La teologia degli stati di vita non è un tema periferico della scienza teologica. Essa è fondamentale per comprendere l'essenza della Chiesa, le sue strutture dinamiche e il suo sviluppo futuro. Molte delle questioni che agitano l'ecclesiologia, la sacramentaria e la teologia spirituale contemporanee hanno un collegamento diretto con il tema degli stati di vita. Se vita laicale, vita consacrata e vita sacerdotale - prese singolarmente - sono state oggetto di una lunga tradizione di studi, nel panorama editoriale mancava ancora una riflessione che approfondisse la logica teologica che le distingue, ordina e gerarchizza. Da questo punto di vista, il presente libro cerca di compensare una dimensione poco esplorata e lacunosa della teologia contemporanea.
Il dialogo è la forma specifica del divenire della vita. Le relazioni umane, la speranza in un futuro di pace e la stessa soggettività umana dipendono da esso. La sua necessità, però, fa da contrappeso a un’ignoranza diffusa su quali siano i suoi fondamenti, il suo senso, le sue applicazioni e il suo metodo. La dialogicità rappresenta una realtà complessa e articolata della quale qui si analizzano tre grandi declinazioni: filosofica, interculturale e interreligiosa, tenendo conto del concetto di verità.
Paolo TRIANNI ha un dottorato in filosofia e uno in teologia. Insegna presso l’Università Urbaniana, il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Tra le sue pubblicazioni una quindicina di curatele e i volumi: Il diritto alla libertà religiosa. Alle fonti di Dignitatis Humanae (2014); Nostra Aetate. Alle radici del dialogo interreligioso (2016); Per un vegetarianesimo cristiano (2017); Teilhard de Chardin. Una rivoluzione teologica (2018). Fa parte di Religions for peace, ed è nella redazione della rivista internazionale «Dilatato Corde» del Dialogo interreligioso monastico.
Teilhard de Chardin (1881-1955) ha rivoluzionato la teologia cattolica.
Alla vigilia di una storica riabilitazione del suo pensiero, il volume mette in evidenza la novità essenziale del suo pensiero facendo una selezione antologica dei sui scritti e suddividendoli in base ai vari ambiti della teologia sistematica.
Nella vita e negli scritti di questo gesuita amato ed emarginato che fu sacerdote, eroe di guerra, scienziato e precursore del dialogo interreligioso è presente in nuce il volto futuro della chiesa.
È possibile un vegetarianesimo cristiano? E su quali basi teologiche? Come sarà possibile costruire una teologia del vegetarianesimo, o degli animali se la Bibbia presenta evidenze contrarie sintetizzate dal comportamento alimentare dello stesso Gesù di Nazaret e degli apostoli? Inizia da queste premesse la riflessione filosofico-teologica del presente volume, che si propone di dimostrare, senza velare le contrarietà oggettive menzionate, che il cristianesimo può e deve farsi vegetariano.
Come abitiamo la terra? E come la lasceremo alle future generazioni? Sarà ancora «casa comune» per la varietà dei viventi, oppure gli squilibri che osserviamo e sperimentiamo già oggi determineranno mutamenti irreversibili e condizioni sfavorevoli alla vita nelle sue diverse forme? Di fronte alla crisi ecologica attuale possono ben poco allarmismi e catastrofismi. Serve piuttosto un'assunzione di responsabilità, personale e collettiva, alimentata dalla conoscenza dei problemi reali e da una più profonda riflessione. Il volume approfondisce questo tema attraverso il contributo di tre autori: Jürgen Moltmann, tra i più attenti promotori della causa ecologica e delle sue implicazioni etiche e politiche; Pietro Stefani, che avvicina la crisi ambientale richiamandosi alla tradizione biblica; Paolo Trianni, che prende in esame il vegetarianesimo nei suoi intrecci con l'etica ambientale.
"La Dichiarazione Nostra Aetate rappresenta uno dei testi più innovativi e dibattuti del Concilio Vaticano II. Con essa, per la prima volta nella sua storia, la Chiesa ha preso in esame il complesso mondo delle fedi non cristiane, inaugurando e dando fondamento ad una nuova stagione ecclesiale improntata al dialogo interreligioso. Il saggio ricostruisce la genesi testuale del documento e svolge un'analisi interpretativa dei suoi principali nodi concettuali individuandone le premesse nella riflessione teologica preconciliare".
La Dichiarazione conciliare Dignitatis humanae rappresenta uno dei testi più sofferti, ma anche più rivoluzionari e profetici, del Vaticano II. Con essa la Chiesa riconosce il diritto alla libertà religiosa additando un modello di convivenza civile tra le religioni, e tra le religioni e gli Stati, che ha valore universale. Ciascuna confessione di fede, infatti, è invitata a riconoscersi nelle sue indicazioni per la salvaguardia del valore comune della pace e della dignità umana. Il saggio ricostruisce la sua genesi testuale, ne individua le fonti e svolge un'analisi interpretativi dei suoi principali nodi teologici.
Il volume presenta in modo organico attraverso un contributo a più voci, la vita, la teologia e la spiritualità del monaco benedettino Henri Le Saux, che, arrivato missionario in India nel 1948, ha prima fondato l'ashram cristiano di Shantivanam e poi condiviso la vita dei sannayasin indù fino a vivere esperienze mistiche profondissime che rappresentano una pietra miliare del dialogo intrareligioso con l'induismo.
Un libro che propone alla cultura italiana e internazionale un contributo importante per una nuova fase di approfondimento del valore culturale e scientifico dell'opera teilhardiana, scritto da un autore parimenti esperto di filosofia indiana e di teologia cristiana. Attraverso un duplice confronto con autori come J. Monchanin o H. De Lubac, e con le religioni delle tradizioni orientali, il saggio sviluppa ed analizza le riflessione di Teilhard de Chardin sul pluralismo religioso attraverso le categorie filosofiche dell'idealismo, del dualismo, del panteismo e del relativismo. Viene così ricostruita l'attenzione teilhardiana verso la mistica delle religioni orientali e il loro "senso cosmico", tematica generale che rientra nel generale interesse verso il mondo, le culture e le religioni vissuto dalla cultura francese negli anni Quaranta.
Dom Henri Le Saux (1910-1973) è stato il primo monaco benedettino e prete cattolico che ha raggiunto quello che la mistica dello Yoga denomina samàdhi. Trasferitosi nel 1948 dalla natia Bretagna in India, lasciò l'abbazia di Kergonan per fondare con Jules Monchanin un asram cristiano rispettoso delle tradizioni ascetiche indù. Dopo la morte del compagno, abbracciò la vita itinerante tipica dei samnyasin, vivendo in alcuni dei luoghi che la spiritualità indiana considera deputati alla ricerca interiore, come le rive del Gange o le grotte di Arunacala, dandosi a un'intensa vita contemplativa. Figura di riferimento del dialogo interreligioso, la sua missione è stata quella di mostrare all'Occidente un modo di vivere il cristianesimo fecondato dall'India, e agli indù una fede cristiana vicina alla loro sensibilità spirituale. Amico di Raimon Panikkar, con i suoi libri e la sua esperienza ne ha ispirato la ricerca teologica. Le Saux è così diventato un personaggio chiave per quegli occidentali che si interessano all'India e allo Yoga, così come per quella Chiesa missionaria che cerca di inculturare il messaggio cristiano nei contesti religiosi dell'Oriente.