Amore, follia, sacrificio. E poesia. Per Alda Merini c'è una relazione quasi necessaria tra quel "grande, inconfessabile languore amoroso" che è la follia, e la scrittura, vissuta come esperienza fisica prima ancora che come vocazione letteraria. "La poesia", scrive, "non è solo una missione; è anche e soprattutto un lavoro manuale" che attinge "alle forze della natura". In questo processo è il corpo il vero protagonista. Un corpo che ha rinunciato, con voluttà e stupore, alla guida rassicurante della ragione per smarrirsi nei labirinti tetri ma affascinanti della pazzia. Per perdersi e scoprire altre, più profonde verità. E soprattutto per poter amare. Questo libro, scabroso e drammatico, "scritto selvaggiamente", documenta gli anni più bui e insieme luminosi della poetessa milanese, gli anni dell'amore maledetto per un uomo "austero, silenzioso e temibile", gli anni dei manicomi e dei centri di riabilitazione mentale, in cui invano i medici hanno tentato di far tacere la poesia. Invece, pare suggerirci Alda Merini, contro tutti i princìpi razionali e le manie di benessere psicofisico, è "sano", a volte, accettare il proprio disagio interiore, lasciare che spiragli di sregolatezza si insinuino nella nostra vita, dando voce a emozioni e sentimenti che diversamente rimarrebbero muti per sempre. Un libro sapiente e visionario, in cui la struggente prosa lirica della poetessa riesce ad amplificare e sublimare la disperazione, rendendoci preziosi testimoni, quasi complici, del suo delirio amoroso...
Francesco di Assisi e Alda Merini insieme. Il santo e la poetessa. Entrambi sono giunti all'abisso e da lì sono stati come "un pazzo che guardava i Cieli". Non hanno più potuto fare a meno di Lui e sono partiti "per il lungo viaggio verso il Signore". Anche noi, con questa novena un po' inusuale, vogliamo incamminarci "per il lungo viaggio". Insieme a Francesco, ad Alda e ai tanti fratelli di questo nostro mondo tormentato cui le loro parole forse riescono a dar voce.
Chi era veramente Alda Merini? Come nascevano le sue poesie? La grande poetessa italiana è una delle figure più enigmatiche e affascinanti del nostro panorama letterario: nessuno scrittore ha nutrito con altrettanta umiltà e autenticità, attraverso le sofferenze dell'esistenza, la sua opera. Nessun poeta assomiglia così profondamente alle sue poesie, che nascono dalla vita, non a tavolino: "prima della scrittura hanno valore le mie mani, i miei occhi, il mio cuore e persino la mia disperazione, e quando scrivo tutto è già compiuto, il mio corpo ha già scritto la sua apologia e persino il mio tradimento". Alda Merini viveva la poesia, prima ancora di scriverla. Per questo spesso "dettava" i suoi versi, non per autocompiacimento ma per un'insistente necessità interiore, un'ispirazione che poteva nascere in qualsiasi momento, come mostra il filmato accluso al libro. Un dvd che documenta con vivacità e delicatezza l'universo umano e poetico di Alda Merini, la sua quotidianità vissuta in mezzo alla gente, con semplicità e coerenza, lontana dal clamore dei media. Il filo conduttore che lega le immagini è proprio il lavoro creativo, il suo dipanarsi, parola dopo parola, attraverso la voce indimenticabile della poetessa, con un ritmo e un tempo che nessuna pagina potrà mai restituire. Forse, sembra suggerirci questa commovente testimonianza, è nell'oralità, e quindi nella relazione umana, e non nella mera scrittura, il segreto - e il significato - della poesia.
L'antologia raccoglie tutti gli scritti in poesia e in prosa, dai capolavori più conosciuti alle pagine dimenticate. Un ampio saggio critico e biografico di Ambrogio Borsani, accreditato studioso della poetessa, contribuisce a rettificare le tante inesattezze diffuse sul personaggio Merini. Per la prima volta le raccolte poetiche degli inizi sono riproposte per intero: “La presenza di Orfeo”, “Nozze Romane”, “Paura di Dio”... Il volume comprende anche notissimi e più recenti titoli come “Vuoto d'amore”, “Superba è la notte” e l'ultimo lavoro, “Il Carnevale della Croce”, insieme ad altre rarità: una breve raccolta risalente al 1982, stampata nel 2009 in soli trentacinque esemplari, di versi in dialetto. napoletano per il secondo marito, Michele Pierri. Accanto alle prose autobiografiche “L'altra verità” e “Lettere al dottor G.”, che testimoniano la straziante discesa agli inferi del manicomio, vengono riproposti integralmente i suoi racconti, da “Il ladro Giuseppe” alle suonate liriche di “Delirio amoroso” a “Il tormento delle figure”. Una sezione di aforismi, fulminanti e divertentissimi, documenta un'attività quasi ventennale. Il volume comprende inoltre una decina di poesie inedite davvero significative.
Aforismi inediti
2007-2009
Poesie religiose. Poesie d'amore. Si potrebbe dire: poesie religiose, ovvero poesie d'amore. E viceversa. Infatti, anche se il libro è diviso in due sezioni ben definite, le diverse fonti ispiratrici partecipano di una medesima accensione.
Anche quando evocano i desideri più profani, i versi di Alda Merini sono attraversati nell'intimo da un senso di perdizione assoluta e di ritrovamento improvviso, di morte e rinascita, di trascendenza irredimibile e di miracolosa congiunzione salvifica.
Reciprocamente i versi che ripercorrono le figure salienti della cristianità e le grandi narrazioni evangeliche insinuano nel discorso spirituale una corporeità fortissima, che si confronta con la più elevata tradizione mistica, aggiungendo quel tocco di devianza e di pensiero paradossale che è da sempre la cifra esemplare della poesia di questa autrice.
Un libro che raccoglie il meglio della più recente produzione di Alda Merini, confermando un'immaginazione poetica assai articolata, sempre vitalissima.
La poesia di Alda Merini si è sviluppata in un flusso continuo, che ha la qualità di un modo di porsi nel mondo: offerta di sé al ritmo indefinito della quotidianità, in una ininterrotta costruzione di rapporti, di possibilità che variamente si intrecciano, si confondono, si sovrappongono, si infittiscono e si districano; presenza dentro il corpo e in mezzo alle cose, ricca certo di sapienza e di passione, intessuta di molteplici echi della cultura e del mito, di suggestioni di un mondo lontano, di parole perdute e indecifrabili, ma tutta esaltata, consumata, bruciata, nel suo darsi, nel suo offrirsi all'occasione, canto e vocalità in totale abbandono, dono divino caduto nella banalità del presente, ma pronto comunque ad accendersi anche in quella banalità, a brillare nonostante tutto, tra gioia e disperazione, tra La più nuda esposizione di sé e il trucco più sontuoso e splendente.
Terribile e dolcissimo, enigmatico e sapiente: chi viene evocato in questo libro è il grande esiliato della coscienza contemporanea, il padre. In tutti i sensi in cui si voglia intendere questa figura così inattuale: il Dio Padre religioso, punto di riferimento di chiunque cerchi con ostinazione e umiltà il senso della propria vita; oppure il padre spirituale, àncora di conforto, confidenza, consiglio, quello che per Alda Merini fu la figura straordinaria di David Maria Turoldo, «un prete che diradava le tenebre, che accarezzava quelle carni rese putride dalla distanza, un prete che era la memoria». Il padre rappresenta simbolicamente l'origine e, nello stesso tempo, il Nulla a cui tutto tende. Lo cerchiamo senza saperlo, come ciechi o sonnambuli, a volte ce ne separiamo con rabbia e superbia, o lo dimentichiamo con insipiente vanità. Ma lui non ci lascia mai, e a noi non è concesso di lasciarlo, sembrano suggerirci questi versi, a tratti visionari e dolenti, ancora una volta di straordinaria potenza espressiva. Rovesciando i termini del rapporto filiale, la poetessa si chiede infatti: «Ma non è l¿uomo che sostiene Dio e , come un eterno Anchise, se lo porta sulle spalle e gli fa attraversare quel fondo di infinita solitudine che è la vita?» Quasi un destino che è impossibile sfuggire o esorcizzare. Un libro toccante che non consola né rassicura, ma interroga con muta insistenza le nostre coscienze di uomini moderni che credono di non avere più bisogno né di santità né, tantomeno, di un padre.
"Mistica d'amore" riunisce cinque opere di ispirazione religiosa composte da Alda Merini fra il 2000 e il 2007, racconti poetici che hanno per protagonisti le figure fondamentali della fede cristiana. Le pagine di "Corpo d'amore" indagano l'enigma di Gesù e il potere del suo amore per gli uomini, "fiamma che sciolse tutti i ghiacciai dell'universo". Riflessioni riprese nel "Poema della croce", al centro del quale si staglia il teatro della crocifissione, il luogo terribile dove il dolore di Dio e quello dell'uomo convergono e la pietà e la speranza sembrano bandite per sempre. In "Magnificat", una Vergine Maria fragile e umanissima rivive il suo smarrimento di fronte al mistero della divinità del figlio e, in "Cantico dei Vangeli", Pietro, Giovanni, Giuda, Pilato, Maria Maddalena intessono con Gesù un dialogo intenso, ciascuno con accenti diversi - pensosi, drammatici o intimi. In "Francesco", infine, il santo di Assisi ripercorre, in un monologo che è a un tempo confessione e preghiera, le tappe fondamentali della sua vita, dalla rinuncia ai beni del padre all'attesa della morte. Ne risulta un unico canto di amore mistico, dove poesia e professione di fede si intrecciano in versi di potente suggestione e grande forza espressiva.
Questo testo è, nello stesso tempo, profonda meditazione sulla vecchiaia e sulla morte ed estemporaneo florilegio autoironico; trattato filosofico sulla colpa e la bellezza e frivola conversazione all'ultimo bicchiere sull'ars amandi; grave memoriale sulle città e sugli amici perduti (da Vanni Scheiwiller a Maria Corti) e comica invettiva contro i rompiballe che ammorbano la vita. Un'antologia di aforismi? Una piccola autobiografia intellettuale? Una mimetica, prosastica raccolta di poesie? "Antenate bestie da manicomio" sfugge a ogni definizione, come il talento della sua autrice, ormai consacrata tra le voci più alte della letteratura italiana.
Questo libro nasce dal ritrovamento, dopo più di trent'anni, di una serie di fogli scritti da Alda Merini nel lungo periodo di internamento in ospedale psichiatrico, quasi un decennio a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta. Si tratta di lettere, poesie, pagine di diario indirizzate in gran parte al dottor G, ovvero Enzo Cabrici, il neuropsichiatra che l'aveva presa in cura e che firma la prefazione al volume. L'esperienza del manicomio è stata centrale non solo nell'esistenza, ma anche per l'opera di Alda Merini la quale, dopo essere stata restituita alla sua famiglia e al suo mondo, ha avviato una riflessione sulla vita all'interno dell'istituto che ha prodotto liriche e prose di grande intensità. Le pagine contenute in questo testo - scritte di getto, su suggerimento degli stessi medici - illuminano invece il percorso di Alda Merini nell'intervallo in cui il processo creativo si era interrotto a causa della malattia: la sofferenza angosciosa, gli incubi prodotti dalle pesanti terapie, la nostalgia delle figlie, la gratitudine per i segni d'amore ricevuti da qualche compagno di sventura e soprattutto, la fiducia nell'uomo "dolce e romantico", vestito dal camice bianco, che le ha restituito il dono salvifico della poesia.