"Senza preghiera non ci sarà sinodo". Queste parole di papa Francesco ricordano che ogni momento sinodale della Chiesa è innanzitutto un evento dello Spirito santo, un evento di preghiera e di grazia, in cui la Chiesa, oltre a essere parte attiva, riconosce e confessa la propria umana debolezza e invoca l'aiuto di Dio. È ciò che mettono in luce, ciascuna con tratti specifici, due preghiere della tradizione cristiana: l'"Adsumus", con la quale si apre ogni assise sinodale, e la "Nulla est, Domine", utilizzata in chiusura di sinodi e concili. Questo libro si presenta come un dittico scritto a quattro mani. La prima tavola, scritta da Luciano Manicardi, monaco di Bose e biblista, offre una rilettura meditativa delle due preghiere, attenta alle fonti bibliche, alle assonanze patristiche e alle dinamiche antropologiche e spirituali in gioco nelle assemblee ecclesiali: queste preghiere possono così diventare strumento utile per vivere con più consapevolezza ogni assemblea comunitaria e sinodale. Nella seconda tavola, il teologo Andrea Grillo articola una riflessione teologica di ampio respiro che alla luce del Vaticano II ridice l'identità ecclesiale in modo fedele alla tradizione e al contempo creativo: spinge così a ripensare le forme della ministerialità e a formare tutti alla responsabilità ecclesiale. Un libro ricco e denso che aiuta il lettore a scoprire l'affascinante sfida e la promessa di novità che ogni sinodo rappresenta per la Chiesa. Uno strumento rivolto a presbiteri, educatori e laici che guidano gruppi e animano assemblee in parrocchie, associazioni e commissioni che si riuniscono per "camminare insieme".
Alcuni pensano che l'abbandono di ogni riferimento al cristianesimo sia un bene per l'uomo moderno. Altri invece che è venuto il tempo di considerare con attenzione il contributo che la fede cristiana piò dare al vivere sociale. Da questa prospettiva ha preso le mosse il ciclo di conferenze raccolte in questo libro promosse dall'Associazione Procultura Monzese nella rassegna "Sentieri per l'infinito 2022". Questo tempo è pieno di straordinarie possibilità positive ed è anch'esso tempo di Grazia; non di meno che è necessario porsi rispetto ad esso in modo evangelicamente critico. Prefazione di Davide Brasca.
Le Sacre Scritture ci svelano in molte occasioni l'importanza del profeta. Dall'Antico al Nuovo Testamento, infatti, l'ascolto della Parola del Signore viene mediato da questa figura, la sola in mezzo al popolo capace di rivelare la volontà di Dio. Gesù stesso, poi, compie la profezia; il profeta, allora, diventa tale solo se anche testimone, rivelatore di una parola vissuta e vivibile. Questo volume desidera approfondire quelle che possono definirsi "urgenze profetiche" di questo tempo: i cristiani, cioè, devono tornare a farsi narratori affascinanti della speranza che li abita e incamminarsi fiduciosi verso le "periferie dell'esistenza", portando a tutti gli uomini la bellezza del Vangelo.
È a partire dalla coscienza della morte che l’uomo si comprende e si relaziona al mondo e agli altri. Perché proprio nel porre un limite alla vita, la morte le dà forma e possibilità di senso. Solo ciò che muore è vivo, mentre ciò che non muore, neppure vive. La certezza della morte (incerta omnia, sola mors certa, nelle parole di sant’Agostino), da sempre alla base della cultura umana, è oggi posta radicalmente in discussione in Occidente, in quella che i sociologi chiamano la società postmortale, una società insofferente dei limiti, che grazie alla tecnica e al progresso medico tenta di far indietreggiare la morte, di intervenire sulle sue cause, di modificarne le frontiere, di spingere sempre oltre i limiti della longevità umana. Davanti allo scenario di un’umanità che può pensarsi a-mortale, Luciano Manicardi si interroga sulle conseguenze di questa rimozione. Che cosa è diventata la morte? Ma soprattutto chi siamo diventati noi, se la morte non è più memoria del limite? Non c’è il rischio che nutrendo il sogno dell’onnipotenza l’uomo contemporaneo si trovi ancora più solo e smarrito di fronte alla morte? Proprio a questo crocevia occorre recuperare la sapienza che nasce dal riconoscimento del limite, non solo come fine, ma anche come confine, soglia, e dunque possibilità di un nuovo inizio.
Luciano Manicardi è monaco della comunità di Bose. La sua riflessione, attenta all’intrecciarsi dei dati biblici con le acquisizioni più recenti dell’antropologia, riesce a far emergere dalla Scrittura lo spessore esistenziale e la sapienza di vita di cui è portatrice. Tra i suoi libri: Il corpo: via di Dio verso l’uomo, via dell’uomo verso Dio (2005); L’umano soffrire. Evangelizzare le parole sulla sofferenza (2006); Guida alla conoscenza della Bibbia (2009); La fatica della carità. Le opere di misericordia (2010).
La fase di passaggio alla seconda metà della vita è un momento critico dell’esistenza dell’uomo. A esso si arriva impreparati, se ne rimane sorpresi, magari sconvolti fino a esserne schiacciati. Ma se si accetta di attraversare la crisi senza rifiutare ciò che ci sta accadendo, ma imparando a conoscere la propria finitezza e i limiti che segnano la propria vita, essa potrà rivelarsi non solo un tempo di oscurità, ma anche un’occasione di nuova luce, non solo una minaccia e un pericolo, ma anche un’opportunità di crescita e di maturazione. “Non sprecate le crisi! Ben gestite, esse sono dei veri doni del Cielo!”.