Quale può essere oggi, dopo Nietzsche e Freud, il significato della parola "religione"? Se questa parola ha ancora un contenuto di verità al di là del dogma e degli assetti istituzionali, al di là di ogni distinzione tra politeismi e monoteismi, al di là dei riti e del sentimentalismo, questo contenuto sta nel gesto dell'adorazione. L'adorazione è la parola rivolta a qualcuno o a qualcosa, la parola rivolta a ciò che oltrepassa la significazione, l'appello trasversale che eccede il concetto e il culto e che ritroviamo nella fede, nell'amore, nella poesia, nella comunicazione mondana. Quello che questo secondo volume della decostruzione del cristianesimo cerca di pensare è una maniera, un'andatura, un contegno dello spirito in grado di rispondere alle questioni aperte da questo nostro tempo in cui lo "spirituale" sembra così lontano, prosciugato, abusato.
Il libro
Il sonno non ha mai interessato il pensiero se non come antitesi alla veglia. Jean-Luc Nancy rivolge invece lo sguardo e la riflessione al sonno e al dormiente a partire proprio dal “cadere nel sonno”, da quell’entrare nella notte che ci immerge nel respiro comune del mondo.
Ma le pagine filosofiche che si interrogano sull’”io che dorme” lasciano spesso il posto a splendide pagine poetiche: sulla notte, sulla ninnananna e il cullare, sul dormire insieme degli amanti.
L'autore
Jean-Luc Nancy, uno dei filosofi più innovativi nel panorama internazionale, ha insegnato Filosofia all’Università di Strasburgo. Nelle nostre edizioni ha pubblicato, tra gli altri, Il ritratto e il suo sguardo (2002).
Da uno dei filosofi contemporanei piu' originali e discussi, una riflessione sulla liberta', la pluralita' costitutiva del soggetto e il senso della comunita'.
Jean-Luc Nancy riesce a tratteggiare con misura e leggerezza i contorni fondamentali della questione fondamentale del volume: che cosa significa essere giusti, in che senso la giustizia non è solo applicazione della legge, qual è la tensione tra l'universalità della legge e la singolarità irripetibile delle persone sottoposte a essa, che cosa significa dare a ciascuno secondo i propri bisogni, che cosa sono i "bisogni" di cui parlava Marx. Tutto questo, senza rinunciare a un discorso rigoroso, capace di problematizzare le cose dette e le opinioni correnti, e senza rinunciare al tentativo di parlare anche ai più lettori più giovani.
Il testo raccoglie undici brevi interventi di Nancy effettuati nel corso di una trasmissione radiofonica proposta da France Culture tra il 2002 e il 2003. Può esistere qualcosa come una cronaca filosofica? La ragione, si sa, esige l'incondizionato: come si concilia questo con l'intento narrativo e puramente informativo che sta alla base di ogni cronaca? La riflessione di Nancy prende le mosse proprio da tale questione, per poi svilupparsi attraverso i temi più vari: dalla filosofia come forma di vita al monoteismo, dal politico al quotidiano. Il filosofo si assume così il rischio di pensare il presente senza partire da quella che è la malattia cronica della filosofia: presupporre un senso già dato che i fatti dovrebbero necessariamente dimostrare.
In cielo ci sono tante cose: aeroplani e nuvole, il sole e le stelle. E per una parte dell'umanità ci sono anche gli dei, o un Dio. Non tutti ci credono, ma tutti riconoscono il mistero dell'esistenza. Allora, lassù nei cieli c'è qualcuno? Il creatore di tutte le cose? Possiamo parlarne? E come? Come possiamo comprendere che gli umani se lo siano figurato in tante maniere diverse questo essere invisibile? E che per altri, al contrario, i cieli siano vuoti? Il testo è la trascrizione di una conferenza tenuta al Centre dramatique di Montreuil all'interno di un ciclo di "Petit conférences" destinate ai bambini. È un discorso rivolto ai bambini e in dialogo con loro sul tema di Dio e del cristianesimo. Gli uditori, fra i sei e i dodici anni, erano bambine e bambini, molto attenti durante tutto l'intervento e non hanno mancato di fare domande. Età di lettura: da 12 anni.
In questo testo lo sguardo dell'autore si rivolge alla costituzione della realtà, nella sua forma singolare e plurale. Quello che la tradizone filosofica ha chiamato "essere" non è che la relazione originaria attraverso cui le singole esistenze si incrociano in un nodo comune. A partire da questo presupposto il libro di Nancy si presenta non come un trattato sistematico bensì nella forma di un'interrogazione profonda e radicale della nostra contemporaneità: dei suoi bagliori e delle sue rovine, dei suoi idoli e delle sue potenzialità. Dal dispiegamento della tecnica alla società dello spettacolo, dalla mondializzazione alla metamorfosi dei corpi, dalla fuga del senso alle sue nuove configurazioni. Introduzione di Roberto Esposito.
"Il teatro è la cessazione del segreto, se il segreto è quello dell'essere in sé o quello di un'anima ritratta in un'intimità. È l'in se stesso o l'intimità che come tale esce e si espone. È il "mondo come teatro" così come lo conosciamo fin da Calderon e da Shakespeare, ma così come in effetti tutta la nostra tradizione - almeno fin dalla caverna platonica - l'ha rimuginato, quel "mondo come teatro" in quanto verità, proprio come e proprio perché il corpo si rivela la verità dell'anima: verità che si spinge anch'essa sulla scena o più precisamente verità che fa scena." (Jean-Luc Nancy)