Contro Apione (latino Contra Apionem o In Apionem). Lo storico giudeo del I secolo, Flavio Giuseppe, scrisse contro Apione per combattere il tratto antiebraico scritto dal grammatico romano e commentatore omerico, Apione (di origine egiziana). Apione aveva composto un trattato contro gli ebrei nel mezzo della crisi sorto nella capitale dell'Egitto, Alessandria, nel primo terzo di quel secolo. Aveva servito come delegato ufficiale dell'imperatore per conto dei suoi compagni alessandrini. Alcuni egizi aristocratici avevano risentito dei tentativi ebraici di ottenere maggiori diritti in concomitanza con la loro cittadinanza alessandrina dall'imperatore romano Gaio (Caligola). Il conflitto ha provocato grandi sommosse (38-41 d.C.) durante le quali il quartiere ebraico della città di Alessandria fu bruciato. Subito dopo la morte di Caligola, l'imperatore Claudio soppresse i disordini con un duro rimprovero ad entrambe le parti in un decreto il cui testo è conservato fino ad oggi (P. London 1912).
"La Guerra giudaica", scritto prima in aramaico poi in greco, narra uno degli eventi più drammatici della storia universale, ambientato in quegli stessi luoghi in cui pochi decenni prima aveva predicato Gesù Cristo. La prima parte del libro è dedicata ai delitti che funestarono la famiglia di Erode. Ma il cuore dell'opera è la lotta del piccolo popolo ebreo contro le legioni di Vespasiano e di Tito: esempi di coraggio disperato, di straordinaria astuzia guerriera e di folle fanatismo rivoluzionario si susseguono davanti ai nostri occhi, fino al momento in cui il Tempio, simbolo della tradizione ebraica, viene avvolto dalle fiamme di un incendio inestinguibile. Un'appendice al testo propone i frammenti di un'antica versione russa della Guerra giudaica, dove appare la figura di Gesù Cristo.
Molte sono le motivazioni che possono spingere uno studioso a scrivere di storia. Tra queste, le ragioni, profondamente radicate, che mossero l’autore delle Antichità Giudaiche furono il bisogno di ordinare in uno scritto eventi ai quali egli prese personalmente parte e il «fascino della grandezza di utili imprese rimaste neglette». Imprese ed eventi del passato da mettere in luce «a beneficio di tutti». Nato a Gerusalemme nel 37 d.C., Tito Flavio Giuseppe era figlio di una nobile famiglia di sacerdoti e ricevette un’educazione raffinata, che gli permise di assumere, negli anni della guerra giudaica, l’importante carica di governatore militare di Galilea. Dopo essere sopravvissuto, unico fra i ribelli, all’assedio della fortezza di Jotapata (nei pressi di Nazaret), fu condotto a Roma, dove divenne l’intellettuale di punta alla corte dell’imperatore Vespasiano guadagnandosi così, tra i contemporanei ebrei, la fama di traditore e apostata. Nelle Antichità Giudaiche, suo capolavoro e scritto più ambizioso, Giuseppe si cimenta nell’enorme impresa di presentare alla sua nuova patria romana le antiche vicende del suo popolo e della sua terra d’origine, a partire dalla creazione del mondo, per arrivare fino all’età della casata Giulio-Claudia e alle guerre combattute durante il regno di Nerone.
In tutto questo periodo, Antigono assediava quelli di Masada, i quali avevano tutte le provvisioni necessarie, ma mancavano dell'acqua; perciò Giuseppe, fratello di Frode, architettava di fuggire presso gli Arabi con duecento dei suoi familiari, poiché aveva saputo che Malco era dispiaciuto degli errori che aveva commesso verso Erode. Ma lo fermò una pioggia inviata da Dio nella notte: riempitesi le cisterne d'acqua, non avevano più bisogno di fuggire. Al contrario erano incoraggiati a restare, non soltanto perché ora avevano in abbondanza quello di cui prima mancavano, ma perché appariva un atto della provvidenza di Dio. E si dimostrarono più arditi impegnando gli uomini di Antigono attaccandoli a volte apertamente e a volte di soppiatto, e ne uccisero molti. (Giuseppe Flavio)
E' un'opera fondamentale non solo da un punto di vista storico, in quanto nostra unica fonte per la storia del popolo giudaico dal 323 a.C. al 66 d.C. ma anche sotto l'aspetto culturale: è una delle pochissime testimonianze rimasteci della tendenza, avvertita in certi ambienti giudaici, a rimuovere la reciproca ostilità del mondo greco-romano mediante più profondi contatti letterari e culturali. Dell'opera, scritta in venti libri e in greco, si presenta in questo volume la parte più significativa, i libri XII-XX. Vi sono descritti gli eventi tumultuosi che travolsero la Giudea alla morte di Alessandro Magno, le lotte tra le fazioni interne fino a giungere al regno di Erode e al preannuncio dello scontro con i romani.