Che cos’è il pentecostalismo? È un modo nuovo e autonomo di scoprire il cristianesimo per popoli che lo hanno conosciuto storicamente attraverso il volto dei colonizzatori e dei missionari che si muovevano al loro seguito? Di certo si tratta di una forma di religiosità che oggi è seguita da almeno un quarto dei due miliardi di cristiani nel mondo. Che cosa accade quando questo nuovo tipo di cristianesimo, poco vicino alla Chiesa di Roma e alquanto distante dalle Chiese protestanti storiche, si trapianta in Europa? L’Europa diventerà forse terra di missione per le nuove Chiese pentecostali africane, asiatiche e latino-americane?
Come mai dal messaggio di Gesù sono nate tante chiese diverse fra loro, sette pacifiche e violente, movimenti di riforma sociale e utopie rivoluzionarie, visioni sull'imminente fine del mondo e strategie politiche, gruppi capaci di contrastare le ingiustizie sociali e altri accomodanti con il potere? Il libro, adottando un approccio sociologico attento alla storia del cristianesimo, fornisce una risposta, prendendo alla lettera l'inizio del vangelo di Giovanni: in principio era la Parola. La parola è quella data da Gesù alla sua prima comunità; una parola data che diventa oggetto del lavoro della memoria, fonte di controversie davanti alle quali si impone l'idea che solo l'autorità può garantire la verità del messaggio lasciato da Gesù. Tuttavia la formazione di un'organizzazione di tipo gerarchico depositaria della verità - il modello della chiesa -, lungi dal risolvere i conflitti, li ha dilatati attraverso i secoli, sino ai giorni nostri. L'altra forma organizzata, la setta, ha continuato a mettere in discussione il monopolio della parola di Gesù da parte di un'unica autorità. Nella dialettica fra chiesa, sette e movimenti di tipo mistico, il cristianesimo mostra tutta la sua intrinseca capacità di creare movimento nelle società.