Non c'è paragrafo del Nuovo Testamento che non rinvii all'evento della Crocifissione. Quale parola può dunque fl uire da una morte così turpe? Come può l'arte della persuasione declinarsi con l'evento più scandaloso della storia umana? Tale paradossale congiungimento è stato possibile soltanto a condizione che gli autori raggiungessero il grado zero della retorica: una retorica senza orpelli, dove forma e contenuto sono inscindibili poiché, in tal caso, la forma è il contenuto, lo stile è il messaggio, la parola è il silenzio. Se fin dall'epoca patristica si è cercato di cogliere il messaggio persuasivo del Nuovo Testamento, tuttavia nel corso dei secoli troppe volte si è sminuito o addirittura trascurato il nesso tra stile e contenuto. È quanto si propongono i due autori. Essi hanno individuato 105 voci che riassumono sistemi argomentativi, figure e tropi che innervano gli scritti del Nuovo Testamento. Se ne offre la definizione, se ne elencano esemplificazioni testuali e se ne illustra la funzione contenutistica. Dopo la Sinossi paolina bilingue (San Paolo, 2013), gli autori offrono un altro strumento innovativo e completo, in grado di condurre verso la bellezza dei contenuti nel Nuovo Testamento.
"Giustificati per grazia" scandaglia la tematica della giustificazione in tutte le lettere di Paolo, comprese quelle delle sue tradizioni. In sintonia con il metodo storico-critico, l'analisi retorica epistolare apre nuovi orizzonti sulla giustificazione. Già prima di Paolo la giustificazione è messa in relazione a Cristo, reso da Dio strumento di espiazione, secondo la fede condivisa delle comunità protocristiane. Introdotta nel contesto polemico della Lettera ai Galati e in funzione della figliolanza divina, la giustificazione per grazia si trova al centro della Lettera ai Romani e assume un ruolo preventivo in quella ai Filippesi. Quando esplode il dilemma sulle vie della giustificazione, Paolo opta decisamente per la fede in Cristo e non per le opere della Legge. Lo Spirito vivifica l'unica giustificazione in Cristo e la rilancia in vista della giustificazione sperata. Nell'evangelo di Paolo, giustificazione e partecipazione sono non alternative, ma accomunate dalla grazia e dalla croce di Cristo. Della giustificazione per grazia non si dirà mai abbastanza, perché è universo simbolico che coinvolge diversi interlocutori. Non una dottrina, ma l'evangelo della giustificazione è quel che rende sempre attuale l'essere giustificati per grazia.
Nell'anno dedicato da papa Francesco al pregare, una collana di testi di autori internazionali per imparare a dialogare con Dio. Prefazione di papa Francesco.
La lettera a Filemone ha visto negli ultimi decenni un'esplosione bibliografica. Il commentario di Antonio Pitta si caratterizza per l'analisi storico-sociale della schiavitù e il metodo retorico-epistolare alla lettera. Da tale duplice metodo emerge che Onesimo non è uno schiavo fuggitivo, né è rimandato a Filemone come semplice raccomandato di Paolo, suo amico. Piuttosto la lettera è inviata affinché Filemone riaccolga Onesimo come fratello in Cristo e lo rimetta a disposizione di Paolo durante la prossima evangelizzazione. Generato alla fede in Cristo, dalla predicazione di Paolo, Onesimo è da accogliere non più come schiavo, ma come fratello amato.
Nel corso del tempo si è considerata la giustificazione per la sola fede come il nucleo della teologia di Paolo. Antonio Pitta, uno dei massimi paolinisti, rimette al centro un tema che percorre tutte le lettere paoline: la speranza. Ne segue il nascere e il plasmarsi, dai primi scritti (1 Tessalonicesi) fino al testamento postumo (2 Timoteo). L'analisi per ordine cronologico permette di cogliere il passaggio dal Dio della speranza a Cristo nostra speranza, fino alla speranza nella vita eterna; dalla parusia di Cristo (lettere autografe) alla sua epifania (lettere pastorali). Non dove si andrà, ma con chi si sarà, oltre la morte, è l'essenza della speranza: essere «in Cristo» per essere sempre «con il Signore». Mai riportata negli elenchi delle virtù, come invece l'amore e la fede, la speranza è evento, dono e condizione. In tale dinamica si conferma l'importanza dello Spirito: esso è la fonte della giustificazione sperata. Il volume si chiude riflettendo su quali conseguenze trarre dalla centralità della speranza nel pensiero e nella mistica di Paolo e come possa contribuire a una moderna teologia della speranza.
Diritto e fede si incontrano nella storia che è, all'un tempo, luogo concreto di verifica del modo in cui la ricerca della regola si confronta con l'aspirazione al conseguimento di un risultato di giustizia, nonché strumento essenziale del disegno redentivo. Poiché Legge e giustizia sono termini relazionali che chiamano in causa la teodicea e gli esseri umani, la svolta decisiva si verifica quando l'evento più illegale, che è la crocifissione di Cristo, diventa il centro della giustificazione e della giustizia divina. Da questo paradossale centro focale, Paolo ripensa la storia della salvezza - dalla creazione all'eschaton - estendendo gli orizzonti della giustizia divina alla predestinazione, l'elezione, la libertà e il destino dell'essere umano. Accennate in altre lettere, le tensioni tra giustizia e Legge sono affrontate soprattutto nella Lettera ai Romani: l'evangelo di Dio in cui Paolo raccoglie le sfide sulla Legge e la giustizia per dipanarle con qualsiasi destinatario.
Attraverso la metafora della Chiesa, paragonata a una barca a vela guidata dallo Spirito, Antonio Pitta affronta i numeri più sofferti e affascinanti della "Dei Verbum" (nn. 11-13). Poiché la Sacra Scrittura deve essere letta e interpretata con lo stesso Spirito con cui è stata scritta, protagonista assoluto dell'ispirazione nella Bibbia è lo Spirito Santo. Alla rivelazione che raggiunge il culmine con l'incarnazione della Parola, risponde l'ispirazione dell'autore, del testo e del lettore coinvolti in ogni pagina della Bibbia. La Bibbia non è per pochi, né per una parte, ma per la Chiesa e per l'umanità poiché contiene la Parola di Dio rivolta a ogni persona per cogliere il senso della propria vita.
Fin dal giubileo della misericordia (2016), papa Francesco aveva pensato a una domenica da dedicare «interamente alla parola di Dio, per comprendere l'inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo» (Misericordia et misera 7). Quella intuizione si è tramutata in realtà con la domenica della Parola istituita con un documento che nel titolo (Aperuit illis) richiama le parole rivolte dal Risorto ai discepoli incamminati verso Emmaus. Con l'acutezza del biblista che lo contraddistingue, l'Autore illustra gli orientamenti delineati da papa Francesco in continuità con la tradizione magisteriale più recente. Inoltre evidenzia quelle che considera peculiarità proprie di papa Francesco: la Bibbia come libro del popolo, l'ispirazione in azione continua tra l'autore umano e la comunità in ascolto, l'inscindibile relazione tra la Scrittura e la Tradizione, l'impulso della Scrittura verso la carità o l'amore per il prossimo. Aperuit illis inizia con il cuore dei discepoli di Emmaus e termina con la Parola che abita nel cuore umano per essere messa in pratica: il presente volume illumina il senso delle tappe di questo percorso nella consapevolezza che si «impara a conoscere il cuore di Dio dalle parole di Dio» (Gregorio Magno).
Il volume contiene una raccolta delle meditazioni tenute ai presbiteri della curia romana durante i periodi forti dell’anno liturgico: Avvento, Quaresima e il tempo di Pasqua. Esse hanno messo a fuoco il tema del discepolato come imitazione di Cristo e conformazione a lui, riletto attraverso la vita, il ministero e la predicazione dell’Apostolo Paolo. Il testo che il lettore avrà tra le mani, dunque, potrà essere d’aiuto a cogliere in modo unitario l’esperienza dell’essere credente: accogliere l’invito del Cristo, e decidere di seguirlo, comporta un vero e proprio cambiamento di identità e un’opera di profonda trasformazione, che, anche nelle ferite, nelle fragilità della carne e nelle imperfezioni umane, è lo Spirito Santo a realizzare.
Don Antonio Pitta, è presbitero della Diocesi di Lucera (FG) e professore ordinario di Nuovo Testamento presso la Pontificia Università Gregoriana. Inoltre è membro dell’International New Testament Society e direttore di Supplementi di Rivista Biblica.
Notevole risonanza hanno riscosso i suoi commentari alle lettere paoline e la Sinossi paolina bilingue. Collabora inoltre con le maggiori riviste bibliche italiane e internazionali.
Al centro di questa introduzione ai quattro vangeli sta Gesù di Nazaret che, pur non avendo scritto nulla di proprio pugno, è il loro protagonista. Quattro ritratti per ricostruire la sua straordinaria personalità. Ma al lettore non si propone una nuova storia o biografi a di Gesù. Gli si offre un vademecum in cui si condensano anni di docenza. Esso è scandito dalle seguenti fasi: questioni preliminari di tipo storico e ambientale, composizione, messaggio e due brani di esegesi, scelti per la rilevanza che assumono in ogni vangelo. Perciò è richiesta la pazienza di partire dalle basi storiche, per salire al pian terreno delle composizioni narrative di ogni vangelo e ai piani superiori della loro diversa visione su Gesù, Dio, lo Spirito, i discepoli, la comunità e gli esseri umani. Una mappa non sostituisce mai le strade urbane, ma aiuta i turisti a orientarsi e a distinguere una via principale da una secondaria, un vicoletto da un vicolo cieco e a immergersi nella vita quotidiana. Se, nonostante il consenso generale, i vangeli non sono comuni biografi e è perché il lector è sempre in fabula: non sta al di fuori della vita di Gesù, ma ne è immerso.
Il libro presenta un itinerario della fede cristiana attraverso un commento breve al Catechismo della Chiesa Cattolica. Il titolo del libro è la confessione che San Paolo fa nella seconda lettera a Timoteo, il testamento spirituale che l'Apostolo consegna al suo più fedele collaboratore, la sintesi di tutta una vita spesa per la causa di Cristo e del Vangelo. Così San Paolo diventa l'esempio più illuminante di una fede che è capace di approdare alla testimonianza della vita. Il sottotitolo del libro vuole evidenziare lo stretto rapporto tra nuova evangelizzazione e catechesi: senza la nuova evangelizzazione, la catechesi rischia di essere clericalizzata ed esclusiva; senza la catechesi, la nuova evangelizzazione corre il pericolo di rimanere arenata nel solo dialogo culturale e interreligioso. In questo modo, la Sacra Scrittura, il Simbolo della fede e il Catechismo costituiscono lo specchio nel quale si riflette il volto di un popolo in cammino. Quattro le fasi del percorso proposto: Credo nel Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe"; "Credo in Gesù Cristo, il Signore"; "Credo la Chiesa, corpo di Cristo"; "Credo che il Signore trasformerà il nostro corpo". "