Questo è il libro dei libri di Panikkar. Un'introduzione indispensabile alla sua opera e al messaggio della sua vita
«Mi era stato richiesto in più occasioni di elaborare una sintesi del mio pensiero, di pubblicare, cioè, un testo che potesse intitolarsi La mia Opera. Mi sono reso conto che in effetti il lavoro l’avevo già fatto, avendo preparato in questi ultimi anni le introduzioni ai vari volumi dell’Opera Omnia: esse sono a volte nuove stesure, a volte scritti rieditati e adattati per introdurre la nuova organizzazione dei lavori.
Tutti i miei scritti rappresentano non solo un problema intellettuale della mia mente, ma una preoccupazione del mio cuore e, ancor più, un interesse reale della mia intera esistenza, che ha cercato per prima cosa di raggiungere chiarezza e profondità studiando seriamente i problemi della vita umana. Forse con stupore di molti, posso dire tuttavia che nessuno dei miei articoli o libri è stato scritto al fine di esprimere me stesso, o perché sentivo la spinta a scrivere o perché mi proponevo volutamente di scrivere qualcosa. Furono tutte stesure occasionali, suggerite dalle circostanze, volute da amici, sollecitate da incontri o convegni. Ciò significa anche che non ho mai considerato i miei libri tanto seriamente da supporre che rappresentino tutta la mia esperienza e tutte le mie intuizioni, il che non vuol dire che non abbia sempre cercato di essere coerente, che non abbia sofferto per trovare l’espressione giusta, ma che non considero possibile una trasposizione opposta, per così dire, dagli scritti alla mia vita - nonostante il fatto che tutti questi siano trasposizioni dalla vita in idee. Ho sempre fatto uno sforzo immane a scrivere non come occidentale o come indiano, non come cristiano o hindu, e neppure come uomo dei nostri tempi, per quanto ciò sia possibile e compatibile con l’argomento trattato.
Ciò che desidero esprimere è la sensazione sempre presente che "la lettera uccide" e che la parola scritta non è ambasciatrice esclusiva della vita alla coscienza.
Ora che ho fatto lo sforzo di riunire i miei scritti per argomenti, mi accorgo che lo schema di questa Opera Omnia rappresenta il percorso non solo del mio pensiero, ma anche della mia vita, senza esaurirne, come dicevo, l’esperienza».
Raimon Panikkar
Al cuore del messaggio filosofico e teologico di uno dei massimi pensatori viventi
Questo volume nutre l’ambizione di presentare, anche se in forma molto schematica, una visione della realtà, una cosmovisione, differente dalla cosmologia vigente nella cultura dominante. La visione trinitaria della realtà, infatti, non si limita alla concezione che si suole chiamare cristiana: è molto più ampia e universale. L’umanità ha sempre avuto consapevolezza, più o meno chiara, di un Mistero superiore, trascendente o immanente all’Uomo. Se ascoltiamo come l’umanità ha espresso la comprensione di se stessa e del cosmo, possiamo scorgere tre grandi visioni: la visione monista, la visione pluralista (in ultima analisi dualista) e la visione a-dualista sulla quale si basa la visione cosmoteandrica. Questa visione ci dice che la realtà non è formata né da un blocco unico indistinto - sia esso divino, spirituale o materiale -, né da tre blocchi o da un mondo a tre livelli - il mondo degli Dei (o della Trascendenza), il mondo degli uomini (o della Coscienza) e il mondo fisico (o della Materia) -, come se si trattasse di un edificio a tre piani. La realtà è costituita da tre dimensioni relazionate le une con le altre - la perichôrêsis trinitaria -, così che non solo una non esiste senza l’altra, ma tutte sono intrecciate inter-in-dipendentemente. La prima sezione è dedicata a uno studio generale sulla Divinità e a uno più particolare sui suoi volti (capitoli 1 e 2), la seconda sezione riporta un commento sulla Trinità cristiana e sull’Uomo come essere trinitario nella visione antropologica, ellenica e cosmica (parti prima e seconda).
A ricapitolazione della problematica viene introdotta una visione più ampia chiamata Trinità radicale, cioè la visione cosmoteandrica, descritta prima nel suo aspetto generale poi nella sua forma di spiritualità (sezione terza). Inutile dire l’importanza di questo volume in quanto tratta della visione universale dell’Uomo come microcosmo, immagine del Tutto, visione che riconosce all’Uomo la sua dignità in rapporto a Dio e al Cosmo.
Lo spazio e il tempo sono oggi scossi dalla scienza e dalla tecnologia e l'incontro fra i popoli e le loro tradizioni si fa sempre più problematico creando scontri di civiltà e problemi di convivenza. Si è tanto sofferto per i fanatismi politici, religiosi e culturali, che siamo legittimamente assetati di una comprensione universale. Un tipico esempio di questa mentalità è la sindrome del villaggio globale. Per nobile che sia l'intenzione, rimane pur sempre il risultato della mentalità colonialista. Eppure c'è sete di vera comprensione: "Non possiamo vivere in un mondo a compartimenti. L'altro diviene un problema proprio perché invade la mia vita ed è irriducibile al mio modo di vedere. Se un estremo è pensare che noi siamo nel giusto e gli altri in errore, l'altro estremo è ritenere che siamo tutti adatti per un tipo di villaggio globale". Fra questi due estremi, emergono sempre più le parole pluralismo e interculturalità a rappresentare un terzo atteggiamento, fondamento di una comprensione universale. Interculturalità non significa relativismo culturale (una cultura vale l'altra), né frammentazione della natura umana. Il rispetto della dignità umana esige il rispetto culturale, inscindibile da una mutua conoscenza - senza la quale cadremmo nella tentazione di imporre la nostra cultura a modello della convivenza umana.
Per mito, nel linguaggio di oggigiorno, s’intende qualcosa di irreale o semplicemente una leggenda più o meno fantastica. Con la parola mythos, invece, si deve intendere quello che tradizionalmente significava, vale a dire un modo diverso che gli uomini hanno di esprimere una convinzione, o piuttosto una verità che non è necessariamente «chiara e distinta» alla ragione e che, ciò nonostante, si accetta come ovvia e quindi non ha bisogno di essere dimostrata.
Il messaggio dei miti non può essere trasmesso con una riflessione esclusivamente razionale. Troppo spesso si è considerato il concetto come il migliore strumento della parola in quanto tende all’univocità necessaria per l’intelligibilità. Tuttavia ridurre il logos a concetto porta a un suo serio impoverimento, con gravi ripercussioni sulla vita umana stessa. Di fatto l’uso più corrente della parola è simbolico, perciò polivalente, non univoco e salva il discorso dal grande pericolo dell’oggettivismo, il quale facilmente porta al fanatismo. Il mito egizio (raccontato da Platone) che vede nella scoperta della Scrittura l’inizio della degenerazione della cultura racchiude una qualche verità. Un pensiero puramente oggettivo non permette altre interpretazioni. Una deduzione logica univoca non permette alcuna deviazione: 2 + 2 = 4 e solo 4. Il simbolo invece ci permette di superare l’oggettivismo senza cadere nel soggettivismo. Il simbolo non è né oggettivo né soggettivo; sta nella relazione e quindi il dialogo è indispensabile per pensare bene – e anche per vivere bene. La natura umana non è individualistica. L’uomo non è riducibile all’individuo e nemmeno a un semplice concetto. Per questo il discorso sul mito ci porta necessariamente a parlare del mezzo più potente che l’uomo ha per avvicinarsi alla realtà e ai suoi simili: il simbolo.
Conclude questo primo tomo una riflessione sul culto, cioè sul rito in quanto simbolo in azione, espressione fondamentale dell’homo religiosus ed attività che l’uomo compie in comunione con il cosmo per il sostentamento dell’universo: il rito è infatti l’azione che consente al secolare di essere vissuto nella sua sacralità.
Filosofo, studioso delle religioni, teologo, uomo del dialogo tra le culture, uomo ponte tra l'occidente e l'India, Panikkar decide di mettere come primo tomo della sua Opera Omnia la mistica: Mistica, pienezza di vita. Due possibili interrogativi; il primo: "con tutto ciò che ha scritto doveva iniziare con un fenomeno così particolare, così al limite, un po' eccessivo...?" La seconda, "perché iniziare dalla fine, da quel raggiungimento così sublime che è solo di pochi?" Il primo interrogativo è di stampo laico un po' scettico, il secondo è invece di stampo un po' devoto-spirituale. La si guardi da un lato o dall'altro la mistica è spesso colta come una cosa eccessiva, per gli uni quasi fastidiosa e patologica, per gli altri irraggiungibile e sublime. Panikkar e con lui una importante tradizione del pensiero religioso delle grandi religioni e dello stesso Cristianesimo ci capovolgono le difficili difficoltà sulla mistica. La mistica non è né una stranezza né una performance per superdotati; è una fondamentale dimensione dell'uomo. L'uomo è fatto per non vivere di solo pane, ma mantenersi in relazione con il mistero. L'uomo interroga il mistero ed il sovrannaturale di continuo, anche quando lo nega. Proprio nella mistica il dialogo - il comprendersi tra religioni e culture - attua più direttamente la dimensione mistica e originale in ogni uomo; l'uomo si interroga sul senso della vita e si apre al mistero, all'ineffabile.
Quando nel 1954, sacerdote cattolico, mi recai per la prima volta in India, la terra di mio padre, vidi che il grande problema, anche mio, era quello del rapporto tra "induismo e cristianesimo": questo fu il primo titolo del libro che aveva come sottotitolo "Il Cristo sconosciuto dell'induismo". Ricordo che fu il mio grande amico Bede Griffiths a suggerirmi di invertire il titolo con il sottotitolo e gliene sono sempre stato grato. Desidero sottolineare inoltre che il tema del libro ha costituito da sempre il problema centrale della mia vita, come mostrano le diverse date delle varie introduzioni alle differenti edizioni. Ribadisco che l'aggettivo "sconosciuto" riferito a Cristo vale anche per il cristianesimo storico. Ho suggerito ripetutamente che l'incontro delle religioni, indispensabile oggigiorno, implica una mutazione nella stessa autocomprensione delle religioni e in questo caso dello stesso cristianesimo. Dopo essere stato storicamente ancorato per quasi due millenni alle tradizioni monoteistiche originate da Abramo, il cristianesimo deve meditare sulla "kenosis" di Cristo e avere il coraggio, come nel primo Concilio di Gerusalemme, di svincolarsi dalla tradizione ebraica (il cui simbolo era la circoncisione) e dalle tradizioni romane senza rompere con esse, lasciandosi fecondare dalle altre tradizioni dell'umanità.
Panikkar Raimon La pienezza dell'uomo
Nato a Barcellona nel 1918, di madre spagnola e cattolica di padre indiano e hindu, laurea in chimica, in filosofia e teologia, dal 1946 prete, fu incardinato nella diocesi di Varanasi in India, stabilì un piccola casa sul Gange dedicandosi completamente a studio, preghiere, meditazione e scrittura. Una volta al mese si recava dal suo vescovo, nella città santa dell’induismo, per lavorare e riflettere insieme; fu invitato a Harvard per ricoprire una cattedra; da allora trascorse quattro cinque mesi all’anno negli Usa, il resto in India, mantenendo contatti vivi con l’Europa; divenne uno dei grandi pensatori del secolo XX; egli rappresenta un punto di incontro tra Oriente e Occidente, è emerito di studi religiosi all’università di California. Ora vive una vita ritirata a Tavertet sulla cima di una verdeggiante collina della Catalogna nei pressi di Barcellona. Nella sua ricchissima biblioteca legge, riflette, medita, prega e continua a scrivere. I suoi grandi centri di interesse sono Dio, L’uomo e i Cosmo; il Cristo - la Trinità - l’Uomo; il mistero della realtà “cosmoteandrica”; il dialogo delle religioni e delle culture; rifiutandosi di relativizzare la propria fede, si lascia interpellare dalla pluralità delle culture, dalle credenze, dalle teologie e si impegna coraggiosamente nel dialogo: il v. costituisce una grande sintesi della sua ricerca e frutto di una riflessione profonda sul messaggio evangelico, sulla tradizioni delle chiese orientali e occidentali, sul pensiero millenario e l’esperienza vissuta dell’India traccia nuove vie di apertura di incontro di dialogo tra le culture e le religioni. Sono in programma presso Jaca Book altri suoi fondamentali scritti, inediti in italiano