Il libro nasce con due obiettivi. Il primo è didattico/formativo. Desideriamo comunicare ai colleghi più giovani, in crescita e sviluppo professionale, quello che riteniamo di avere imparato e capito in tanti anni, svolgendo attività professionale, formazione, supervisione, ricerca, elaborazione teorico-clinica. Il testo pone molta attenzione alla centralità dei pazienti, ognuno diverso dall'altro, ognuno con la propria specificità; alla relazione terapeutica, all'analisi del set(-ting) che si adopera. Alla necessità di tenere conto dei confinanti/interagenti: neuroscienze e realtà biologica, tenendo in considerazione il livello etnico/antropologico/familiare ecc. Con i colleghi più "maturi" ci auspichiamo di poter dialogare. Il secondo obiettivo è quello di cercare di contribuire allo sviluppo e alla qualità della psicoterapia. Disciplina, oggi, molto più consapevole che in passato ma, contemporaneamente, assai variegata, sfaccettata, diversificata: rigorosa o naif, aperta o fideistica rispetto ai modelli; con approfondita attenzione in senso terapeutico o inconsapevole ingenuo tirare avanti: legato all'interesse del professionista più che alla responsabilità della cura.
Come funziona il lavoro psicoterapeutico, e più ampiamente clinico? Che cosa lo caratterizza? Che cosa può produrre il cambiamento terapeutico? Sulla base di tali interrogativi il volume esplora a fondo il «fare gruppi» come dimensione delle relazioni umane, definendo le condizioni ottimali perché il dispositivo gruppale sia efficace e risponda ai bisogni per i quali è stato attivato. Nella riflessione sui diversi aspetti del suo funzionamento, di particolare importanza il problema della operatività clinica, della formazione dei terapeuti, della correttezza della prassi operativa, della ricerca e dei side effects, ovvero come far sì che il gruppo corrobori i processi di crescita ed evolutivi e non rafforzi invece spinte regressive.
La mafia è un'organizzazione psicopatologica oppure no? Ancor prima di rispondere a questa domanda, è necessario interrogarsi su cosa si debba intendere per "psicopatologia". Esiste la psicopatologia o possiamo conferire a questo termine un alone semantico più ampio che prenda in considerazione aspetti della vita psichica della persona il cui valore intrinseco va inteso in rapporto al contesto culturale di riferimento? È una questione non di poco conto se si considera la mafia come un'organizzazione con una sua propria cultura, ovvero con propri codici valoriali e comportamentali. Dai contributi presenti in questo volume, non emergono nei membri della mafia quadri psicopatologici specifici, ma formazioni identitarie noi-centriche che ostacolano qualsiasi forma di crescita emotiva e individuale, autonoma e consapevole: indifferenza relazionale, distacco emotivo e una certa scissione psicologica fra ciò che è buono (la mafia) e ciò che è cattivo (chi si oppone alla mafia) sembrano caratterizzare la psicologia (patologica) di costoro. Ma è nella riflessione sulle vittime (indirette e dirette) delle mafie che la psicopatologia si rivela, in tutta la sua drammaticità, con storie di depressioni, di sindromi post-traumatiche, di comportamenti additivi, di forti stati di ansia, ecc. Articolandosi fra dati di ricerca, esemplificazioni cliniche e riflessioni teoriche sulle organizzazioni mafiose e sulle vittime di mafia, il volume si rivolge ad un ampio pubblico di lettori interessato a comprendere le dinamiche psicopatologiche che qualificano il fenomeno mafioso.
Questo saggio inaugura l'anno di celebrazioni dell'Unità d'Italia prendendo in esame le opere letterarie di due protagonisti del Risorgimento: Giuseppe Garibaldi e il gesuita Antonio Bresciani, meno noto del primo, ma non inferiore a lui per vis polemica. Giuseppe Garibaldi, autore dei quattro romanzi - Clelia, il governo dei preti; Cantoni il volontario; I mille; Manlio - trova nell’invenzione letteraria un’arma in più, e non meno affilata, per battersi contro la Chiesa e l’apparentamento tra potere spirituale e potere temporale del papato. Di contro, Antonio Bresciani, suo acerrimo avversario politico, è autore di una feroce Trilogia scritta su commissione di papa Pio IX, in cui lancia il suo anatema contro i rivoluzionari francesi, giacobini, massoni, socialisti ritenuti degenerati cospiratori e diffamatori dell’autorità del papa.
La ricerca sulla valutazione della psicoterapia è sempre più attenta ad essere utile alla clinica, al pensiero su di essa, alla qualità del servizio erogato ai pazienti, alla formazione, alla credibilità sociale della disciplina. Le sfide che propone oggi sono: diventare una prassi legata al lavoro quotidiano, collegata alle responsabilità della presa in carica della vita di persone sofferenti; fornire dati credibili su cui esercitare pensiero condiviso e confronto; aiutare a costruire il valore, la trasparenza, l'etica e la credibilità del lavoro psicoterapeutico. Cinquant'anni di studi hanno confermato che la psicoterapia funziona, e se adeguata come rigorosità e chiarezza dei modelli operativi e della congruenza del metodo e della formazione del terapeuta alle problematiche del paziente, funziona bene. Questo volume, frutto di una significativa iniziativa comune dell'Università di Palermo e della Society for Psychotherapy Research (SPR), raccoglie i contributi di M. Lambert e R. MacKenzie. due fra i principali studiosi che nel mondo si occupano di ricerca in psicoterapia, gli interventi di noti studiosi italiani ed alcuni interventi istituzionali. Il quadro variegato che ne emerge mostra il livello di maturazione raggiunto e le differenze tra l'esperienza nord-americana e quella europea.
Superando la tradizionale visione individualistica, il volume propone una lettura della sofferenza psichica come fenomeno relazionale, non riducibile solo al funzionamento del singolo individuo ma come evento che acquista significato entro la rete di relazioni in cui il soggetto è inserito. Questa differente lettura della patologia psichica implica l'elaborazione di metodi di cura che prevedano la relazione molteplice tra individui come strumento di cambiamento. Compito del curante è dunque quello di predisporre progetti terapeutici capaci di includere le reti relazionali significative del paziente, come la famiglia, i gruppi, i contesti di appartenenza.
Il gruppo clinico-dinamico è diventato, sia nella cura che nell'intervento psicosociale, uno dei principali ed effettivi strumenti di lavoro e una delle maggiori potenzialità della psicologia clinica. Il testo, rivolto non solamente agli operatori ma anche agli studenti e agli specializzandi, si pone come guida alla metodologia del lavoro con i gruppi.
QUESTO VOLUME RAPPRESENTA IL PROSEGUIMENTO E LA REVISIONE DEL LAVORO DI SISTEMATIZZAIZONE SCIENTIFICA SUL LAVORO CLINICO CON I GRUPPI E SULLA LORO VALENZA TERAPEUTICA NEI SERVIZI SOCIO PSICHIATRICI E CLINICO SOCIALI. UNA NUOVA PUBBLICAZIONE DEL TESTO ATTRAVERSO IL CERCHIO. LAVORARE CON I GRUPPI NEL SERVIZIO PUBBLICO." QUESTO NU OVO TESTO E`AL CONTEMPO UNA EDIZIONE RIVEDUTA DEL PRECEDENTE VOLUME ED UN LAVORO NUOVO ED ORIGINALE. IL RISULTATO DI QUESTO LAVORO OFFRE UN QUADRO AGGIORNATO SULLE ESPERIENZE DEL LAVORO DI CURA CON I GRUPPI CHE IN QUESTI ANNI SONO STATE COMPIUTE NELLE REALTA ISTITUZIONA"