The chapters brought together in this volume build on the idea that in the 1970s-1980s the global language of human rights contributed to stimulating ideas of reform in the communist world. The protagonists were Mikhail Gorbachev and the Italian communists. The experience of the PCI was in many ways a peculiar case, but one that was linked to underground ideas of cultural change even in Eastern Europe and the Soviet Union. Gorbachev's ascent signalled a fundamental shift, as he rejected the approach of reducing human rights to an ideological battleground and instead made it the centrepiece of a universalist relaunch. By exploring the encounter between reform communists and human rights, the authors reconstruct the metamorphosis and the end of communism within the context of the wider transformations taking place in European political cultures at the end of the Cold War.
Tra la Conferenza di Helsinki nel 1975 e il crollo dell'Urss nel 1991, due attori transnazionali dotati di missioni universaliste, quali il comunismo e la Chiesa cattolica, si sono confrontati con la questione dei diritti umani. L'avvento di Gorba?ëv segna un passaggio fondamentale, liberando il tema dalle logiche della guerra fredda. Il suo rapporto con Sacharov appare emblematico, così come è significativo il suo dialogo con Giovanni Paolo II. Il volume mostra come i diritti umani non abbiano semplicemente sostituito le ideologie universaliste ma siano stati un terreno di conflitto e contaminazione per tutte le culture politiche e religiose in Europa, nel mondo comunista e cattolico, ma anche nella socialdemocrazia e nel cristianesimo riformato.
Tra il 1985 e le due importanti visite di Stato del 1988 e 1989 prende forma la peculiare posizione del governo italiano nei confronti del tentativo riformista in atto in URSS, posizione che lo distingue dagli altri componenti del G7. Ne è protagonista Andreotti, che giudicava l'evoluzione del comunismo gorba?ëviano un fenomeno complessivamente positivo per la società sovietica e per la politica internazionale, condividendo in grande misura la visione moderata del «sistema di mercato» e la critica di quelle che Gorba?ëv ancora chiamava le «contraddizioni del capitalismo». Soprattutto, come sottolinea Silvio Pons, Andreotti condivideva con il presidente sovietico la visione di un futuro ordine bipolare senza la Guerra fredda: una visione «legata a un mondo in dissoluzione» che faceva proprio consapevolmente «il problema di costruire un'architettura nelle relazioni tra l'Europa e la Russia/URSS», il cui fallimento corrispose alla rimozione della «coscienza stessa del problema». Passata la prova di eventi epocali come il crollo del muro di Berlino, la riunificazione tedesca, la prima Guerra del Golfo, quella sintonia e il disegno strategico di cui era espressione si sarebbero infatti infranti nella fine dell'Unione sovietica del dicembre 1991.
Per la prima volta un gruppo di autorevoli storiche e storici ricostruisce la multiforme parabola nazionale e internazionale del comunismo italiano lungo l'intero arco cronologico della sua esistenza. Il volume costituisce il tentativo più significativo sinora compiuto di fuoriuscire dal perimetro della storia del partito per ripensare momenti e problemi della vicenda del PCI in un'ottica di storia italiana, europea e mondiale.
Il volume ripercorre la storia italiana degli ultimi trent'anni seguendone le vicende alla luce della fine della Guerra fredda e della crescente globalizzazione dell'economia. Il focus dei contributi spazia dalla dimensione europea a quella atlantica, a teatri come i Balcani e l'Africa, affrontando i principali temi del rapporto tra politica nazionale e contesto internazionale prima e dopo la caduta del Muro di Berlino. Ne emerge un quadro sfaccettato e problematico che evidenzia la difficoltà dell'Italia a intraprendere la strada di una riforma e di una ricollocazione del proprio ruolo negli scenari del mondo globale.
Il comunismo è stato a lungo il principale avversario-interlocutore dell'Occidente capitalista fin dall'evento fondante della Rivoluzione d'Ottobre. Grazie agli oltre duecento lemmi critici che compongono questo dizionario, le personalità, gli eventi storici, le organizzazioni, le istituzioni e le parole-chiave di quell'ideologia vengono presentati al pubblico con un taglio insieme informativo e saggistico che lo rendono uno strumento utile sia per gli specialisti sia per i curiosi del passato e del presente.
Il comunismo è stato a lungo il principale avversario-interlocutore dell'Occidente capitalista fin dall'evento fondante della Rivoluzione d'Ottobre. Grazie agli oltre duecento lemmi critici che compongono questo dizionario, le personalità, gli eventi storici, le organizzazioni, le istituzioni e le parole-chiave di quell'ideologia vengono presentati al pubblico con un taglio insieme informativo e saggistico che lo rendono uno strumento utile sia per gli specialisti sia per i curiosi del passato e del presente.
I saggi raccolti nel presente volume offrono un panorama ampio dei principali aspetti della politica estera italiana, della collocazione internazionale del nostro paese, dei nessi tra la politica nazionale e la politica internazionale degli anni Settanta. Forniscono importanti piste di ricerca, anche sul piano della ricerca d'archivio, provvedono a una verifica e a un riesame delle interpretazioni e degli approcci metodologici. Non presentano un quadro univoco sotto il profilo delle tesi e delle visioni storiche, offrono anzi spunti diversi e un'articolazione significativa.