La bambina pugile è tornata. La riconosciamo, la ritroviamo con la sua insonnia, la sua febbrile sensibilità, le sue debolezze e la sua incredibile forza. La seguiamo in un percorso poetico che evoca una sorta di narrazione emblematica. Si parte dalla casa. La vita di una persona emana dagli spazi dove è cresciuta. Portone, finestre, pavimenti, muri, scrivania, frigo, letto e cosi via: la bambina è come diffusa nelle cose, negli oggetti che l'hanno accolta. Poi esce nel mondo e deve inventarsi gli strumenti per percepirlo. Il libro diventa un viatico per «saper leggere le stelle - ma non la grammatica». O forse, più che guardare il mondo con occhi diversi, il passo ulteriore è essere il mondo: essere piuma, essere nuvola, essere luce. Infine c'è chi cade, tutti prima o poi cadono, ma nessuna caduta impedisce di «farsi vivi». Al di là di questo traliccio strutturale, la raccolta è molto fluida e per niente schematica. Nodi irrisolti si alternano e si intrecciano con un'esperienza mistica quotidiana, mite, senza enfasi di spossessione. Quella particolare voce, come d'infanzia, che già abbiamo conosciuto via via nei libri precedenti dell'autrice è ormai un meccanismo ad alta precisione con il quale Chandra Candiani riesce a far affiorare nella maniera più efficace ciò che non è visibile.
Fra una sola generazione la Terra conterà due miliardi e mezzo di persone in più. Il problema è che si tratterà di una crescita assai disuguale: mentre la popolazione dei paesi ricchi rimarrà quasi stazionaria e invecchierà, quella dei paesi poveri raddoppierà o triplicherà addirittura nelle aree più deprivate, come quelle dell'Africa subsahariana, con una forte prevalenza delle generazioni più giovani. In questo quadro Livi Bacci riflette sul cammino del mondo nel XXI secolo, analizzando le implicazioni che uno sviluppo demografico così squilibrato avrà per la stabilità sociale interna ai vari paesi, per le migrazioni internazionali e i rapporti di forza tra le nazioni oltre che, naturalmente, per l'ambiente.
Ti proibisco di scrivere di me, intima Philip Roth. Per Livia Manera dovrebbe suonare come un divieto, ma è di fatto un'istigazione ad abbattere la barriera che divide l'intesa umana e l'invenzione letteraria, è uno stimolo ad attivare la memoria di sé e la memoria lasciata dalle tante letture e dalle parole chiave che hanno aperto la porta su un territorio in cui vita e letteratura si mescolano. Livia Manera racconta storie di incontri con i "suoi" scrittori americani, storie di complicità, amicizia, consuetudine, amore. Racconta la New York degli intellettuali che vi sono rimasti, la Parigi di quelli che se ne sono andati, i colori del Maine e il respiro del Midwest. Ci lascia intravedere isolate residenze di campagna, appartamenti impeccabili, strade di Manhattan imbiancate dalla neve, uffici spogli di celebri redazioni, case raffinatissime e monolocali desolati, stanze d'ospedale, caffè parigini, fast food ai margini di un'autostrada. Con il garbo di una scrittura che fa dell'io narrante la sonda e lo specchio, la talpa e la luce, il mondo della letteratura americana diventa la scena di un'esistenza che continua a cercare nelle domande e nei dubbi una strategia di saggezza. E così che ci vengono incontro, con una trasparenza nuova, le figure di Philip Roth, Richard Ford, Paula Fox, Judith Thurman, David Foster Wallace, Joseph Mitchell, Mavis Gallant, James Purdy, ma anche, in controluce, quelle di Carver, Richler e Blixen.
Il primo europeo a conoscere l'Amazzonia fu Pinzón, già capitano della Niña con Colombo, che nel 1500 risalì l'estuario del Grande Fiume. Ma la notizia non destò grande interesse e del Rio Santa Maria del Mar Dulce, come venne inizialmente battezzato, non si parlò più per vari decenni. Fu invece dal Perù che venne il tentativo, alimentato dalla leggenda dell'oro, di esplorare le sconfinate distese a oriente delle Ande. Nonostante le imponenti dimensioni (210 spagnoli, 4.000 indios, 5.000 maiali, 1.000 cani, greggi di lama), una spedizione partita da Quito nel 1541 rimase ben presto intrappolata nella selva, spingendo alcuni a scendere il Rio delle Amazzoni fino all'Atlantico. Vent'anni dopo la stessa impresa fu tentata dal gentiluomo Urzua, ucciso nella rivolta capeggiata dal luciferino Aguirre. La discesa del fiume diventa allora un allucinato dramma grondante di sangue, fino alla morte dell'uomo assurto a torbido mito: angelo del male, ribelle sognatore, folle visionario. Anche di questa oscura ma affascinante vicenda - qui ricostruita nei dettagli - si nutre l'epopea dell'Amazzonia, scrigno di tesori e triste Tropico, miraggio dei diseredati e nemesi degli avidi.
Quali furono le cause e i meccanismi della catastrofe demografica seguita alla scoperta dell'America? La documentazione giunta fino a noi è straordinariamente ricca: conquistadores, religiosi, uomini di legge, funzionari e mercanti scrivevano memorie e rapporti, stilavano atti, svolgevano inchieste, emettevano sentenze. Il mondo indigeno, per parte sua, ha lasciato eloquenti tracce degli eventi e molte testimonianze dirette dello spietato soggiogamento perseguito dagli europei. Facendo parlare queste fonti, Livi Bacci dimostra che il rovinoso declino degli indios non fu la conseguenza inevitabile del contatto con gli europei, ma un risultato cui contribuirono sia i modi della Conquista, sia la natura delle società sottomesse.
In Italia si può essere "apprendisti" fino a trent'anni; appartengono ai "giovani" industriali persone di quarant'anni; sono troppo "giovani" per far parte di élites accademiche studiosi di cinquant'anni; si chiamano "ragazzo" o "ragazza" persone di età matura. Ma nella realtà demografica i giovani sono diventati pochi: compiono oggi vent'anni meno di 600.000 giovani, ma erano 900.000 nel 1990. Pur essendo molti di meno, i giovani italiani percorrono assai più lentamente che in passato - e rispetto ai coetanei europei - le tappe che portano all'autonomia dell'età adulta. Completano gli studi, entrano nel mondo del lavoro, mettono su casa, formano la loro famiglia assai più tardi di prima. Pur vivendo bene, in larga misura grazie alle risorse dei genitori, contano poco nella società, nelle professioni, nella politica, nella ricerca, nelle imprese. Con pochi giovani, scarsamente valorizzati, il nostro paese appare stanco e incapace di slancio, e non all'altezza di uno scenario globale che non fa più sconti a nessuno. Eppure le soluzioni possibili non mancherebbero, intervenendo sul sistema educativo, sul mercato del lavoro, sulla previdenza e - in generale - attuando politiche capaci di smontare la sindrome del ritardo che attanaglia le nuove generazioni.
Massimo Livi Bacci è professore di Demografia nell'Università di Firenze. Tra le sue pubblicazioni con il Mulino: "Popolazione e alimentazione. Saggio sulla storia demografica europea" (II ed. 1993), "Storia minima della popolazione del mondo" (III ed. 2005), "Conquista. La distruzione degli indios americani" (2005), "Eldorado nel pantano. Oro, schiavi e anime tra le Ande e l'Amazzonia" (2008). E' socio dell'Accademia dei Lincei e Senatore della Repubblica.
I Mojos abitavano le sterminate pianure della Bolivia orientale, inondate per molti mesi l'anno, come il Pantanal brasiliano di cui parla Lévi-Strauss. Il regno del Gran Mojo fu a lungo considerato una provincia misteriosa, popolata di genti ricchissime. Un miraggio che a partire dai primi decenni del '500 ossessionò i conquistatori spagnoli, inducendoli a imprese quasi sempre disastrose, durante le quali erano innumerevoli i morti affogati nel mare e nei fiumi, dispersi nelle marce, uccisi nelle battaglie con gli indigeni o nelle lotte intestine, sopraffatti dalla fame e dalle malattie. Intere spedizioni sparirono senza lasciare traccia. La sete di arricchimento alimentava disperate scommesse al buio, un sogno sempre fuggente al di là dell'orizzonte, via via che le esplorazioni procedevano. Partiti alla ricerca dell'oro, gli spagnoli trovarono, beffa crudele della cupidigia, un pantano.
La inesperada intervención del Papa emérito, Benedicto XVI, sobre la Iglesia y el escándalo de los abusos sexuales, publicada en abril de 2019 [...] representa una contribución de excepcional interés para la purificación y la renovación de la misión eclesial. Una contribución que, por desgracia, no ha sido todavía suficientemente considerada y asimilada. No debemos olvidarla ni dejarla de lado. Es necesario, más bien, retomarla y estudiarla para dar todo el fruto de renovación que ella pide.
(De la Introducción de Livio Melina y Tracey Rowland)
A Joseph Ratzinger le gusta recordar una frase de San Ignacio de Antioquía: “Cuando es odiado por el mundo, el cristianismo no es obra de persuasión, sino de grandeza” (Ad Rom 3,3). Hoy, en un tiempo en que la Iglesia es acusada sobre todo en sus ministros, resuena de nuevo esta llamada a considerar la grandeza de su vocación. Hay, sin duda, necesidad de medidas que toquen las acciones disciplinares y judiciales para evitar los abusos y reparar sus daños, pero esto será del todo insuficiente si no se enciende esa llama que anima el corazón del sacerdote, recordando la grandeza de vida a la que ha sido llamado y el estupor ante la “audacia de Dios”, que ha querido poner un don tan grande en sus manos. Es precisamente a la luz de esta grandeza como el presente volumen pretende oportunamente releer, meditar y profundizar en los Apuntes de Benedicto XVI.
(Del Prefacio de Georg Gänswein)
Questa nuova edizione del volume contiene molti aggiornamenti e diversi approfondimenti, necessari per meglio comprendere direzione e conseguenze dei formidabili cambiamenti in corso. Nell'ultimo decennio, infatti, il controllo delle nascite si è rapidamente diffuso, la sopravvivenza è aumentata, la mobilità è stata sollecitata da fortissime spinte; gli abitanti del mondo sono cresciuti di circa un miliardo e tutti siamo un poco più consapevoli dei limiti del pianeta.
Riproponiamo in supporto libro+CD questo progetto musicale dedicato all’angelo custode, l’amico invisibile sempre presente, sempre vicino, pronto a consigliare per il meglio e, spesso, a tirare fuori dai guai. È un sussidio da utilizzare in parrocchia e a scuola, per l’educazione religiosa, con otto canzoni e drammatizzazione che aiuteranno i bambini ad avvicinarsi alle figure degli angeli, imparando a conoscere il loro ruolo, le loro caratteristiche e
la loro collocazione nel Vangelo, acquisendo così atteggiamenti di rispetto, affetto, lode.
GLI AUTORI
Annarosa Preti. Insegnante di scuola dell’infanzia, dal 1993 è direttrice e coordinatrice della Scuola Materna e micronido “L. Passerini” di Brescia. Collabora, dal 1992, con le Paoline di Roma come autrice di progetti educativi, drammatizzazioni, testi di canzoni per bambini.
livia sabatti. Suora paolina, ha frequentato il DAMS a Bologna; ha seguito la produzione artistica di opere musicali per 15 anni e dal 2011 è la direttrice del settore editoriale Paoline Audiovisivi di Roma. Ha prestato la sua collaborazione per oltre 10 anni alla trasmissione televisiva della Messa su RaiUno come aiuto regista. Ha pubblicato con Paoline alcuni lavori per bambini in qualità di compositrice.
Un simpatico ulivo parlante è il protagonista di questa drammatizzazione con sette canzoni sul tema della Pasqua, delle tradizioni e dei simboli che la rappresentano: la colomba della pace, le campane, le uova decorate e quelle con la sorpresa...
Le canzoni sono vivaci e coinvolgenti e arricchiscono la recita con suoni e gioiose atmosfere.
Dedicata ai bambini dell’età della scuola dell’infanzia e del primo biennio della primaria, questa proposta è utilizzabile sia a scuola, sia in parrocchia, ed è un’occasione per acquisire conoscenze e valori, per imparare a lavorare insieme e festeggiare l’arrivo della Pasqua e della primavera grazie al gioco del teatro e della musica.
Contenuti del Cd
• Sette canzoni e relative basi musicali.
Contenuti del liBro
• Copione teatrale, testi e partiture delle canzoni (28 pagine).
titoli CanZoni
Din don din don dan Albero antico Oggi è Pasqua Bella colomba bianca La festa delle uova La primavera è arrivata Buona Pasqua a te Basi musicali delle canzoni
autori annarosa preti. Insegnante di scuola dell’infanzia, dal 1993 è direttrice e coordinatrice della Scuola Materna e micronido “L. Passerini” di Brescia. Collabora, dal 1992, con le Paoline di Roma come autrice di progetti educativi, drammatizzazioni, testi di canzoni per bambini. livia sabatti. Suora paolina, ha frequentato il DAMS a Bologna; ha seguito la produzione artistica delle opere musicali Paoline per 15 anni. Ha prestato la sua collaborazione per oltre 10 anni alla trasmissione televisiva della Messa su RaiUno come aiuto regista. Ha pubblicato con Paoline alcuni lavori per bambini in qualità di autrice delle musiche.