Settimo volume della collana "Graphé", che si propone come corso completo di studi biblici di base. Ogni volume presenta in modo chiaro il quadro complessivo di riferimento per le singole sezioni bibliche, proponendo lo stato attuale della ricerca. Questo volume è una guida nella lettura e nell'approfondimento delle lettere autografe di Paolo: il lettore è accompagnato negli articolati e complessi itinerari delle lettere paoline ed è condotto verso il sublime della grazia, della libertà e dell'amore di Cristo.
Prima sinossi paolina bilingue organizzata secondo quattro criteri innovativi: cronologico, infratestuale, sistemico-semiotico e grafico. L’applicazione di questi criteri permette di cogliere le diversità stilistiche, argomentative e contenutistiche delle lettere di Paolo e di mettere in piena luce la ricchezza di un pensiero multiforme e inesauribile.
La combinazione dei criteri scelti offre un prospetto di tredici sezioni principali, con ulteriori suddivisioni interne: la lettura delle introduzioni alle singole sezioni aiuta a comprendere, in dettaglio, i livelli sinottici interni.
La Lettera ai Filippesi è l’ultima lettera autoriale di Paolo. Essa è indirizzata, in contesto di prigionia, a una comunità che attraversa fasi di persecuzione nel clima politico-religioso avverso. Il registro argomentativo esplicito e implicito che attraversa la lettera è quello della mimesi, intesa come riproduzione che ripresenta e rappresenta il vangelo di Cristo. Il valutare con discernimento l’unica realtà che conta (l’annunziare Cristo, l’umiltà e l’obbedienza e la tensione verso la chiamata superiore di Dio in Cristo) dinamizza l’alterità irriducibile di Cristo e l’assimilazione del modo di vivere e di pensare dei credenti in lui.
Paolo dimostra di assumere le tipologie diffuse nell’ambiente (il morire come guadagno, le metafore della libagione e dello sport agonistico, l’iniziazione misterica) per reinterpretarle nell’orizzonte del rapporto con Cristo.Per la prima volta nel NuovoTestamento a Gesù Cristo Signore è attribuito il titolo di «salvatore».
In diversi tratti la traduzione è originale (cfr. il phronein con il valutare e non con il sentire o il pensare; essere conformi nel presente e non nel futuro al corpo glorioso di Cristo).
Antonio Pitta, presbitero, è ordinario di NuovoTestamento presso la Pontificia Università Lateranense, membro della New Testament Society e docente invitato presso la Pontifica Facoltà Teologica di Napoli, dell’Emilia Romagna e Pugliese. Ha pubblicato i commentari esegetici alla Lettera ai Galati (Bologna, 20093), alla Lettera ai Romani (Milano 2001, 20093) e alla 2Corinzi (Roma 2006). Inoltre, ricordiamo: Sinossi paolina (Cinisello Balsamo [MI] 1994), Il paradosso della croce (Casale Monferrato [AL] 1998) e Paolo, la Scrittura e la Legge (Bologna 2008). Con Paoline, dopo il grande commentario alla Lettera ai Romani. Nuova versione, introduzione e commento (2001, 20093), ha pubblicato Trasformati da Cristo (Milano 2005, 20093); Per me il vivere è Cristo (Milano 2009). Collabora con diverse riviste specialistiche, fra cui Biblica, Estudios Biblicos e Rivista Biblica Italiana. I commentari e i saggi pubblicati lo collocano fra i maggiori esperti delle lettere autoriali di Paolo.
L’autore,attraverso una lettura originale biblico-teologico e spiritualedelle maggiori lettere paoline, ci fa imbattere nell’apostolo Paolo, schiavo e prigioniero di Cristo, il quale ci travolge nel suo vangelo sperimentato, assorbito,reso vivo in pelle. Ecco alcune delle accentuazioni peculiari: – Il cristiano è chiamato a vivere il Cristo in una relazione d’amore. – Il vangelo di Paolo è tutto incentrato sulla signoria di Cristo. – La Chiesa è il corpo vivo di Cristo. – L’eucaristia come ripresentazione, rappresentazione e riproduzione di Cristo in noi.
AUTORE Antonio Pitta, nato a Lucera (Foggia) nel 1959,presbitero,ha conseguito il dottorato in esegesi biblica presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma nel 1991 e il diploma in scienze patristiche presso l’Augustinianum di Roma. Attualmente è decano della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale,sezione S.Tommaso, ed è ordinario del corpus paolinumpresso la stessa ed è invitato per la metodologia biblica presso il Pontificio Istituto Biblico.Coordinatore dei neotestamentaristi e membro del consiglio di presidenza dell’Associazione Biblica Italiana,ha al suo attivo diverse pubblicazioni, fra cui Disposizione e messaggio della lettera ai Galati (Roma 1992), Sinossi paolina (Cinisello B. 1994), Lettera ai Galati, introduzione, versione e commento (Bologna 20002), Il paradosso della croce. Saggi di teologia paolina (Casale M. 1998). Con Paoline ha pubblicato: Lettera ai Romani. Nuova versione, introduzione e commento (2001, 20093); Trasformati dallo Spirito. Lectio divina sulle lettere di Paolo(2005,20093).
I tre termini del titolo - Paolo Scrittura Legge - costituiscono il 'campo minato' dell'esegesi paolina, in riferimento sia all'interpretazione dei testi sia al ritratto dell'Apostolo.
Dagli anni '70 questo campo ha iniziato a mutare contorni, ad opera degli studi sviluppati nel mondo anglo-americano e definiti come New Perspective. Gli ambiti principali di tali ricerche riguardano: il giudaismo come religione non del legalismo e settaria, bensì del nomismo del patto e universale; il Common Judaism e i giudaismi; il movimento cristiano e i cristianismi; la separazione delle vie tra giudaismo e cristianesimo; il contesto storico-sociale delle comunità paoline; il rhetorical criticism, che dà la priorità alla disposizione originale scelta da Paolo nelle sue lettere; i diversi gradi di intertestualità tra le citazioni bibliche, i contesti di partenza (l'Antico Testamento) e quelli di approdo (Paolo e le sue comunità); la detronizzazione della giustificazione per la sola fide e il partecipazionismo dell'essere in Cristo; il tentativo di 'deluteranizzare' Paolo; la decostruzione e la ricostruzione della teologia degli avversari; la rilevanza e l'irrilevanza della Legge nell'etica paolina…
Il saggio sulle complesse relazioni tra Paolo, la Scrittura e la Legge prende come riferimento principale alcune delle "grandi lettere" paoline (1 e 2 Corinzi, Galati e Romani, Filippesi), giacché è in questo ambito che maggiormente risalta tale rapporto triangolare.
Intorno al 50 d.C. l'apostolo Paolo si reca per la prima volta a Corinto. La missione non sembra ottenere un grande successo, anzi, le continue situazioni di tensione nella comunità - la più turbolenta tra quelle alle quali ha annunciato il vangelo - e con lui, lo obbligano non soltanto a visitarla più volte ma anche a cercare di guidarla a distanza, con lettere, quando è impossibilitato a raggiungerla. Ha inizio così una frequente corrispondenza epistolare che non ha uguali con altre comunità con cui l'Apostolo era in contatto. In questo contesto si inserisce 2 Corinzi. È la più autobiografica delle lettere di Paolo. L'Autore difende il suo ministero dai diversi detrattori: riconciliato con Dio sulla strada di Damasco, è chiamato ora ad annunciare a chiunque il Vangelo. Nello scritto risalta l'io di Paolo con tutti suoi sentimenti e i modi di pensare. Una lettera che volutamente rifiuta lo stile retorico, per essere colloquiale e comunicare al lettore un messaggio di grande attualità: parlando di sé, Paolo delinea il modello da seguire nel ministero per chiunque e in qualsiasi comunità cristiana.
Le Lettere di Paolo sono una sintesi teologica altissima e nello stesso tempo indicano un percorso di spiritualità di grande spessore. Paolo ha contemplato Cristo e ha parlato del mistero cristiano con una profondità irraggiungibile; meditare i suoi testi significa attingere alla fonte più genuina del mistero di Cristo Gesù, morto e risorto per indicarci una strada d'accesso a Dio, non condizionata dalla paura della legge. L'autore, studioso del pensiero paolino, con queste pagine offre una introduzione mistagogica alla vita cristiana, così come Paolo l'ha contemplata e annunciata nei suoi scritti.
La Lettera di S. Paolo ai Romani è uno dei testi più alti e più impegnativi della letteratura paolina, che affronta grandi temi teologici: l'universalità e la gratuità del dono della salvezza che si ottiene per mezzo della fede in Cristo; la fedeltà di Dio; i rapporti tra giudaismo e cristianesimo; la libertà di aderire alla legge dello Spirito che dà vita. Si tratta qui di una nuova traduzione e di un commento completo, il primo nella tradizione esegetico-teologica italiana. Come in tutti i libri di questa collana, è peculiare l'analisi esegetica dettagliata della Lettera e la metodologia che adotta non solo il metodo storico-critico, ma anche l'analisi retorico-letteraria. A cura di A. Pitta.
Nel XX secolo alla Lettera ai Galati è stato dedicato un commento all'anno: il dato prova più di ogni discorso l'interesse suscitato dalla Lettera. L'ampio commentario di Pitta senza ignorare gli altri processi esegetici, quanto al metodo, preferisce l'analisi retorico-letteraria, con un continuo e forte riferimento al testo esaminato. Quanto ai contenuti, l'autore dà un ampio spazio non solo alla sezione nota come dottrinale (Gal 3,1-4,31), ma anche a quella autobiografica (Gal 1,6-2,21) e a quella esortativa (Gal 5,1-6,18). La scelta va sottolineata, perché di solito l'ultima sezione è messa in ombra, mentre è ricca di implicazioni kerygmatiche e morali. Circa il tema della giustificazione, Pitta sostiene: "L'affermazione della fede in Cristo, come unica condizione della giustificazione, non significa che questa fede non ha bisogno di prodursi in una morale dell'amore oppure nelle opere che esprimono un'etica consequenziale. Paolo e Giacomo sono meno distanti e meno contrastanti di quanto sembri a prima vista: forse Paolo non avrebbe esitato a sottoscrivere le asserzioni di Giacomo, perché la giustificazione mediante la fede comunque s'incarna e si verifica nella vita 'secondo lo Spirito'. Il confronto tra la concezione della giustificazione in Paolo e Giacomo deve dunque tener conto dei livelli argomentativi o retorici diversi, in base ai quali la 'sola fede' non significa che questa rimane inoperosa e incapace di opere".
L'autore
ANTONIO PITTA, presbitero, è ordinario di Nuovo Testamento presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale (Napoli), di cui è Preside. Coordinatore degli studiosi di Nuovo Testamento per l'Associazione Biblica Italiana, è anche membro dell'internazionale New Testament Society. Fra le sue pubblicazioni: Disposizione e messaggio della lettera ai Galati. Analisi retorico-letteraria (Roma 1992); Sinossi paolina (Cinisello Balsamo 1994); Lettera ai Galati. Introduzione, versione e commento (Bologna 2000); Il paradosso della croce. Saggi di teologia paolina (Casale Monferrato 1998); Lettera ai Romani (Milano 2001).
Il libro
Con le due lettere che sono confluite nella 2Corinzi canonica - la lettera della riconciliazione (2Cor 1-8) e quella polemica (2Cor 9-11 ) - è trasmessa ed affidata alle comunità cristiane di tutti i tempi la magna charta del ministero o dell'apostolato cristiano. Costretto a difendersi da accuse infamanti che tendono a screditare il suo ministero, Paolo intesse le due più elevate apologie del suo apostolato, facendo parlare non tanto la sua autorità di apostolo di Cristo, quanto le dinamiche del suo profondo rapporto con Cristo e con le sue comunità. Diverse sono le calunnie che risaltano dalle due lettere inviate alla comunità di Corinto, tra il 55 e il 56 d.C., forse da Filippi: un carattere incostante, di chi rivede spesso i propri progetti di viaggio alla volta di Corinto per non affrontare di petto i suoi avversari; la subdola intenzione di mercanteggiare la Parola di Dio o il vangelo di Cristo per finalità lucrative: sono le accuse che gli giungono in Macedonia quando detta la «lettera della riconciliazione». Intanto sembra che la polemica con la comunità stia risolvendosi con il pentimento di coloro che hanno posto in discussione le credenziali del suo apostolato: l'arrivo di Tito in Macedonia rasserena il cuore di Paolo con le notizie sulla positiva disponibilità dei Corinzi. Per questo può riprendere, con fiducia, la questione spinosa della colletta per i poveri della Chiesa madre di Gerusalemme, esortando i Corinzi a gareggiare in generosità con i Macedoni. Bisogna riprendere l'iniziativa interrotta da un anno e considerarla non come semplice raccolta di danaro bensì come benedizione, amore, grazia, generosità, comunione, liturgia e servizio.
Purtroppo l'orizzonte si rabbuia con la nuova ondata di accuse che rimbalzano subito dopo l'invio della lettera della riconciliazione (2Cor 1-9): da avversari esterni alla comunità Paolo è calunniato di essere remissivo e debole da vicino o di persona, mentre è aggressivo e forte per via epistolare; non presenta credenziali degne di rilievo per chi, come i «super-apostoli», è stato inviato per evangelizzare, in quanto mancano i prodigi e i segni dell'apostolato: persino l'evangelizzazione gratuita in Acaia dimostra la carenza di amore per i Corinzi; e nel tipo di comunicazione del vangelo si rivela incolto nell'arte retorica. In un clima di accesa polemica che coinvolge nuovamente la comunità di Corinto, che ha dato credito ai suoi nuovi detrattori, Paolo indirizza la sferzante «lettera polemica» (2Cor 10-13), annunciando finalmente una visita punitiva a Corinto. Le risposte di Paolo non lasciano irrisolte le accuse ingenerate dall'interno e dall'esterno della comunità; il suo è un ministero sostenuto dalla permanenza della gloria di Dio nel suo apostolato, dalla libertà dello Spirito, dall'amore di Cristo, dalla gratuità nelle fatiche per il vangelo, dall'intenso amore per quanti ha evangelizzato e dalla potenza di Cristo nella sua debolezza. Le prove delle sue difese non sono verbali né astratte, come quelle di un mestierante che si serva del vangelo per millantare credito, bensì sono attestate dalle ferite subite per Cristo e che, come apostolo, porta indelebili sul suo corpo. Senza finzioni o sotterfugi si presenta ai suoi lettori, con la speranza di riconquistare la comunità che gli ha procurato le maggiori sofferenze nell'apostolato: i destinatali sono invitati a guardare oltre l'apparenza, a contemplare l'avanzare della necrosi e della vita di Cristo nel loro corpo mortale, a lasciarsi finalmente riconciliare con Dio da quanti con e come Paolo sono stati scelti per esercitare l'apostolato cristiano.
Poiché si presenta con estrema sincerità e verità di fronte a chiunque, con la 2Corinzi Paolo inaugura quel grande filone della tradizione cristiana definito come theologia cordis: la teologia del cuore o della sede in cui Dio ha posto la caparra dello Spirito e dove Gesù Cristo scrive la più autentica lettera di raccomandazione che sia stala prodotta, con i nomi dei credenti che incide non con l'inchiostro bensì con io Spirito del Dio vivente.
La 2Corinzi canonica può essere definita come il più bel sermo corporis di Paolo: la lettera scritta con il corpo o con la propria persona, colta in relazione vitale con Cristo e con la propria comunità. Nei confronti di Cristo si assiste ad una dinamica tensione tra la morte e la vita, tra la permanenza progressiva della gloria di Dio e la momentanea leggerezza della tribolazione; nei confronti della comunità, si stabilisce una relazione paragonabile non tanto a quella, pur significativa e necessaria, fra amici che devono dimostrarsi tali soprattutto nelle prove, quanto a quella di un padre che si spende e si consuma sino alla fine per amarla, nonostante i tradimenti, e per presentarla come vergine casta, data in sposa a Cristo l'unico suo sposo.
Quando si è colti dalle tribolazioni e dalla debolezza, la 2Corinzi rappresenta l'alimento necessario perché nessuna prova scoraggi chi è stato chiamato dal Signore a svolgere il ministero dello Spirito e della riconciliazione.
Mediante la combinazione del metodo storico-critico e dell'analisi retorico-letteraria, A. Pitta offre un accattivante commentario esegetico a quella che diversi esegeti considerano la più difficile delle lettere paoline.
La Lettera ai Romani rappresenta una delle vette più elevate e impervie del Nuovo Testamento, se non dell'intera Sacra Scrittura. Definita anche il Vangelo di Paolo, o addirittura il Vangelo tout court, essa presenta problemi di lettura e interpretazione molto difficili ma fondamentali per capire il contenuto essenziale della fede cristiana.Queste pagine seguono passo passo lo svilupparsi del pensiero teologico paolino che passa, con serrato argomentare, attraverso grandi temi dell'antropologia e della teodicea: la giustizia divina nei suoi versanti positivi (elezione e salvezza) e in quelli negativi (la collera e l'indurimento del cuore); il ruolo incomparabile di Cristo e quello dello Spirito; le domande essenziali dell'uomo sul suo destino e su che cos'è il bene e il male; i rapporti tra la chiesa, nuovo Israele, e il popolo della prima elezione'Accanto a un'esegesi sicura e profonda, di cui l'autore è riconosciuto maestro, queste pagine rispettano l'esigenza di ogni lectio divina: trasformare il contenuto biblico-teologico in nutrimento dell'anima del credente di oggi.
Destinatari
L'opera è destinata alla pratica della lectio divina, sia individuale che comunitaria. Sarà particolarmente utile ai gruppi di spiritualità e riflessione biblica.
Autore
Antonio Pitta, presbitero della diocesi di Lucera-Troia (FG), ha conseguito il dottorato in esegesi biblica presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. È vicepreside della Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale e coordinatore degli studiosi di Nuovo Testamento dell'ABI. Ha pubblicato varie opere di esegesi neotestamentaria.