Prezioso documento, presentato per la prima volta in italiano, sulla lotta della Chiesa occidentale contro l'arianesimo.
Il volume propone per la prima volta la traduzione italiana del Discorso sulla Santa Pasqua a lungo attribuito a Giovanni Crisostomo e a lungo considerata una delle sue migliori opere oratorie. I temi trattati attingono al registro teologico sul significato che assume la risurrezione del Signore per l’umanità non senza tener conto dei riflessi etico-pratici che questo evento comporta sulla vita degli uomini: questo giorno infatti, in cui la morte è annichilita e il diavolo sconfitto, diventa per tutti «presupposto della pace, punto di partenza della riconciliazione, soppressione delle guerre» (dall’Introduzione).
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
1. Sull'attribuzione della Vita Fulgentii
Nessuno dei manoscritti', che tramandano la Vita Fulgentii, rivela il nome dell'autore; né i primi editori dell'opera — o di sue crestomazie — si preoccuparono di attribuirgliene uno, benché avvertissero che esso andava cercato tra i discepoli di Fulgenzio.
Il nome di Ferrando venne alla ribalta nel 1649 con il gesuita P. F. Chifflet. Egli pubblicò la Vita Fulgentii tra le opere del diacono di Cartagine e ne sostenne la paternità sulla base di due argomentazioni fondamentali: a. tanto Ferrando quanto l'autore della biografia si professano discepoli di Fulgenzio; b. la Vita Fulgentii tace sul carteggio intercorso tra Fulgenzio e Ferrando: segno evidente, sostiene il Chifflet, che questo silenzio vada attribuito alla modestia di Ferrando, che se a scrivere l'opera fosse stato un altro non si capirebbe perché avrebbe omesso di darne notizia, come fa per altre epistulae scritte o ricevute dal vescovo di Ruspe. Lo studioso non manca, infine, di accennare a generiche somiglianze di lingua e di stile.
La tesi del Chifflet venne contestata da coloro, cui il contenuto dell'opera sembrò rivelare la presenza costante dell'autore accanto al suo magister — e pensarono segnatamente alle vicende legate alla relegazione in Sardegna e a quelle dell'ultimo periodo di vita, a Ruspe —: ciò non dovrebbe potersi dire di Ferrando. Ma riscosse anche molti consensi. In particolare, G. G. Lapeyre la sostenne nel 1929 con una serie di argomentazioni, che a molti sono sembrate se non assolutamente cogenti, quanto meno assai plausibili.
A nostro avviso, le argomentazioni dello studioso francese prestano il fianco a numerose considerazioni di segno contrario. Non possiamo entrare sistematicamente nel merito di tutta la questione; ci sia tuttavia consentito di segnalare il passo dell'epist. dogmatica contro gli ariani e altri eretici, nel quale Ferrando annunciava al suo corrispondente, Eugippio, che era in preparazione una Vita di Fulgenzio: vita... eius si de-scripta fideliter fuerit, satis magna praebebit imitari cupientibus exempla virtutum. Sed hoc ora, domine Frater, ut Deus... hoc fieri sinat: et cum factum fuerit, mei erit officii exemplaria veriora dirigere.
Il Lapeyre vi colse « une forte présomption » in favore della sua tesi, senza però affermare espressamente che Ferrando si designi autore della Vita Fulgentii. Per parte nostra, osservato preliminarmente che nella medesima lunga lettera Ferrando, quando parla di se stesso, non fa mai uso di forme indeterminate, mentre di norma ricorre alla prima persona singolare, per professare modestia, o al pluralis maiestatis, nelle altre circostanze, vorremmo evidenziare soprattutto lo scarto improvviso e contestuale tra l'indeterminato ora... ut Deus... hoc fieri sinat e il puntuale mei erit officii exemplaria veriora dirigere: questo rimarca un impegno personale di Ferrando ed è in netta contrapposizione rispetto all'enunciato precedente, dal quale sembra prendere le distanze.
El Pseudo Dionisio Areopagita, tres heroísmos en conjunción: Biblia, Filosofía y Religión. Tres dimensiones entrelazadas, elevadas seguro hasta las cumbres de santidad y ecumenismo universal Rudolf Otto, Thomas Merton, los jesuitas, H. de Lubac, Lasalle, W. Johnston... han puesto de relieve la relación entre la más profunda religiosidad del Oriente y Occidente. Como fuente de inspiración les han servido las obras del Pseudo Areopagita, cuya conclusión más gloriosa viene a ser la Subida del Monte Carmelo y las Noches de San Juan de la Cruz. Esta edición de sus obras completas se hace tomando como base el texto crítico editado en Gotinga (Alemania) el año 1989. “La teología y la espiritualidad cristianas son impensables sin el Pseudo Dionisio. Su obra conserva perenne frescura y constante actualidad, en particular para las almas cuya respiración es la profunda oración de cada día” (Olegario González de Cardedal).
Composta di sette capitoli, l'opera illustra l'ordine sacro della Chiesa, corrispondente all'ordine angelico.