Gli ambiti di applicazione delle biotecnologie sono oramai così ampi – dall’agricoltura alle scienze alimentari, dalla zootecnia alla veterinaria, dalla medicina alla farmacologia – che si può parlare di una vera e propria ‘rivoluzione biotecnologica’. Ogni nuovo traguardo raggiunto, o la previsione di possibilità future, pone in modo inevitabile interrogativi di senso e di limite, a cui la sola tecnica non è in grado, però, di dare risposta. È dunque compito dell’antropologia, e dell’etica che ne consegue, indicare se quanto è stato operato sinora, si sta operando e si continuerà a operare nel campo delle biotecnologie sia sempre eticamente accettabile. Un’antropologia e un’etica che, facendo riferimento all’Uo-mo, alla sua dignità e ai suoi diritti, a partire dal momento della fecondazione, al suo primato nel cosmo e alla sua responsabilità verso gli altri esseri, viventi e non, consentano il ritorno a una scienza, a una tecnologia, a una medicina da e per l’Uomo. L’attenzione sia al dato tecnico sia alla dimensione antropologica ed etica, così come al dibattito biogiuridico, è il filo conduttore di questo volume. Muovendo dall’analisi del rapporto tra l’uomo e la tecnica, e tra la libertà e la responsabilità nella ricerca biomedica, si prendono successivamente in esame gli aspetti scientifici, le problematiche sociali, le istanze bioetiche e gli interventi normativi in materia di biotecnologie vegetali, animali e umane. Quindi, tra gli ambiti di ricerca su cui oggi convergono le maggiori aspettative in termini di vita e salute dell’uomo, vengono illustrati in modo particolare la produzione e l’utilizzo delle cellule staminali, gli xenotrapianti, la farmacogenetica e la farmacogenomica.
Maria Luisa Di Pietro è professore associato di Bioetica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia «A. Gemelli» dell’Università Cattolica di Roma e professore straordinario di Etica della vita e della salute presso l’Istituto Internazionale di Teologia Pasto-rale Sanitaria «Camillianum» di Roma. È membro del Comitato Nazionale per la Bioetica e del Comitato per la valutazione etica delle sperimentazioni animali dell’Università Cattolica di Roma. È autrice, coautrice o curatrice di volumi riguardanti temi di bioetica e di educazione della sessualità e della salute.
Mons. Elio Sgreccia è stato professore ordinario di Bioetica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia «A. Gemelli» dell’Università Cattolica di Roma e primo direttore dell’Istituto di Bioetica. È direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica e membro di numerose commissioni e comitati di bioetica, nazionali e internazionali, tra i quali il Comitato Nazionale per la Bioetica. Vescovo titolare di Zama Minore, è stato nominato vice-presidente della Pontificia Accademia per la Vita. È membro del Pontificio Consiglio per la Famiglia, del Pontificio Consiglio per la Salute e condirettore di «Medicina e Morale», rivista di bioetica e deontologia medica. È autore, coautore e curatore di numerose pubblicazioni riguardanti la bioetica, la pastorale sanitaria e la famiglia.
"La religione esprime le aspirazioni più profonde della persona umana, ne determina la visione del mondo, ne guida il rapporto con gli altro: offre, in fondo, la risposta alla questione del vero significato dell'esistenza nell'ambito sia personale che sociale. La libertà religiosa costituisce, pertanto, il cuore stesso dei diritti umani". Con queste parole Giovanni Paolo II, nel messaggio per la giornata mondiale della pace 1999, richiama l'attenzione dei governanti e di tutti gli uomini di buona volontà su questo diritto fondamentale, di cui si era già ripetutamente e ampiamente occupato nel precedente magistero. L'attualità della questione - largamente dimostrata dalla drammatica situazione dei credenti dei vari paesi - e l'insistenza del santo padre nel rilevarne la capitale importanza hanno suggerito di dedicare il presente volume a una completa e organica raccolta degli insegnamenti proposti a tale riguardo nei primi vent'anni del pontificato di Giovanni Paolo II, dal 1978 al 1998. Il materiale è stato organizzato in due sezioni. Nella prima ("Documenti") sono riportati in ordine cronologico i testi integrali degli interventi espressamente dedicati al tema o comunque ritenuti più significativi al riguardo. Nella seconda ("Raccolta di testi") trovano posto, sempre in ordine cronologico, stralci di altri pronunciamenti nei quali il pontefice ha utilizzato, anche in via del tutto incidentale, l'espressione "liberta religiosa" (e analoghe, quali ad esempio: "liberta di religione"). Il volume è corredato in più sezioni per agevolare la consultazione, consentendo approcci diversificati alla ricerca dei testi.
C'è una strada che indirizza verso il segreto stupefacente di Dio e della sua misericordia, un'apertura attraverso cui si può accedere alla pienezza della vita. È l'ascolto meditato della Parola, dentro la cui ricchezza si rivela nitidamente l'itinerario che conduce al Verbo incarnato, vera "porta stretta" che dà accesso al mistero di Dio e, svelandone l'infinita misericordia, fa da guida e modello all'azione caritativa dei credenti. Pietro Bovati, una delle voci più autorevoli nel campo dell'esegesi biblica, propone qui una serie di riflessioni, spiegazioni e attualizzazioni del testo biblico, affinché l'ascolto della Paola diventi davvero una porta spalancata verso una vita di amore. Vengono analizzati in questa prospettiva sette brani della Scrittura: tre dell'Antico Testamento, che illustrano la misericordia eterna del Signore, la sua predilezione per gli umili e i più piccoli, la larghezza del suo perdono; quattro provenienti dal Nuovo Testamento, che aiutano a mettere a fuoco la pratica misericordiosa di Gesù, dal suo modo pieno di bontà e attenzione di insegnare al modello per eccellenza di cura dell'altro incarnato dal Buon Samaritano, dall'accoglienza amorevole dei piccoli alle indicazioni agli apostoli sul modo in cui devono porsi nei confronti dei più deboli e dei lontani. Un vero e proprio esercizio di preghiera meditativa, capace di far risuonare "la voce del silenzio celeste, più eloquente e consolante di tutte le sonorità della terra" e di suscitare il desiderio di rispondere all'infinita tenerezza di Dio facendo dell'agire buono lo stile della nostra vita.
Più che mai nella nostra epoca, priva di fondamenti e legami affidabili, l’esperienza del tempo è diventata problematica: tendiamo a concentrarci sul presente, dimenticando il passato e faticando a generare futuro, come se volessimo rimuovere lo scorrere inesorabile del tempo. Eppure questa è da sempre esperienza universale dell’umano: i nostri giorni, uno dopo l’altro, «passano in fretta e volano via», dice un salmo. Le luminose meditazioni di Pietro Bovati su alcune figure bibliche dell’attesa (come Giovanni Battista o Maria di Nazareth) muovono da questa fondamentale consapevolezza della caducità della vita, che però non ha come esito obbligato la rassegnazione malinconica o la ricerca avida di ogni fugace soddisfazione. Il vivere nel tempo può infatti colorarsi di toni diversi: la gratitudine per il passato, l’apprezzamento cordiale del presente, la fiduciosa disposizione verso il futuro che ci viene incontro. Questa sapienza che gusta il tempo assegnatoci è possibile perché i giorni dell’uomo, da quando il Figlio è venuto tra noi, sono anche i giorni di Dio, aperti al compimento di ogni promessa e speranza. È quanto la nascita di Dio dentro la trama della storia umana le dischiude, infallibilmente e senza pentimento.
Pietro Bovati, gesuita, è stato per molti anni docente di Esegesi e teologia dell’Antico Testamento al Pontificio Istituto Biblico di Roma. Dal 2008 è membro della Pontificia Commissione Biblica. Tra i suoi libri: Ristabilire la giustizia. Procedure, vocabolario, orientamenti, Roma 2005; «Così parla il Signore ». Studi sul profetismo biblico, Bologna 2008; Parole di libertà. Il messaggio biblico della salvezza, Bologna 2012.
Questo volume raccoglie i frutti di un lungo e intenso lavoro di ricerca e di riflessione attorno a una vicenda particolarmente densa di significato nella cultura medioevale: quel complesso di scontri e incontri teologici che ebbero rispettivamente in Pietro Abelardo e Bernardo di Chiaravalle le personalità simbolo, incarnazione di due diversissimi modi di intendere la filosofia e la teologia. Abelardo esponente di una linea di pensiero che privilegiava la logica e la dialettica, Bernardo maestro di una retorica imbevuta di Sacra Scrittura. Sullo sfondo sta la problematica dei differenti e talora contrastanti modi in cui la nuova cultura delle scuole e la tradizione monastica avevano riproposto il messaggio cristiano in forme di pensiero filosofiche e teologiche, in modelli di vita spirituale, in strutture scolastiche. Da un lato la teologia monastica, concreta e inserita nella realtà, mirava alla costruzione di un itinerario personale verso Dio fatto di preghiera e contemplazione; dall’altro la teologia scolastica ricercava, nel rigore astratto del sillogismo, risultati impersonali e universali, che potessero imporsi grazie alla ragione. Due atteggiamenti antitetici, a prima vista, oggetto di scontri accesi, ripensamenti, controversie e opposte valutazioni. O forse, come mette in luce l’acuta e paziente ricostruzione di Pietro Zerbi, semplicemente due voci, distinte ma complementari, dello stesso spirito alla ricerca di Dio, ciascuna con una propria validità e una propria funzione all’interno della Chiesa. Così, il conflitto che storicamente si produsse tra i due approcci di Bernardo e di Abelardo, nel momento culminante e cruciale del Concilio di Sens, avrebbe trovato soluzione e sintesi a Cluny, nella sapienza di Pietro il Venerabile, fondata sulla carità che tutto compone e di tutto sa cogliere l’autentico valore: dell’ascesa a Dio secondo la tradizione monastica, e del libero e audace sforzo del pensiero.
Pietro Zerbi (1922) è stato titolare della cattedra di Storia medioevale dal 1964 al 1997 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nella stessa Università ha ricoperto gli incarichi di Storia della Chiesa e Teoria e storia della storiografia. È membro dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: "Papato, Impero e ‘respublica christiana’ dal 1187 al 1198", Vita e Pensiero, Milano 1955 (2a edizione 1980); "Tra Milano e Cluny. Momenti di vita e cultura ecclesiastica nel secolo XII", Roma 1991 seconda edizione; "«Ecclesia in hoc mundo posita». Studi di storia e storiografia medioevale", Vita e Pensiero, Milano 1993.
I rapporti tra la Chiesa "in hoc mundo posita" (Cassiodoro, Exp. in Ps. 28,1) e la società nelle varie epoche che scandiscono i lunghi periodi del fluire della storia, sono tra i problemi più avvincenti che lo storico possa affrontare nella sua indagine, specialmente se affidata a metodo rigorosamente scientifico. I saggi raccolti in questa miscellanea sono dedicati al confronto tra la Chiesa e le istituzioni politiche al vertice della 'Respublica Christiana', nonché ai massimi esponenti della cultura della piena età medioevale, attratti dall'ideale della vita evangelica. La sezione finale del volume contiene i profili di alcune eminenti figure della medievistica contemporanea, maestri ed amici dell'Autore.