Sai, dopotutto sei un po' complicata. Oh, no, si affrettò a rassicurarlo. Non lo sono per niente, sono solo, sono solo un sacco di persone diverse, ma tutte semplici
Il giovane James Gatz, nato da una famiglia umile, decade di andarsene dal Nord Dakota con la volontà di trasformare se stesso e la sua identità: diventa cosi Jay Gatsby. A Louisville, dove si trova per l'addestramento militare, conosce Daisy Fay, della quale si innamora; una volta tornato in Europa dopo la prima guerra mondiale, però, Gatsby scopre che la sua amata si è sposata con un noto giocatore di polo di Chicago. Qui comincia il suo percorso per riconquistarla, raccontato dalla voce narrante del romanzo, Nick Carraway, cugino di Daisy e vicino di casa di Gatsby. La zona di Long Island in cui vivono brulica di nuovi ricchi il cui unico interesse è organizzare feste e ricevimenti esclusivi, ma in realtà nasconde un mondo fatto di solitudine e fragilità. Gatsby, che ormai fa parte di questa società "sfavillante, dopo essersi reso conto che per realizzare il proprio sogno non è sufficiente possedere qualunque mezzo, subirà una fine infelice, disperato d'amore per la bella Daisy.
Passati alla storia come "l'età del jazz", gli anni Venti furono, secondo Fernanda Pivano, «il decennio di tutte le proteste e di tutte le rivolte, delle utopie più ottimistiche e delle delusioni più spietate». Immagine e frutto di quegli anni sono i racconti di questa raccolta: le voci, i gesti, gli emblemi esteriori ed effimeri di quel mondo di "belli e dannati" appaiono qui come riflessi in uno specchio deformante. I protagonisti dei "Racconti dell'età del jazz" diventano quindi simbolo di un'epoca storica che vide nello scrittore e in sua moglie Zelda la personificazione di un tipo ideale, ma anche della condizione umana universale, oscillanti tra opposti sentimenti e opposte situazioni, sempre costretti dagli imprevisti della vita all'improvvisazione, come in un ritmo jazz.
"Gli ultimi fuochi" è il lascito di un romanzo incompiuto che Francis Scott Fitzgerald non terminò a causa di un attacco cardiaco, e che possiede tutte le caratteristiche del capolavoro letterario. L'autore vi lavorò quando la sua stella era declinata e aveva cercato, senza successo, di far carriera nel mondo hollywoodiano come sceneggiatore. La sua esperienze trova eco nell'opera che solleva il sipario sul retroscena del mondo della produzione cinematografica: Fitzgerald coglie la cupidigia degli azionisti e dei direttori amministrativi, il servilismo dei dipendenti, l'esibizionismo delle star e la facilità con cui si entra e si esce dalla scena, per essere abbandonati lontani dai riflettori. Si contano innumerevoli appunti e commenti dell'autore, intenzionato dunque a scrivere un romanzo curato nei minimi dettagli e quanto più fedele al mondo reale. Nulla, invece, è stato ritrovato sull'epilogo e l'incompiuto lascia sempre spazio all'immaginazione del lettore e a tutte le possibili alternative.
A distanza di oltre ottanta anni, vedono la luce gli ultimi racconti inediti di Francis Scott Fitzgerald. Un evento editoriale di portata internazionale, che consegna al lettore l'ultima produzione dello scrittore de "Il grande Gatsby" e "Tenera è la notte". Si tratta di short stories inviate singolarmente, nel corso degli anni Trenta, a diverse riviste e testate cui sì aggiungono alcuni soggetti per il cinema. Sono storie nelle quali giovani uomini e giovani donne parlano e pensano in una lingua nuova per l'epoca, senza censure, senza limitazioni, di matrimonio, di amore e sessualità; ci sono finestre spalancate sui sanatori e le cliniche psichiatriche, le stesse che ospitarono Zelda Fitzgerald nell'ultima parte della sua vita; ci sono spaccati della guerra civile, senza sconti alla violenza di quel momento fondante della storia americana; ci sono le montagne del North Carolina, che Francis frequentò a lungo per curare la sua salute, e l'amatissima New York, ora con meno luci, quasi periferica, più vera. C'è il mondo del cinema, scintillante ma non immune alle malinconie, e ci sono i ricchi, quella frangia della società che Fitzgerald come nessun altro aveva saputo raccontare negli anni Venti, accanto ai poveri resi sempre più poveri dalla Grande depressione. Soprattutto, "Per te morirei", grazie anche all'attenta curatela di Anne Margaret Daniel, è un affresco illuminante sul processo creativo di uno scrittore che, perfino nell'ultima parte della sua carriera, afflitto da difficoltà economiche, non fu disposto a compromessi o interferenze. Ritroviamo in tutta la sua energia la prosa elegante, acuta, sorprendente di Fitzgerald, il talento puro e la voce inconfondibile di uno dei più grandi autori del Novecento.
Il libro, come un grande affresco, abbonda di episodi e personaggi, ma ha al centro la vicenda di corruzione morale dei coniugi Diver. Lui, Dick, psichiatra, incontra nel corso della sua attività clinica una giovane donna, Nicole Warren, sofferente di manie di persecuzione per aver avuto rapporti incestuosi con il padre. Nonostante il parere contrario di molti suoi colleghi, decide di sposarla, ripromettendosi di "restaurarle l'universo". Passano alcuni anni; lui, godendo della ricchezza della moglie, progressivamente perde interesse per la propria attività professionale. Si ritrovano sulla Costa Azzurra assieme a una strana coorte di personaggi, alcuni dei quali innamorati della donna. C'è una giovane interessata invece a Dick, Rosemary. Sarà la "storia" che fa precipitare il precario equilibrio della coppia. Un libro in cui i grandi temi di Fitzgerald - la felicità, lo spreco, il fascino, il danaro - trovano il loro scenario più adatto, in un contesto linguistico fastoso e spettrale.
Raccolti sotto il titolo del film nato da un soggetto per il cinema dello stesso Fitzgerald, due racconti che descrivono la Parigi del grande scrittore. Il primo, "Babilonia rivisitata", è l'amaro ritorno nellacittà degli eccessi passati, che spogliati dalla follia dei sogni lasciano il passo a un brusco risveglio. Il secondo, "Notizie da Parigi, quindici anni fa" fotografa invece la fragile leggerezza di quegli anni: una manciata di pagine per raccontare la giostra d'incontri e lo spensierato vagare nella Parigi dei primi anni Venti.
Jay Gatsby, l'ambizioso giovanotto che ha saputo conquistarsi, con tutti i mezzi leciti e illeciti, prestigio, ricchezza e rispettabilità, culla un sogno impossibile. Vuol far rivivere l'amore fiorito un tempo tra lui e Daisy, che lo ha respinto, quando era povero e senza prospettive, per sposare il rampollo di una delle grandi famiglie americane. Ma Gatsby non riuscirà a strappare Daisy a Buchanan, pur mettendo in gioco tutto il suo fascino e il suo potere... Pubblicato nel 1925, "Il grande Gatsby" è il ritratto di un'epoca in cui il mondo dei contrabbandieri di alcolici si mescolava allegramente con quello dei banchieri e del charleston dei "Ruggenti Anni Venti", in attesa che la Grande Depressione del 1929 seppellisse tutto sotto le macerie del sogno americano.
"I racconti hanno quasi tutti una colonna sonora inconfondibile, e a differenza di quanto si crede comunemente, non è il jazz bensì il blues. Anche in quelli apparentemente più scanzonati, riuniti nelle serie dedicate ai personaggi di Basil e Josephine, in cui Fitzgerald ha rievocato la propria adolescenza e quella di Ginevra King, il suo primo amore, lo stato d'animo prevalente è la malinconia. E non è un caso che la raccolta più suggestiva, quella che accompagnò la pubblicazione del Grande Gatsby, racchiudesse nel titolo proprio l'accenno alla tristezza dei giovani, quando essi hanno perduto ormai le loro illusioni e non sanno più sognare. In genere, quelle raccontate dallo scrittore americano sono per lo più storie di sconfitte, personali e di coppia, di malattia fisica e mentale, di individui fragili che soccombono, incapaci di sottrarsi ai vizi, alla dipendenza dall'alcol o alle lusinghe del denaro, e che per tutto ciò pagano un prezzo molto alto. L'avere comporta la sconfitta dell'essere." (Dalla Prefazione di Franca Cavagnoli)
Il grande Gatsby ovvero l'età del jazz: luci, party, belle auto e vestiti da cocktail, ma dietro la tenerezza della notte si cela la sua oscurità, la sua durezza, il senso di solitudine con il quale può strangolare anche la vita più promettente. Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, si trasferisce a New York nell'estate del 1922. Affitta una casa nella prestigiosa e sognante Long Island, brulicante di nuovi ricchi disperatamente impegnati a festeggiarsi a vicenda. Un vicino di casa colpisce Nick in modo particolare: si tratta di un misterioso Jay Gatsby, che abita in una casa smisurata e vistosa, riempiendola ogni sabato sera di invitati alle sue stravaganti feste. Eppure vive in una disperata solitudine e si innamorerà insensatamente della cugina sposata di Nick, Daisy... Il mito americano si decompone pagina dopo pagina, mantenendo tutto lo sfavillio di facciata ma mostrando anche il ventre molle della sua fragilità. Proprio come andava accadendo allo stesso Fitzgerald, ex casanova ed ex alcolizzato alle prese con il mistero di un'esistenza ormai votata alla dissoluzione finale.
La vita scorre all'indietro, per Benjamin Button. In un giorno d'estate del 1860, per un inspiegabile scherzo del destino, lui nasce già vecchio: un uomo dell'apparente età di settant'anni, dentro una culla. E poi comincia a ringiovanire, muovendosi controcorrente rispetto alla storia. Mentre la buona borghesia di Baltimora, a cui appartiene anche suo padre, osserva con un misto di meraviglia, imbarazzo e riprovazione. Età di lettura: da 10 anni.