Diritto e fede si incontrano nella storia che è, all'un tempo, luogo concreto di verifica del modo in cui la ricerca della regola si confronta con l'aspirazione al conseguimento di un risultato di giustizia, nonché strumento essenziale del disegno redentivo. Poiché Legge e giustizia sono termini relazionali che chiamano in causa la teodicea e gli esseri umani, la svolta decisiva si verifica quando l'evento più illegale, che è la crocifissione di Cristo, diventa il centro della giustificazione e della giustizia divina. Da questo paradossale centro focale, Paolo ripensa la storia della salvezza - dalla creazione all'eschaton - estendendo gli orizzonti della giustizia divina alla predestinazione, l'elezione, la libertà e il destino dell'essere umano. Accennate in altre lettere, le tensioni tra giustizia e Legge sono affrontate soprattutto nella Lettera ai Romani: l'evangelo di Dio in cui Paolo raccoglie le sfide sulla Legge e la giustizia per dipanarle con qualsiasi destinatario.
Il volume contiene una raccolta delle meditazioni tenute ai presbiteri della curia romana durante i periodi forti dell’anno liturgico: Avvento, Quaresima e il tempo di Pasqua. Esse hanno messo a fuoco il tema del discepolato come imitazione di Cristo e conformazione a lui, riletto attraverso la vita, il ministero e la predicazione dell’Apostolo Paolo. Il testo che il lettore avrà tra le mani, dunque, potrà essere d’aiuto a cogliere in modo unitario l’esperienza dell’essere credente: accogliere l’invito del Cristo, e decidere di seguirlo, comporta un vero e proprio cambiamento di identità e un’opera di profonda trasformazione, che, anche nelle ferite, nelle fragilità della carne e nelle imperfezioni umane, è lo Spirito Santo a realizzare.
Don Antonio Pitta, è presbitero della Diocesi di Lucera (FG) e professore ordinario di Nuovo Testamento presso la Pontificia Università Gregoriana. Inoltre è membro dell’International New Testament Society e direttore di Supplementi di Rivista Biblica.
Notevole risonanza hanno riscosso i suoi commentari alle lettere paoline e la Sinossi paolina bilingue. Collabora inoltre con le maggiori riviste bibliche italiane e internazionali.
I tre termini del titolo - Paolo Scrittura Legge - costituiscono il 'campo minato' dell'esegesi paolina, in riferimento sia all'interpretazione dei testi sia al ritratto dell'Apostolo.
Dagli anni '70 questo campo ha iniziato a mutare contorni, ad opera degli studi sviluppati nel mondo anglo-americano e definiti come New Perspective. Gli ambiti principali di tali ricerche riguardano: il giudaismo come religione non del legalismo e settaria, bensì del nomismo del patto e universale; il Common Judaism e i giudaismi; il movimento cristiano e i cristianismi; la separazione delle vie tra giudaismo e cristianesimo; il contesto storico-sociale delle comunità paoline; il rhetorical criticism, che dà la priorità alla disposizione originale scelta da Paolo nelle sue lettere; i diversi gradi di intertestualità tra le citazioni bibliche, i contesti di partenza (l'Antico Testamento) e quelli di approdo (Paolo e le sue comunità); la detronizzazione della giustificazione per la sola fide e il partecipazionismo dell'essere in Cristo; il tentativo di 'deluteranizzare' Paolo; la decostruzione e la ricostruzione della teologia degli avversari; la rilevanza e l'irrilevanza della Legge nell'etica paolina…
Il saggio sulle complesse relazioni tra Paolo, la Scrittura e la Legge prende come riferimento principale alcune delle "grandi lettere" paoline (1 e 2 Corinzi, Galati e Romani, Filippesi), giacché è in questo ambito che maggiormente risalta tale rapporto triangolare.
Intorno al 50 d.C. l'apostolo Paolo si reca per la prima volta a Corinto. La missione non sembra ottenere un grande successo, anzi, le continue situazioni di tensione nella comunità - la più turbolenta tra quelle alle quali ha annunciato il vangelo - e con lui, lo obbligano non soltanto a visitarla più volte ma anche a cercare di guidarla a distanza, con lettere, quando è impossibilitato a raggiungerla. Ha inizio così una frequente corrispondenza epistolare che non ha uguali con altre comunità con cui l'Apostolo era in contatto. In questo contesto si inserisce 2 Corinzi. È la più autobiografica delle lettere di Paolo. L'Autore difende il suo ministero dai diversi detrattori: riconciliato con Dio sulla strada di Damasco, è chiamato ora ad annunciare a chiunque il Vangelo. Nello scritto risalta l'io di Paolo con tutti suoi sentimenti e i modi di pensare. Una lettera che volutamente rifiuta lo stile retorico, per essere colloquiale e comunicare al lettore un messaggio di grande attualità: parlando di sé, Paolo delinea il modello da seguire nel ministero per chiunque e in qualsiasi comunità cristiana.
Nel XX secolo alla Lettera ai Galati è stato dedicato un commento all'anno: il dato prova più di ogni discorso l'interesse suscitato dalla Lettera. L'ampio commentario di Pitta senza ignorare gli altri processi esegetici, quanto al metodo, preferisce l'analisi retorico-letteraria, con un continuo e forte riferimento al testo esaminato. Quanto ai contenuti, l'autore dà un ampio spazio non solo alla sezione nota come dottrinale (Gal 3,1-4,31), ma anche a quella autobiografica (Gal 1,6-2,21) e a quella esortativa (Gal 5,1-6,18). La scelta va sottolineata, perché di solito l'ultima sezione è messa in ombra, mentre è ricca di implicazioni kerygmatiche e morali. Circa il tema della giustificazione, Pitta sostiene: "L'affermazione della fede in Cristo, come unica condizione della giustificazione, non significa che questa fede non ha bisogno di prodursi in una morale dell'amore oppure nelle opere che esprimono un'etica consequenziale. Paolo e Giacomo sono meno distanti e meno contrastanti di quanto sembri a prima vista: forse Paolo non avrebbe esitato a sottoscrivere le asserzioni di Giacomo, perché la giustificazione mediante la fede comunque s'incarna e si verifica nella vita 'secondo lo Spirito'. Il confronto tra la concezione della giustificazione in Paolo e Giacomo deve dunque tener conto dei livelli argomentativi o retorici diversi, in base ai quali la 'sola fede' non significa che questa rimane inoperosa e incapace di opere".
Un testo sulla spiritualita' diocesana e la condivisione dei beni.