Chi sono Yahweh, Dio, Allah, e le altre divinità del pantheon induista, o di quello greco, egizio? «Dio» sembra essere una presenza costante e nient’affatto monolitica, anzi multiforme e ricchissima di sfumature, nella vita dell’uomo. Cosa sono quindi le «religioni»? Cosa significa tracciarne una storia oggi, agli albori del secondo millennio? Quali sono le radici profonde del fondamentalismo, così prepotentemente attuale oggi, e dell’universalismo religioso? Che sfide devono affrontare le grandi religioni di massa nell’epoca della globalizzazione?
Sono domande cui Paolo Scarpi tenta di fornire una risposta, offrendo un’ampia panoramica che intreccia passato e presente, e che suggerisce molteplici punti di vista su temi apparentemente «intoccabili». Ma ciò che più preme all’autore, ancor prima che fornire risposte, è formulare le domande giuste, restituendo alle parole il loro significato più autentico: è quindi necessario rivedere il nostro stesso concetto di «religione», stabilire il peso dei filtri storici e sociali attraverso i quali osserviamo e viviamo il fenomeno religioso. Perché «si fa presto a dire Dio», basandoci su convinzioni e credenze tanto radicate da sembrare verità incontrovertibili e nient’affatto complesse. Al contrario, l’esercizio del dubbio e del pensiero critico si rivelano strumenti indispensabili anche per chi intende ricercare le tracce dell’eterno nella storia.
27 ottobre 1986. Papa Wojtyla convoca ad Assisi le religioni del mondo per un'inedita "Giornata mondiale di preghiera per la pace". Lo "Spirito di Assisi" è ancora vivo nei cuori di moltitudini di uomini perché sono stati i 30 anni trascorsi fin qui a mostrare quanto potente e lungimirante fu l'ispirazione che animò quella e le successive "Giornate" (1993, 2002, 2011, 2016): la pace è un dono di Dio, non è "religione" quella che fa guerra in Suo nome.