Questo saggio inaugura l'anno di celebrazioni dell'Unità d'Italia prendendo in esame le opere letterarie di due protagonisti del Risorgimento: Giuseppe Garibaldi e il gesuita Antonio Bresciani, meno noto del primo, ma non inferiore a lui per vis polemica. Giuseppe Garibaldi, autore dei quattro romanzi - Clelia, il governo dei preti; Cantoni il volontario; I mille; Manlio - trova nell’invenzione letteraria un’arma in più, e non meno affilata, per battersi contro la Chiesa e l’apparentamento tra potere spirituale e potere temporale del papato. Di contro, Antonio Bresciani, suo acerrimo avversario politico, è autore di una feroce Trilogia scritta su commissione di papa Pio IX, in cui lancia il suo anatema contro i rivoluzionari francesi, giacobini, massoni, socialisti ritenuti degenerati cospiratori e diffamatori dell’autorità del papa.
Superando la tradizionale visione individualistica, il volume propone una lettura della sofferenza psichica come fenomeno relazionale, non riducibile solo al funzionamento del singolo individuo ma come evento che acquista significato entro la rete di relazioni in cui il soggetto è inserito. Questa differente lettura della patologia psichica implica l'elaborazione di metodi di cura che prevedano la relazione molteplice tra individui come strumento di cambiamento. Compito del curante è dunque quello di predisporre progetti terapeutici capaci di includere le reti relazionali significative del paziente, come la famiglia, i gruppi, i contesti di appartenenza.