"C'è una parola che sembra la più conveniente a definire la fase in cui viviamo e che intendo far mia per orientare alla scrittura e alla lettura. È la parola percezione. Questa parola difficile è diventata ultimamente una pacifica protagonista del lessico giornalistico e della cronaca d'ogni giorno. Nella realtà 'virtuale' che ci penetra e ci avvolge, conta quello che uno 'percepisce' non il fatto in se stesso, e sembra anzi grazioso far spallucce al 'fatto in sé'. I fatti con cui abbiamo a che fare sono - sarebbero - le nostre percezioni. Viviamo come se veri fossero, quindi sono veri per noi. Se è così, allora è andata proprio in questo modo. Per 'loro' - un buon numero di uomini e di donne, per diverse generazioni, fino a noi - l'Italia c'era, era vera, come spazio pubblico del loro anche individuale esserci e vivere. Racconterò questo, una storia dell'Italia via via percepita e raccontata nell'Otto e nel Novecento". È da questa prospettiva, dalla testimonianza di intellettuali, patrioti e politici che hanno partecipato alla costituzione della nazione, dai testi che hanno costruito il romanzo collettivo della nostra identità, che Mario Isnenghi tesse la storia d'Italia, a partire da Alessandro Manzoni fino alla cronaca degli ultimi decenni.
"Quando incomincia l'Italia? Sembra una domanda strana. C'è sempre stata! Viene da pensare. E invece no. Ci saranno "sempre state" la catena degli Appennini e quella delle Alpi (anche se sono invecchiate strada facendo); il Po, all'incirca, ha sempre seguito il suo corso dal Monviso al mare Adriatico (ma ci ha messo secoli per fabbricarsi il suo delta); la penisola ha sempre avuto quella sua forma di grande stivale, anche quando chi ci abitava non lo sapeva; e i mari che la bagnano da tre parti, la bagnavano anche ai tempi di Ulisse nell'Odissea e di Enea nell'Eneide. Ma che cos'è che rende riconoscibile e distinguibile l'Italia? E che cosa fa di un paese un paese? Non bastano gli elementi materiali: le rocce e i fiumi di cui si parlava sopra, ci vuole qualcuno che li riconosca, qualcuno per il quale quella piramide di pietra significhi qualche cosa di molto particolare, un monte con un certo nome, dove si è arrampicato fin da piccolo e dove va sempre a far legna o a funghi. E così via, per tutti gli elementi di carattere naturale che costituiscono l'ambiente in cui l'uomo vive. Vivendoci, gli uomini hanno aggiunto qualche cosa ai luoghi: sentimenti, ricordi, case, campi, tombe. Storia, insomma, e storie. In capo a qualche generazione, quello è diventato il loro paese, una specie di prolungamento della loro stessa persona"; Mario Isnenghi stila una breve storia d'Italia, a partire dallo Stato unitario, tenendo ben presenti i più giovani e soprattutto e quelli che...
L'Italia è un fatto, a prescindere dalle retoriche di oggi che la vorrebbero divisa o da dividere. A partire da questo dato ineludibile, Mario Isnenghi propone una storia dell'unità d'Italia attraverso la ricostruzione storica degli avvenimenti e il confronto con testi letterari e testimonianze di intellettuali, patrioti e politici che hanno partecipato alla costituzione della nazione e dibattuto sulle sue molteplici identità. Da Alessandro Manzoni a Berlusconi, dal mangiare italiano di Artusi alle inchieste di Mani Pulite, il volume unisce il rigore storico a una struttura espositiva basata sugli sguardi e le idee di chi ha vissuto i diversi momenti. Secondo Isnenghi «c'è una parola che sembra la più conveniente a definire la fase in cui viviamo e che intendo far mia per orientare alla scrittura e alla lettura. È la parola percezione. Questa parola difficile è diventata ultimamente una pacifica protagonista del lessico giornalistico e della cronaca d'ogni giorno. Nella realtà “virtuale” che ci penetra e ci avvolge, conta quello che uno “percepisce” non il fatto in se stesso, e sembra anzi grazioso far spallucce al “fatto in sé”. I fatti con cui a che fare sono - sarebbero - nostre percezioni. Viviamo come se veri fossero, quindi sono veri per noi, Se è così, allora è andata proprio in questo modo. Per “loro” - un buon numero di uomini e di donne, per diverse generazioni, fino a noi - l'Italia c'era, era vera, come spazio pubblico del loro anche individuale esserci e vivere. Racconterò questo, una storia dell'Italia via via percepita e raccontata nell'Otto e nel Novecento».
Il Novecento fa discutere. La sua eredità è controversa. la sua memoria divisa. Dal regicidio alla Grande Guerra, dal delitto Matteotti all'8 settembre, dal miracolo economico alla contestazione, al terrorismo, al maxiprocesso e a Tangentopoli il corso della storia ha accelerato il passo, impresso svolte, segnato l'identità del nostro paese in un vortice di eventi che ci riguarda tutti da vicino.
«Lo spirito animatore del libro è l'intento civile di reagire a quella sorta di distruzione del passato che oggi sembra cosi di moda e di riaffermare con forza l'identità della nazione italiana» (G. Carocci, "Il Diario della settimana"). «Un grande viaggio dentro il patrimonio di memorie diffuse accumulato dagli italiani dall'Unità a oggi» (A. Papuzzi, "Tuttolibri). «Come tutte le storie viste dal lato 'minore', anche quest'opera è in bilico sul filo di un affetto autoironico, a tratti un po' disperato e perfino nostalgico. Quasi che quella 'umile Italia' che si nutriva di aneddoti vissuti, saporite banalità, infatuazioni ed equivoci collettivi, entusiasmi mal riposti, venga oggi guardata dall'alto (o dal basso) di un paese diventato di plastica» (N. Ajello, "la Repubblica"). Una storia d'Italia, scritta a più voci, che a centocinquant'anni dall'Unità riafferma l'identità della nazione attraverso la nostra memoria collettiva.
Nella Firenze liberata, tra l'agosto del '44 e l'aprile del '45, si fa strada in Piero Calamandrei e in un giro di intellettuali amici l'idea di dare espressione ai molti fermenti dell'Italia del tempo attraverso la creazione di una rivista, in grado di accogliere temi ed esigenze culturali avvertiti con urgenza da chi stava uscendo a fatica da un lungo trentennio di compromessi e di scelte e non-scelte dolorose. Nasce così il "Ponte", luogo di incontro inter-generazionale che dà voce al bisogno di guardare fuori dai confini, di fare i conti con la memoria, con il fascismo, con la scelta repubblicana, con la rinascita del confronto - interno e internazionale - dei partiti, delle ideologie e degli Stati. Introdotto da un vasto affresco inrerpretativo di Mario Isnenghi, il libro raccoglie una corposa scelta di articoli di Piero Calamandrei e di numerosi altri personaggi-autori risalenti al primo triennio del "Ponte" (1945-47). Essi sono il frutto di quel periodo di trapasso e rifondazione nel corso del quale Calamandrei affronta la marginalità, l'attendismo, i compromessi di ieri e di oggi - in una parola, la desistenza - che hanno marchiato la sua generazione e hanno consentito abominii della ragione.
In breve
Lo spirito animatore del libro è l’intento civile di reagire a quella sorta di distruzione del passato che oggi sembra così di moda e di riaffermare con forza l’identità della nazione italiana.
Giampiero Carocci, “Il Diario della settimana”
Un grande viaggio dentro il patrimonio di memorie diffuse accumulato dagli italiani dall’Unità a oggi.
Alberto Papuzzi, “Tuttolibri”
Come tutte le storie viste dal lato ‘minore’, anche quest’opera è in bilico sul filo di un affetto autoironico, a tratti un po’ disperato e perfino nostalgico. Quasi che quella ‘umile Italia’ che si nutriva di aneddoti vissuti, saporite banalità, infatuazioni ed equivoci collettivi, entusiasmi mal riposti, venga oggi guardata dall’alto (o dal basso) di un paese diventato di plastica.
Nello Ajello, “la Repubblica”
Una storia d’Italia, scritta a più voci, che a centocinquant’anni dall’Unità riafferma l’identità della nazione attraverso la nostra memoria collettiva.
Indice
Presentazione di Mario Isnenghi - Introduzione alla presente edizione di Mario Isnenghi - Risorgimento di Maurizio Ridolfi - Il tricolore di Gianni Oliva - Pontida di Piero Brunello - Campane e campanili di Glauco Sanga - L’opera di Giovanni Morelli - Inni e canzoni di Emilio Franzina - Roma di Alberto Caracciolo - Il salotto di Mariuccia Salvati - Il liceo classico di Antonio La Penna - I nomi delle vie di Sergio Raffaelli - Il Vittoriano di Bruno Tobia - L’Africa italiana di Nicola Labanca - La bandiera rossa di Ersilia Alessandrone Perona - L’«Avanti!» di Maurizio Ridolfi - L’America di Emilio Franzina - Monte Grappa di Livio Vanzetto - Redipuglia di Patrizia Dogliani - Ballila di Gianni Oliva - Le bonifiche di Piero Bevilacqua - L’impero di Angelo Del Boca - Il confino di Gianfranco Porta - Le leggi razziali di Paola Di Cori - Radio Londra di Gianni Isola - Piazzale Loreto di Mirco Dondi - Foibe di Fabio Todaro - Predappio di Massimo Baioni - Piazza San Pietro di Roberto Morozzo della Rocca - La Madonna pellegrina di Anna Bravo - L’utilitaria di Omar Calabrese - Conclusione di Mario Isnenghi - Gli autori - Indice delle illustrazioni - Indice dei nomi