Ci sono modi diversi per raccontare le storie di vita di persone che sentiamo... Ecco forse basta scrivere solo "sentiamo" per avvertire tutto intero il movimento che alcuni destano con forza dentro di noi. La loro storia si può raccontare e scrivere mettendoli al centro di un canovaccio oppure si può raccontare di quello che accade alle vite degli altri grazie alla vita di quello solo. Oltretutto è questo: una biografia delle vite che hanno in modi diversi incrociato la vita di don Tonino Bello. Perché, come scrive Michele Santeramo, "ci sono vite che cambiano le vite".
Welfare. Promozione sociale. Sviluppo del territorio. Ma anche sport, occupazione, cittadinanza. Ma anche impegno, volontariato, professionalità. Ma anche... che cosa? Siamo dinanzi ad un efficace turbinio di parole che tendono a nascondere i significati per privilegiare le forme. Mentre tutto questo accade, le associazioni del terzo settore del Sud Italia chiudono; il diritto alla salute viene minato perché si accrescono le file degli obesi, dei diabetici e degli immobili che non corrono, ma su cui non c'è ancora alcuna IMU; e le solitudini rafforzano il loro indice di penetrazione nelle anime. Emergenza! Urlano preti e porporati, politici ed economisti, avvocati e medici, insegnanti e animatori, guardie e ladri. Senza che nulla accada. E io? Si chiede il bambino di periferia che osserva un intero quartiere senza giardini e non sa dove prendere a calci un pallone. E noi? Si chiedono i giovani genitori, entrambi atipici nei contratti ma molto tipici nei sogni, che tremano non all'idea di fare un figlio ma al pensiero di farlo crescere. E allora? Coraggio e visione innovativa sono necessari per provare a ridefinire azioni di welfare e promozione sociale in questo tempo e per le persone che lo vivono. Si tratta di rileggere segmenti sia di mentalità, sia di modelli organizzativi. E poiché è necessario che sia un po' alla volta, proveremo a fare la nostra parte, iniziando dallo sport. Addirittura! Lo sport ha a che fare con il welfare? Sì. Basta leggere queste pagine per convincersene.
Nonni che lavorano e nonni che si godono la libertà, nonni più impegnati e affaticati di quando lavoravano e nonni in ricerca del loro equilibrio perché comunque non hanno mai smesso di essere anche genitori. Tanti sono i casi. Eppure una cosa è certa: oggi si diventa genitori spesso senza aver mai preso in braccio un bambino piccolo. Per questo motivo sempre più spesso si ricorre ai nonni. La relazione inter-generazionale genera reciproci vantaggi: i nonni, diversamente dai figli lontani da casa per lavoro, possiedono un tempo maggiore per intrattenersi con i nipoti. Sgravati dal peso diretto della responsabilità educativa, possono limitarsi alla sorveglianza delle regole, proporsi come custodi e narratori della storia familiare, esprimere il piacere di condividere con i bambini libertà, fantasia e gioco. Gli asili nido e le altre tipologie di servizio educativo per la prima infanzia devono offrire ai bambini e alle famiglie la possibilità di vivere esperienze sociali stimolanti da un punto di vista intellettuale, ma anche sociale. Le educatrici devono essere consapevoli che accogliere un bambino significa accogliere anche una famiglia, fatta di genitori ma anche di nonni e di comprendere che la loro funzione educativa si colloca in un quadro articolato perché c'è interdipendenza tra le relazioni, che stabiliscono con la famiglia, e le relazioni interne alla famiglia stessa. Ecco perché avete bisogno di questo libro.
Questo libro racconta la storia di una donna siciliana che con la mafia ha fatto i conti denunciandola, nella paura di nuovi attentati e nel ricordo delle violenze subite.
Michela: donna fiera e libera. Ma a caro prezzo.
Si inizia così: con gioco e movimento. Si prosegue con lo sport. Ad attraversare il tutto, la vita nella sua principale rappresentazione, evidente ed indubitabile: il corpo, anche perché, ormai, il dualismo corpo/mente non regge più. Materialisti, fiscalisti, cartesiani e compagnia, le hanno prese di santa ragione. La persona è unità di corpo-anima-spirito. Ma la persona si può scrutare con diverse lenti. Queste pagine una scelta la fanno dall'inizio e la mantengono. Scelgono d'indossare le lenti dell'antropologia cristiana (ammettendo subito, però, i limiti conoscitivi e di intelligenza) e provano a guardare. Propongono un'osservazione, anzi avanzano una descrizione. Sperando di educare attraverso lo sport: questo è l'interesse, lo dicono in molti, dai presidenti federali ai parroci e direttori di oratorio. Lo sport, però, come suggerisce questo volume, è strumento delicato e vigoroso: va padroneggiato, immaginato, progettato, amato e conosciuto. Possiede articolazioni che richiedono approfondimento non per diventare specialisti, ma per non cadere negli stereotipi che, pur necessari per vivere, uccidono la voglia di cercare e capire.