Un saggio sulla ricerca dell'arte di esistere, intesa come capacità di dare senso al tempo e di condurre una vita autentica a partire dalla conoscenza pure necessariamente parziale - della propria interiorità, impossibile da ottenere senza il confronto con il mondo esterno. Riattualizzando il senso della cura di sé, fondamentale nell'antichità ma considerato in tempi più recenti segno di individualismo e di ripiegamento interiore, il volume ne sottolinea la forte valenza etica e sociale, facendo fruttuosamente dialogare i pensatori della classicità - da Socrate a Platone, da Epitteto a Marco Aurelio - con la fenomenologia novecentesca. Riferimento costante nel percorso intrapreso dall'autrice è il principio secondo cui l'educazione all'esistenza è orientamento all'autoformazione della persona, mai insegnamento diretto e normativo.
La mancanza di pensiero, la ripetizione di verità diventate vuote e trite sembrano tra le principali caratteristiche del nostro tempo. Quello che l'autrice propone perciò è molto semplice: insegnare a pensare a ciò che facciamo. Una civiltà che ha cura di sé, e dunque tiene in massimo conto il valore della libertà, non può non dedicare risorse alla formazione di un pensiero autonomo. Per questo vanno organizzati adeguati contesti di apprendimento, che facciano acquisire pratica del come pensare senza prescrivere che cosa si debba pensare né quali verità debbano essere credute.
Nell'ambito delle scienze dell'educazione è quanto mai viva l'esigenza di una teoria della ricerca in grado di orientare processi d'indagine empirica generativa di teorie significative. L'architettura di una siffatta teoria della ricerca può trovare fondamento in una cultura specificatamente permeata da una filosofia fenomenologica, critica e partecipativa. Infatti, la complessità dei fenomeni sociali, tra i quali quelli formativi occupano un posto rilevante, è tale da richiedere una problematizzazione delle procedure d'indagine allo scopo di mettere a punto una cultura delta ricerca adeguata alla specificità dell'oggetto. Nella prospettiva di promuovere una ricerca empirica di tipo trasformativo e alla luce delle discussioni paradigmatiche in atto, il volume propone una cultura della ricerca che individua filosofie, epistemologie, metodi e strategie privilegiando la svolta di tipo qualitativo.
Tutti hanno necessità di ricevere cura e di avere cura. L'essere umano ha bisogno di essere oggetto di pratiche di cura - piano della passività - perché è il ricevere cura a partire dalla nascita la condizione necessaria affinché si dischiudano le stesse possibilità di vita. E allo stesso tempo ha bisogno di essere soggetto di pratiche di cura - piano, dell'attività - ovvero di avere cura di sé, degli altri e del mondo per costruire significato nella sua esistenza. Caratteristica di questo libro è di connettere le radici filosofiche del concetto di cura con i problemi delle pratiche di cura. Particolare attenzione è rivolta alla cura nell'ambito della pratica educativa.
La pratica educativa è una professione ad elevata complessità, poiché chiede di gestire differenti situazioni per le quali non è disponibile un sapere dal valore generale. Ciò rende necessario sottrarre reagire educativo dalla sfera della razionalità strumentale per interpretarlo alla luce di una razionalità che va alla ricerca di una saggezza della pratica. L'azione educativa così intesa ha necessità di un sapere che si apprende dall'esperienza, cioè a partire da un'interrogazione riflessiva della pratica. In questa prospettiva una componente fondamentale della formazione dei pratici è rappresentata dalla disciplina della riflessione, quella riflessione che intensivamente interroga l'esperienza per elaborare orizzonti di senso.