"C'è una minoranza di persone che nomina le cose, sa farlo, e lo fa anche per gli altri; che guarda negli occhi la paura e dà al resto del mondo la misura del coraggio. Che entra nel buio e torna dicendo: questa dove si sta di solito è la luce. Allora gli altri dicono: certo, lo sappiamo. È vero, tutti lo sappiamo. Ma trovare le parole per dirlo fa la differenza, rende consapevoli." (dall'Introduzione di Concita De Gregorio)
L'importanza che ha il nuoto oggi, per la sua diffusione, la sua intrusività e il potenziale formativo di cui dispone, ricade sul tecnico come responsabilità. Eppure, al tecnico, pressato dalla società dello sport di massa, dello sport omologato e orientato al profitto e all'immagine, forse non chiede più fedeltà all'idea di persona radicata nelle origini del movimento sportivo moderno e della società democratica. La responsabilità sociale non è più di moda perché è troppo difficile nel campo delle relazioni e della formazione ottenere risultati spendibili sul mercato, specie se ci si vuole rivolgere a tutti, se si riconosce il beneficio di ogni tentativo e se si vuole comprendere il risultato dei fallimenti. Più facile è invece offrire il premio della salute e del benessere o del protagonismo, piuttosto che confrontarsi con la responsabilità educativa. Istruire, insegnare, allenare, sono le funzioni ordinarie del tecnico, attraverso le quali si genera il rapporto con l'altro e si concretizza la possibilità di influire sulla sua vita. Per questo il tecnico comunica anche con i gesti, con l'esempio. In questo senso le persone che consapevolmente fanno sport sono anche testimoni culturali, chiamati a incarnare i valori della resistenza attiva contro la deriva della vita. Questo testo, inedito ma completo, si propone di offrire esperienze di questo quotidiano attivo per creare opportunità di conoscenza e di riflessione sul lavoro del "piano vasca"...
Un bambino e una maestra in una classe... È una storia come tante altre? Veramente no. Il bambino si chiama Baldovino, la maestra è la terribile maestra Minestra e... c'è anche Ino, pulcino malandrino, che all'improvviso scappa via. Baldovino per ritrovarlo vivrà una grande avventura in una giornata speciale nel quale imparerà tante cose. La più importante? Mai fidarsi delle apparenze... Età di lettura: da 4 anni.
"Nelle esperienze di play therapy, grazie alla relazione con lo psicoterapeuta, si dà al bambino l'opportunità di conoscere se stesso. Lo psicoterapeuta si comporta in modo tale da comunicare al bambino che questa esperienza gli offre la sicurezza e la possibilità di esplorare liberamente, non solo la playroom con i suoi giocattoli, ma anche l'esplorazione di se stesso nell'ambito della relazione terapeutica. Qui il bambino avrà l'opportunità di misurarsi con se stesso. Il bambino come risultato di questa esperienza di autoesplorazione di sé in relazione con gli altri, di autoespansione e autoespressione imparerà non solo ad accettare e rispettare se stesso ma anche gli altri e a utilizzare la libertà con senso di responsabilità." (dall'introduzione dell'autrice) Un classico della letteratura internazionale che ha aperto la terapia al gioco come strumento di autoesplorazione dei bambini.
In principio è il gruppo familiare. E' la matrice della vita psichica di ogni individuo che imprime, in maniera indelebile, le caratteristiche relazionali di ogni persona. In seguito è sempre la vita collettiva ad accompagnare l'evoluzione dell'identità sociale di ogni figlio. Ma il gruppo familiare sta cambiando. E i genitori si ritrovano soli e senza valide competenze educative in una comunità sociale incapace di condivisione, con rapporti generazionali recisi ed equilibri tra identità di genere profondamente modificati. In questo contesto emerge nitido il bisogno di un sostegno specifico nella maturazione di competenze educative genitoriali. Questo libro propone, con un approccio affinato alla ricchissima esperienza degli autori, una lezione sul "difficile mestiere di educare i figli". Come un tempo nel lavoro di bottega, gli autori mettono a disposizione il loro robusto patrimonio per presentare le stanze di consultazione, in cui per introdursi occorre avere consapevolezza sensibile dei diversi protagonisti e coraggio nel mettersi in gioco.
Fin dalle prime pagine i padri e le madri, veri protagonisti del libro, sono colti là dove si trovano, nel vivo della loro condizione esistenziale, fatta di idealizzazione del proprio ruolo, di perfezionismo, di amore incondizionato ma anche di delusioni feroci, di ricordi, sogni, aspettative e timori.
"Sì, la droga. parola eccitante. io posso farlo, io riesco a farlo. Esaltante. Poi l'effetto sale immediato come una botta. Tutto bene, a posto. Domani smetto. Questa è l'ultima volta. erano i pensieri ai quali si appoggiava. Povera Nena, povera illusa, la facevo più scaltra."
Le tensioni e i conflitti, la solitudine e il gruppo, l'insicurezza e la paura, la voglia di farcela e la paura di non riuscirci, la fuga dalla famiglia e il bisogno dei genitori, le corazze e le fragilità, l'abisso delle droghe e la ricerca di se stessi. Storie di adolescenti che si ritrovano nella spirale delle dipendenze.
Della parola prevenzione si fa un uso indiscriminato. Come un vocabolo lasciapassare, traduce il bisogno generico di interventi sulle cause piuttosto che sugli effetti dei problemi.
In realtà, per affrontare seriamente il tema della prevenzione, bisognerebbe avere il coraggio di uscire dall’inflazione retorica che ha ridotto a stereotipi dimensioni sociali complesse come i giovani, il disagio, le droghe.
I profondi cambiamenti sociali, ad esempio, sollecitano il ridimensionamento dell’ansia preventiva a favore di un ampio investimento in una concezione innovativa dell’educazione che parta dagli adulti. La prevenzione avrà senso nel futuro solo all’interno di una strategia chiara che mette al centro la nuova educazione sociale degli adulti e delle giovani generazioni.
La novità non dichiarata, ma sottesa in ogni pagina, è quella di lanciare una forte provocazione al mondo politico, agli amministratori e ai dirigenti delle istituzioni perché si interroghino sul senso profondo delle politiche di prevenzione e non agiscano come meri esecutori di scelte fatte da altri e spesso solo motivate da presunte emergenze di controllo sociale o di immagine.
Questo libro è stato pensato come un “manuale di istruzioni”. Oltre a fornire una panoramica generale, con un linguaggio immediato, focalizza problemi e questioni anche quotidiani, fino a stimolare suggerimenti e strumenti di lavoro.
Il suo posto non è in un cassetto, ma sulla scrivania ben in evidenza, da prendere in mano subito quando appare la parola prevenzione.
Questo manuale vuole fornire strumenti concreti per migliorare la comunicazione argomentativa e assertiva. Come una specie di centòne di tecniche e approcci, queste pagine mettono a disposizione del lettore più materiali tra i quali scegliere: l'autoaggiornamento, la somministrazione a terzi di un percorso formativo completo, l'impiego sporadico dei materiali.
"Mollati gli ormeggi, il lettore si ritrova in queste regioni periferiche cariche di tensioni, dove percepisce il carattere eccezionale di quell'isola di pace chiamata Unione Europea. Pace che diventa un privilegio, in un quotidiano fatto di crisi e conflitti. Questa realtà duplice ci ricorda che la nostra pace è legata allo stato del mondo "altro". Il nostro mondo sopravvive e progredisce solo se anche il "mondo degli altri" progredisce e si sviluppa. L'Unione dovrà dunque costruire se stessa e il proprio rapporto con il "vicinato" tenendo a mente che la pace degli altri, nel suo senso più vasto, è anche la nostra."
Creatività significa crescere. Specie con gli adolescenti, la creatività serve a instaurare una relazione positiva con la realtà, sviluppando al tempo stesso fiducia in se stessi e nelle proprie potenzialità. Per i giovani vivere strategie creative significa soddisfare il bisogno di autonomia e di affrancamento dalle appartenenze familiari. Nei percorsi proposti in questo volume, ricco di suggerimenti operativi, la creatività è un processo applicabile in qualunque situazione. In fondo, educare alla creatività significa investire nel futuro.