L'autore di questo volume ha voluto tentare di tracciare il profilo di una figura così ricca di sfumature: a tratti misteriose, a tratti sorprendenti. Proveniente da una terra drammaticamente lacerata, eppur al tempo stesso straordinariamente fecondata, dall'incrociarsi e dallo scontrarsi di culture e tradizioni diverse, Gioacchino da Fiore si rivelerà agli occhi del lettore quale inquieto "monaco errante", capace di attraversare regioni remote, ottenendo sempre udienza e fiducia da parte dei papi, dei monarchi e degli imperatori del tempo. Una voce profetica, che sfidando le ortodossie teologiche del tempo, eppur mai tradendo l'ortodossia vera del depositum fidei, può essere riscoperto e rivalutato oggi, nel tempo in cui la clamorosa sconfitta della sua profezia più grande può forse insegnarci a guardare con occhi diversi la crisi ormai secolare che ha segnato la fine (o il fallimento) della modernità.
Ha scritto Nietzsche: "Il solo denaro costringerà l'Europa a stringersi insieme, quando che sia, in un'unica potenza". Dinanzi alla sfida posta da una tale sentenza, il volume percorre la via opposta di una ricerca teoretica sulle ragioni di quel sempre più concreto "stringersi insieme", motivato in realtà dal presentimento di un destino comune. Riprendendo la lezione di Massimo Cacciari, l'autore decifra le linee di una possibile "storia e profezia d'Europa": sulle tracce di quell'utopia che, come scriveva Adorno, "è racchiusa nell'immagine della civiltà che tramonta". Nell'impossibilità di pensare e di volere un'altra Europa possibile, a occidente di se stessa e della sua stessa identità, sta la decadenza dell'Europa.