dell'odio, dell'egoismo, della sopraffazione e dell'esclusione. Soprattutto - come direbbe Francesco papa - le vittime della globalizzazione dell'indifferenza». (dall'Introduzione dell'autore). Nel volume conversazioni, tra gli altri, con Stefano Bello, Luigi Ciotti, Fortunato Di Noto, Paola Palmieri, Alex Zanottelli.
Informazioni sull'autore
Paolo Iannaccone, nato a Trieste nel 1966 e parroco dal 1995, è attualmente parroco di Aquilinia, piccola frazione del Comune di Muggia al confine con la Slovenia.
Giornalista pubblicista, dopo aver collaborato per tredici anni al settimanale cattolico «Vita nuova», dal 2012 conduce la trasmissione radiofonica della Diocesi di Trieste «Incontri dello spirito».
Gli scritti di Teresio Olivelli rivelano la figura di un giovane che è stato coraggioso protagonista del suo tempo, icastico modello di una Chiesa in uscita, che non ha paura di inoltrarsi nel mare aperto della storia, affrontando anche la veemenza delle tempeste e la contraddittorietà di onde anomale e malvage. La sua testimonianza è stimolo per i laici, specialmente per i giovani, ad essere parte attiva di una Chiesa ospedale da campo, aperta a tutti soprattutto alle persone fragili e ferie.
“L’obiettivo di questo lavoro richiede un’accurata analisi di un ampio spettro di fonti primarie, spesso ignorate dagli studiosi neo testamentari. Il risultato è una descrizione molto ben informata della vita sociale e culturale di Tessalonica antica, che aiuta a illuminare il significato di molti intricati dettagli che sono parte del racconto lucano della missione di Paolo nelle città”. (Dalla presentazione di D. P. Béchard).
“Il lavoro di Paolo Costa attesta la bontà dei risultati che si possono ottenere in una ricerca impegnativa e delicata sugli Atti, ove si allarghi l’orizzonte all’esperienza giuridica romana, non come orpello e dotta citazione, ma con indagine correlata che può svolgere chi, come l’autore, ha notevole capacità di cogliere l’essenza dei problemi, sorretta da sensibilità nell’uso delle fonti e da acutezza interpretativa nelle questioni testuali”. (Dalla Postfazione di M. Bianchini).
È ridicolo se non aberrante pensare a Dio come a Qualcuno che abbia nella Sua agenda l'obiettivo di "vincere". La Sua onnipotenza si ferma di fronte alla nostra libertà, chiamata semmai ad essere "convinta" o meglio "avvinta" in una genuina esperienza religiosa. L'interiorità di quest'ultima è palesemente secondaria o del tutto assente in quasi tutto ciò che si pretende di dire o di fare in Suo nome. Il fine non può che essere l'uomo, vale a dire un'umanità fatta di volti e di storie uniche e irripetibili al servizio della quale ogni occasione dovrebbe apparirci come una suprema grazia dataci non tanto per dimostrare che stiamo dalla parte giusta, ma da quale parte ci situiamo nell'eterno e irrisolvibile confronto fra bene e male, luce e tenebre, vita e morte.
Con appassionanti riflessioni, Paolo Grieco si è interrogato sulla sua ricerca di Dio, un Dio a volte vicino ma spesso irraggiungibile. Analizzando la sua vita, si è posto domande sul dolore provato e osservato nel mondo, con l'aiuto di Carlo Bo, Piero Gheddo, Gianfranco Ravasi, Ferdinando Castelli, Ermanno Olmi e Mario Luzi, dei libri e della musica. Un testo che rende partecipi tutti - anche i non credenti - nella ricerca di Dio in un percorso faticoso, avvolto sovente dalla nebbia, ma con improvvisi squarci di luce e di speranza.
Un viaggio nel mondo complesso e affascinante della vita umana per farne emergere la bellezza e la cogente chiamata etica che la permea e la caratterizza. Solo partendo da una concezione adeguata della vita – che includa tanto le visioni quanto le provocazioni: pensiamo alla biologia sintetica – potremo fondare una morale della vita fisica e una bioetica in grado di chiarire l’altezza della chiamata dei fedeli in Cristo (cf. Optatam totius 16). Da qui il titolo Ti esti? (Che cosa è?), la domanda che Socrate pone agli interlocutori rompendo il flusso del discorso retorico per risalire all’universalità delle premesse. Aristotele dirà che Socrate, attraverso il che cosa è, ha introdotto il ragionamento per induzione e la definizione dell’universale. Stabilite le premesse con il che cosa è si passa, attraverso la dialettica, alla costruzione del ragionamento vero e proprio. Allora il ti esti sulla vita è il punto di partenza ineludibile per qualsiasi confronto sui molti temi che oggi affollano i trattati di bioetica e di morale della vita fisica.
Informazioni sull'autore
Paolo Benanti, francescano del Terzo Ordine Regolare, svolge la sua attività accademica come docente di Teologia morale e Bioetica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. È docente incaricato all’Istituto Teologico di Assisi per il corso di Morale sessuale. È autore di numerose pubblicazioni presso editori italiani e internazionali.
Lo spirito dell'etica persegue la ricerca di ciò che genera, alimenta e sostiene l'esperienza morale. Percorrendo questa strada il testo non solo raggiunge l'uomo integrale nelle sue radici spirituali, ma scopre che la stessa esperienza morale è di natura spirituale. Per dirla con papa Francesco, quando si ha a che fare con l'etica "non si tratta tanto di parlare di idee, quanto soprattutto delle motivazioni che derivano dalla spiritualità al fine di alimentare una passione per la cura del mondo. Infatti, non sarà possibile impegnarsi in cose grandi soltanto con delle dottrine, senza una mistica che ci animi, senza 'qualche movente interiore che dà impulso, motiva, incoraggia e dà senso all'azione personale e comunitaria'" (papa Francesco, "Laudato si'", n. 216).