Paolo VI ha amato la Chiesa. E nella sua prima Enciclica, l'"Ecclesiam suam", pubblicata cinquanta anni fa, invita la Chiesa ad approfondire la coscienza di se stessa; a confrontare l'immagine ideale con il volto reale; a scendere a dialogo con il mondo. "La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio". Rileggendo gli insegnamenti di un grande innamorato della Chiesa, siamo invitati tutti ad amare la Chiesa, e a sentirci fieri e onorati di farne parte.
Autorevoli maestri introducono e commentano il "Credo del popolo di Dio": la più significativa, recente e sintetica presentazione della fede cattolica. Contiene la versione integrale della preghiera proclamata da Paolo VI come atto conclusivo dell'Anno della Fede. Il 30 giugno 1968 - al termine dell'Anno della Fede, indetto per il XIX centenario del martirio degli apostoli Pietro e Paolo - Paolo VI proclamò una solenne professione di fede, chiamata sin da allora "Credo del popolo di Dio". In occasione del nuovo Anno della Fede, indetto da Papa Benedetto XVI per il cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, si ripropone questa splendida professione di fede con alcune note di lettura affidate ad autorevoli teologi e interpreti della odierna vita ecclesiale.
Il 30 giugno 1968 – al termine dell’Anno della Fede, indetto per il XIX centenario del martirio degli apostoli Pietro e Paolo – Paolo VI proclamò una solenne professione di fede, chiamata sin da allora Credo del popolo di Dio.
Il Successore di Pietro ritenne utile, per confermare la fede dei propri fratelli, ricordare loro la ricchezza e la profondità delle verità rivelate e invitarli ad aderire col pensiero e col cuore a Cristo, Maestro e Salvatore.
In occasione del nuovo Anno della Fede, indetto da Papa Benedetto XVI per il cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, si ripropone questa splendida professione di fede con alcune note di lettura affidate a d autorevoli teologi e interpreti della odierna vita ecclesiale.
Resta infatti attuale la domanda posta da Paolo VI il 30 ottobre 1968: “Che sarà di noi? Saremo tra i fortunati che avranno il dono della fede? Si, rispondiamo; ma è dono che bisogna avere prezioso, bisogna custodirlo, bisogna goderlo, bisogna viverlo”.
Paolo VI (Giovanni Battista Montini), è stato il Papa del Concilio. Ricordato anche come il papa della modernità per la sua capacità di percepire e rispondere ai problemi della società, di lui si ricordano anche l'infaticabile lavoro a favore della pace, la fermezza nella difesa dei valori cristiani e l'attenzione con la quale seppe leggere gli anni della contestazione giovanile. Questo volume raccoglie ventiquattro testi scritti dal Papa tra il 1963 e il 1978, gli anni del suo pontificato. Ventiquattro omelie pronunciate durante le Sante messe, celebrate nelle più diverse occasioni dell'anno liturgico che compongono un compendio di commenti al Vangelo sintetico.
Il libretto ripropone la "professione di fede" pronunciata da Papa Paolo VI in piazza San Pietro il 30 giugno 1968, alla chiusura dell'Anno della Fede e nel diciannovesimo centenario del martirio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Per Benedetto XVI questo documento attesta "quanto i contenuti essenziali che da secoli costituiscono il patrimonio di tutti i credenti hanno bisogno di essere confermati, compresi e approfonditi in maniera sempre nuova al fine di dare testimonianza coerente in condizioni storiche diverse dal passato". Un testo ancora fresco e attuale per i cristiani d'oggi.
Paolo VI si trovava ad essere capo della Chiesa in un'epoca in cui molte cose venivano rimesse in questione; in un'epoca in cui presso monaci e altri poteva introdursi una certa confusione tra diversi carismi, diverse tradizioni, differenti modi di rispondere alle incalzanti necessità dell'immediato. Era dunque importante che i fondamenti dottrinali di tutto il rinnovamento monastico venissero riaffermati con insistenza e in modo talvolta pressante. Paolo VI non scrisse - né era suo compito farlo - un trattato De monachatu.
Tuttavia dall'insieme di ciò che egli disse sarebbe possibile ricavarne uno il cui titolo potrebbe senza dubbio esprimersi pienamente così: De monachatu in Ecclesia Christi. Ciò che egli proponeva è, in realtà e soprattutto, una ecclesiologia del monachesimo.
In questo libretto vengono riportati due discorsi tenuti nel 1959 dall'allora cardinale Giovanni Battista Montini, Arcivescovo di Milano, divenuto papa col nome di Paolo VI. Sono due discorsi che ricordano il centenario della battaglia di Magenta e il centenario della liberazione di Milano dagli austriaci.
I testi qui selezionati e raccolti di Paolo VI intendono evidenziare la forte e ricca personalità di questo uomo di Dio che si è trovato a vivere anni molto difficili nella conduzione della Chiesa e, contemporaneamente, anni pieni di contrasti e di violenze nella società italiana,nel mondo. Di questa figura dall’alto spessore spirituale e culturale vengono messe a disposizione alcune delle sue linee guida, convogliate in sprazzi tematici: la parola di Dio,l’amore riconciliato,lo stupore della croce,la presenza continua di Dio,l’arte come strumento di comunicazione delle meraviglie divine, la preghiera e l’impegno cristiano. “Nel turbinio della storia del suo tempo con le grandi sfide alla dignità umana e alla vita stessa della Chiesa (si pensi alla cosiddetta “contestazione” del Sessantotto, con il susseguirsi di momenti tragici di crudeltà e violenze assurde), Paolo VI (…) è sempre stato un uomo di forza d’animo e di profonda serenità attinta nella luce della croce e della risurrezione di Cristo”. (Giorgio Basadonna)
AUTORE Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini, nasce a Concesio (Brescia), il 26 settembre 1897 e conclude il suo pellegrinaggio terreno a Castel Gandolfo nella residenza estiva papale,il 6 agosto 1978. Ordinato sacerdote nel 1920, prosegue gli studi di diplomazia ecclesiastica a Roma. In breve tempo consegue tre lauree (filosofia, diritto civile e diritto canonico). Nell’ottobre 1924 entra nella Segreteria di Stato e nel 1944 collabora strettamente con Pio XII. Alla morte di Schuster,viene nominato arcivescovo di Milano. Nel 1962 partecipa attivamente alla preparazione del Vaticano II.Il 21 giugno 1963, alla morte di Giovanni XXIII, viene eletto papa. Lavora molto a favore del dialogo ecumenico e interreligioso, affronta i problemi del postconcilio, gli anni di piombo con la morte di Aldo Moro e apre vie nuove per la missione evangelizzatrice della Chiesa. Chiusa l’indagine giuridica il 18 marzo 1999, ora è Servo di Dio.
Si tratta di una raccolta ragionata di testi di Paolo VI sulla gioia, tema caro alla tradizione spirituale cristiana. La figura di Paolo VI, noto soprattutto come un Papa di grande spessore culturale, emerge in queste pagine come quella di un vero maestro spirituale, appassionato di Crsito e testimone della gioia del Vangelo.
L’obiettivo di questa raccolta è quello di offrire al lettore l’opportunità di avvicinarsi a ciò che l’Eucaristia è e significa per il credente e per l’intera comunità cristiana.
I testi scelti non sono opere di speculazione teologica, né di riflessioni ascetiche, bensì delle comunicazioni spirituali che, partendo dalla fede certa di un cristiano e di un pastore, esortano alla gratitudine per il grande dono della presenza di Cristo, alla partecipazione al suo sacrificio, alla comunione con il Signore e con i fratelli.
Un libro che testimonia della grande fede di Paolo VI e della sua passione per l’uomo.
Paolo VI (Giovanni Battista Montini) nacque a Concesio (BS) nel 1897. Papa dal 1963 al 1978, guidò la Chiesa al tempo del Concilio e negli anni dei grandi cambiamenti che ne seguirono. Ebbe particolare devozione per l’Eucaristia cui dedicò numerosi scritti.
Questo libro racconta la vita dell'istituzione più longeva dell'umanità: le radici nell'antichità remota con Abramo e Mosè, Cristo e gli Apostoli in Palestina, Pietro e Paolo che avviano la Chiesa nella grande Roma, fino a papa Bergoglio. Storia che spesso coincide con quella dei Papi: dai perseguitati a quelli che la consolidano come Leone e Gregorio Magno, salvano nei monasteri il patrimonio culturale della civiltà greco-romana; affrontano male l'ondata islamica e le Crociate, ma aprono all'aria fresca degli Ordini mendicanti. Si buttano nel potere temporale, battagliando con il grande imperatore Federico II; e in quello mondano, provocando lo schiaffo di Lutero e la salutare rigenerazione del Concilio di Trento. Agli splendori del Rinascimento italiano i Pontefici hanno dato la basilica di San Pietro con la cupola di Michelangelo, il colonnato del Bernini, la magia della Cappella Sistina e le Stanze di Raffaello; i Musei vaticani prima attrattiva del turismo colto del mondo. Nel rovescio, la piaga del nepotismo e i Papi guerrieri, i vescovi feudatari e principi col popolo di Dio emarginato, i processi dell'Inquisizione e il caso clamoroso di Galileo. L'Unità d'Italia sloggia il Papa dal Quirinale, liberandolo finalmente da un potere temporale ormai imbarazzante. Mussolini con il Concordato del 1929 ha dato forma allo Stato vaticano: tanto minuscolo territorialmente quanto libero di svolgere la missione per la quale la Chiesa è stata creata due millenni fa.
Anno dopo anno, la straordinaria avventura che ha lasciato un segno indelebile nella storia del pontificato di papa Wojtyla: dal Giubileo del 1984 all'incompiuta di Colonia 2005, in ogni Giornata mondiale della Gioventù Giovanni Paolo II ha cantato, gioito, pregato, pianto con le sterminate folle di giovani sedotti dal suo carisma magnetico. Aneddoti, curiosità e, soprattutto, le appassionate parole del Papa ai giovani arricchiscono un libro dal sapore fresco e leggero, pensato per chi vuole scoprire l'essenza forse più autentica della santità di Wojtyla: l'essere stato un uomo immedesimato come nessun altro nei desideri, nelle paure, nei dubbi, nelle speranze e nelle inquietudini dell'età più bella, preziosa e fragile della vita.