È possibile parlare di mistica in un mondo altamente globalizzato e digitalizzato? L’avanzare della tecnica frena coloro che vivono un’esperienza profonda di Dio? Le ragioni della scienza hanno sconfitto definitivamente il sentimento religioso? E la psicologia ha definito ciò che avviene nella mente quando un individuo dice di avere fatto esperienza di Dio? Questi interrogativi sono al fondo del presente studio che ha per scopo quello di dialogare con il mondo contemporaneo a partire dalla mistica. Ci sono sfide che coinvolgono non solo l’uomo religioso, ma l’uomo in quanto tale, perché il fatto spirituale non è solo di competenza di coloro che sono esperti di teologia, ma è oggetto di studio di tutte le discipline umanistiche. Ciò è dovuto al fatto che si parla di una relazione che l’uomo intreccia con Dio. È un’esperienza ed una vita in cui Dio e l’uomo si interfacciano per realizzare un mondo nuovo. I mistici, uomini e donne, indicano che la presenza di Dio trasforma non solo se stessi, ma le loro relazioni ecclesiali e sociali. Il mondo ha bisogno dei mistici per poter guardare sempre oltre la propria storia e il proprio limitato contesto.
Francesco d'Avalos è un musicista ed è un principe, parole chiave di questa sua autobiografia che, narrata in prima persona, copre appena 27 anni della sua vita, dal 1930 al 1957, peraltro attraversati da eventi come la seconda guerra mondiale, la fine della monarchia, la ricostruzione dell'Italia nel dopoguerra e la sistematica distruzione dell'orgoglio di Napoli, col suo degrado urbano sui relitti dei fasti di una capitale del passato. Questo testo è di una chiarezza esemplare e spiega tutto senza lasciare dubbi e ombre: l'autore non si sforza di nascondere nulla e neppure di piegare la storia a quel che potrebbe risultare più piacevole o più utile per la sua immagine. Con un saggio di Dinko Fabris.
Sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa di un grande giornalista. Questo volume ne riporta alla luce il modo singolare di fare e “vivere” il giornalismo. Scopo dell’opera è cercare di capire come un giornalista possa rimanere fedele ai propri lettori, pur cambiando le proprie convinzioni politiche. Si ripercorrono tutte le tappe della carriera di Montanelli, dagli esordi al «Corriere della Sera», fino alla fondazione de «La Voce». Completa il tutto un’interessante intervista a Paolo Liguori, direttore di TgCom.
Questo volume è stato elaborato all'interno del Master in Turismo religioso organizzato dall'Università degli Studi di Teramo e finanziato dalla Regione Abruzzo, e raccoglie i progetti originali redatti dai corsisti. Contributi di Noemi Maria Angelini, Antonella Bellipario, Barbara Carusi, Francesca Ciotti, Marina De Carolis, Fabiana Di Domenicantonio, Francesca Fausta Gallo, Mariagrazia Di Giandomenico, Luana Di Luigi, Lisa Falone, Daniela Ferrante, Nadia Ferrante, Sabina Lepri, Anna Piersanti, Annamaria Ragni, Marco Sfarra, Marco Virno, Giampiero Volpe
L'autore di questo libro non condivide l'illusione, oggi così diffusa, secondo la quale è sufficiente stabilire alcuni supremi principi (democrazia, autonomia, non maleficenza, equità, ecc.) per elaborare le fondamenta di una biopolitica compatta e coerente. Non è così: la biopolitica ha certamente una sua logica e ha comunque bisogno di essere argomentata con ragionamenti rigorosi e coerenti; ma ha soprattutto un cuore, nell'idea che la vita sia nel medesimo tempo l'orizzonte della nostra esperienza e l'orizzonte della nostra percezione del bene. Da questa idea, nella quale ontologia e assiologia si fondono e si confondono, deriva l'unica possibilità di scrivere parole di biopolitica non votate alla tristezza, ma aperte piuttosto alla speranza e provviste di senso, come quelle che sono affidate a questo libro.
Questo libro vuole proporre temi quali il rapporto tra fede e ragione, e di entrambe con la modernità, allo scopo di stimolare il ricupero dell'autentica razionalità.
Il più famoso giardino zen del Giappone è un rettangolo di ghiaia bianchissima su cui s'innalzano, come montagne solitarie, quindici rocce. Ma lo spettatore, dovunque si collochi, non può mai coglierne con lo sguardo più di quattordici insieme. Dov'è la quindicesima roccia? Si dice che ciascuno, alla fine, debba andarla a cercare nell'invisibile della propria interiorità: pare sia questo il messaggio del grande pittore-architetto che ha concepito il giardino alla fine del XV secolo.