La serie de artículos recogidos en este volumen constituye una exposición de las opiniones epistemológicas de Karl R. Popper, más sistemática de lo que a primera vista pudiera parecer, dada la estructura de la obra. El autor, uno de los filósofos de la ciencia más sólidos y audaces del siglo XX, expone aquí algunas de las claves fundamentales de su pensamiento. El punto de partida de su epistemología es el realismo del sentido común, realismo crítico por cuanto que afirma constantemente —en contra del mito del «marco teórico»— la necesidad de poner en tela de juicio el propio punto de partida. Sin embargo, el autor rechaza la teoría del conocimiento del sentido común que concibe el conocimiento como un proceso pasivo —teoría del cubo—, consistente en acumular los datos directamente recibidos a través de los sentidos, para situar en su lugar una concepción activa del conocer —teoría del reflector—, necesariamente ligada a expectativas previas; de modo análogo a como ocurre en el proceso de la evolución biológica. Tanto la evolución como el desarrollo del conocimiento exigen una estructura innata genéticamente a priori —aunque no válida a priori—, que suministra el material de partida que la selección natural o la crítica racional han de modificar para producir el siguiente estadio de desarrollo. Desde esta perspectiva se lleva a cabo la crítica del inductivismo, poniendo en tela de juicio el carácter definitivo de toda pretensión de conocer, abogando por una crítica continua y sin fronteras de todas sus instancias, que no son más que conjeturas provisionales.
Le tesi filosofiche sostenute da Karl Popper sono state da lui stesso etichettate con la formula realismo critico ed esposte come "completamento del criticismo kantiano". Popper, inoltre, si è presentato anche come il teorico del fallibilismo. Il fallibilismo, ha scritto, "non è nient'altro che il non-sapere socratico". Infine, egli ha affermato di essere "sempre stato un filosofo del senso comune". I meriti del senso comune, secondo Popper, sono molteplici. Infatti, ad esempio, ha privilegiato il realismo, l'indeterminismo e la teoria e la teoria della verità come corrispondenza. "Il senso comune egli scrive - è in tutte le situazioni problematiche il consigliere più valido e più affidabile. Esso però non è sempre affidabile; e qualora si affrontino problemi di teoria della conoscenza è allora della massima importanza fronteggiarlo in modo seriamente critico". In breve, secondo Popper, la scienza e la filosofia hanno il loro punto di partenza nel senso comune e lo strumento di progresso è la critica. È la critica che consente, in ultima analisi, di passare dai pregiudizi del senso comune ai giudizi della filosofia e della scienza. Il punto di arrivo, dunque, è un senso comune più raffinato, più sofisticato.
L'interesse scientifico per le questioni sociali o politiche, scrive Popper, è "di pochissimo posteriore a quello per la fisica. Vi furono anzi periodi dell'antichità (penso alla teoria politica di Platone e alla raccolta delle Costituzioni di Aristotele) nei quali la scienza della società poteva sembrare più progredita della scienza della natura". Tuttavia, mentre le scienze della natura si sono sviluppate negli ultimi secoli con grande rapidità, la stessa cosa non può dirsi delle scienze sociali. E tale ritardo va attribuito, tra l'altro, al fatto che tra gli studiosi non c'è un accordo unanime sullo statuto epistemologico della sociologia e sui compiti che sono propri di questa disciplina. La tesi di fondo di Popper è che le scienze naturali e quelle sociali seguono lo stesso metodo. Tutte partono da problemi e avanzano sul sentiero delle congetture e delle critiche. Inoltre, il compito della sociologia non è, a detta di Popper, quello di predire direzioni o tendenze dello sviluppo sociale o, se si preferisce, di profetizzare gli sviluppi storici e politici, ma, più modestamente, di studiare le conseguenze inintenzionali delle azioni umane intenzionali.
Tutti gli uomini, secondo Karl R. Popper, sono dei filosofi. Tutti hanno se non dei giudizi almeno dei pregiudizi filosofici. Tuttavia a questa fame di filosofia non sempre i filosofi accademici hanno dato risposte adeguate. Essi, infatti, si sono ammalati di specialismo e di scolasticismo, hanno peccato di immodestia e di oscurità. Nelle opere di Popper sono contenuti giudizi severi nei confronti di molti filosofi del Novecento e anche dei secoli precedenti. Da Platone a Marx, da Hegel a Wittgenstein, da Eraclito ai francofortesi, da La Mettrie a Fichte. Ma ci si imbatte pure in dichiarazioni di sostanziale consonanza con le tesi di un nutrito gruppo di filosofi, per lo più dei secoli passati: da Senofane a Locke, da Antistene a Montaigne, da Hume a Kant, da Erasmo e Peirce, da Epicuro e Lucrezio a Russel. Nel presente volume sono raccolti alcuni saggi popperiani che aiutano a ricostruire, in modo sufficientemente dettagliato, il panorama delle sue amicizie e delle sue inimicizie nel campo della filosofia. Da queste pagine Popper si presenta come un indeterminista, un realista, un empirista, un razionalista critico e, quindi, come un filosofo che non ama esistenzialisti, e marxisti, nichilisti e relativisti, fenomenologi e idealisti, deterministi e utopisti, scientismi e storicismi, statalisti e filosofi del linguaggio.
In questa autobiografia intellettuale le vicende personali e familiari di Popper si intrecciano con i tragici risvolti del XX secolo: è la storia di una delle menti più eccelse del secolo scorso ma anche, semplicemente, la storia di un uomo.
Questa edizione unisce, in un unico tomo, i due volumi de "La società aperta e i suoi nemici", uno dei grandi classici del Novecento e una difesa appassionata della democrazia dai suoi nemici, quali Platone, Hegel e Marx. Secondo Popper, Platone fu un grande uomo. Ma i grandi uomini possono commettere grandi errori. E il grande errore di Platone fu quello di aver teorizzato la "società chiusa": «Platone fu costretto a combattere il libero pensiero e il perseguimento della verità; fu indotto a difendere la menzogna, i miracoli politici, la superstizione dei tabù, la soppressione della verità e, alla fine, la violenza brutale». Per tutto ciò, «la lezione che noi [...] dovremmo apprendere da Platone è esattamente l'opposto di quanto egli vorrebbe insegnarci. È una lezione che non deve essere dimenticata. Per quanto eccellente fosse la sua diagnosi sociologica, lo sviluppo stesso di Platone dimostra che la terapia che raccomandava è peggiore del male che tentava di combattere». Anche nei confronti di Marx, Popper è stato forse il più acuto e tenace critico. Le sue argomentazioni hanno devastato il materialismo storico e quello dialettico ed hanno inoltre dimostrato che il pensiero marxista contraddice il canone principale della ricerca scientifica: quello di accettare confutazioni. «Il marxismo, oggi, non è più scienza; e non lo è poiché ha infranto la regola metodologica per la quale noi dobbiamo accettare la falsificazione, ed ha immunizzato se stesso contro le più clamorose confutazioni delle sue predilezioni. Da allora esso può venir descritto solo come non-scienza, come un sogno metafisico, se volete, congiunto con una realtà crudele».
"Dopo la società aperta" ci rivela lo sviluppo filosofico e politico di Popper durante e dopo la seconda guerra mondiale, dai suoi primi pensieri socialisti all'umanitarismo radicale della società aperta. I saggi qui riportati, molti dei quali tradotti in italiano per la prima volta, dimostrano con chiarezza il pensiero di Popper sulla religione, sulla storia, su Platone, Aristotele e sui vari e complessi aspetti della società contemporanea.
Il testo qui presentato in traduzione italiana costituisce un documento di grande valore per un'approfondita comprensione della riflessione filosofico-scientifica e politica di Popper sin dai suoi inizi negli anni Venti del secolo XX. Nelle pagine di questo volume Popper ripercorre infatti pressoché tutte le tematiche affrontate nei suoi numerosi scritti - dal falsificazionismo e dall'induttivismo alla concezione evoluzionistica della conoscenza, dallo storicismo all'antitotalitarismo alla società aperta commentando, ora in modo simpatetico ora con notevole vis polemica, i contributi critici di molti importanti pensatori, scienziati e storici della cultura sulle sue concezioni. Le repliche di Popper ai suoi critici, oltre a fornire importanti precisazioni e articolazioni delle principali tesi del filosofo austriaco, offrono altresì un fondamentale quadro storico-teorico dei più importanti dibattiti filosofici, scientifici e politici del secolo XX, ancora vivi e centrali nel nostro tempo.
«Se una teoria filosofica non fosse altro che un'assunzione isolata intorno al mondo, proposta con un "prendere o lasciare", senza alcun cenno a un suo nesso con qualsiasi altro oggetto, essa risulterebbe effettivamente al di là di ogni discussione. Ma lo stesso potrebbe dirsi anche di una teoria empirica. Se qualcuno si presentasse con le equazioni di Newton o anche con i suoi stessi ragionamenti, senza spiegare prima quali erano i problemi che la teoria intendeva risolvere, non saremmo in grado di discuterne razionalmente la verità - non più di quanto possiamo fare circa la verità di un libro dell'Apocalisse».