Questo volume raccoglie l’insieme dei contributi di Julien Ries sulla religione manichea.
Lo studioso, che ha cominciato a occuparsi del manicheismo, suo primo e principale settore di specializzazione, nei primi anni '50, ha prodotto sull’argomento, in sessant’anni di ricerche assidue, una ragguardevole quantità di saggi, che rendono giustizia dell’importanza di questa tradizione universalista diffusasi nella tarda antichità e sopravvissuta sino all’epoca medievale, se si riconoscono come suoi discendenti diretti i catari, i bogomili e i pauliciani.
Ries si è concentrato particolarmente su due aspetti della ricerca, spesso combinandoli tra loro all’interno dei suoi testi: la storia degli studi e l’analisi letteraria e dottrinale delle fonti. Lo studio accurato della documentazione di provenienza egiziana, sia greca (come la biografia di Mani) sia copta (ad esempio la produzione catechetica ed omiletica), gli ha consentito di ricostruire nel dettaglio il primo periodo della vita del profeta babilonese, la complessa relazione con la tradizione giudeo-cristiana di cui era impregnato e la successiva elaborazione di un pensiero indipendente a carattere nettamente gnostico e - quanto meno in origine - fortemente antiritualista. Il libro aggiunge così un tassello importante per la nostra comprensione della dottrina manichea, specialmente nel suo rapporto con i testi del Nuovo Testamento e dunque con il cristianesimo.
Con questo volume ha inizio la sezione dell’Opera Omnia di Julien Ries relativa all’ambito cui il grande storico delle religioni ha dedicato le maggiori energie: il ribollente mondo della spiritualità e delle religioni nel Mediterraneo nell’età ellenistica. Il volume riunisce gli studi pubblicati da Ries sul vasto fenomeno della gnosi, una raccolta ampia e approfondita da cui emerge un quadro completo della dottrina gnostica e dei suoi legami con le religioni e le correnti di pensiero che animavano il Mediterraneo nel tardo ellenismo: dall’ebraismo al cristianesimo, dall’orfismo alle religioni dualiste del vicino oriente. Conferenze, studi, saggi, sono stati riorganizzati e completati dall’autore strutturando un volume che costituisce una sintesi inedita per molti. Si delinea così un panorama completo e aggiornato, fondato su basi filologiche ineccepibili ma caratterizzato da una forma espositiva accessibile anche al pubblico dei non specialisti.
Questo volume chiude il Trattato di
Antropologia del Sacro, avviato nel
1989 da Jaca Book per affrontare sistematicamente
il problema dell’uomo
simbolico e della sua esperienza del
sacro, e può esserne considerato in
qualche modo la chiave di volta contemporanea.
Il libro infatti, pur attingendo
esempi da svariati contesti storici,
affronta il tema delle metamorfosi
del sacro che rivela sempre più un posto
determinante nella conoscenza della
nostra epoca. I quattro fenomeni su cui
si concentra il volume – l’acculturazione,
l’inculturazione, il sincretismo e il
fondamentalismo – sono tutti testimonianza
di cambiamenti di forma, di
natura o di struttura, che l’esperienza
del sacro può subire nel suo svolgersi
storicamente e culturalmente.
L’acculturazione è un concetto utilizzato
in antropologia a partire dalla fine del XIX secolo
per descrivere i fenomeni di assimilazione o gli scambi
culturali che intervengono tra due gruppi di tradizioni
differenti portati a vivere in contatto continuo.
Inculturazione è invece termine specificamente impie-
gato per descrivere la penetrazione
del messaggio cristiano in un determinato
ambito e i nuovi rapporti che si
stabiliscono tra la fede cristiana e la
cultura di questo ambiente. Con l’inculturazione
le strutture della fede
cristiana si mantengono intatte pur
trovandosi di fronte a mutamenti e
metamorfosi nell’espressione delle
forme del sacro.
Con il sincretismo si assiste a
fenomeni di “prestito” di elementi di
una certa tradizione ad un’altra o di
“amalgama” di tradizioni che si compenetrano
più profondamente.
Il fondamentalismo, qui affrontato
nelle sue accezioni cristiana, islamica e
indu, è in principio una dottrina che
sostiene il ritorno a una tradizione
sacra da restaurare e reinstaurare per
servire da antidoto in una società che
si è allontanata dalle sue strutture fondamentali.
Studiosi di aree differenti e di caratura internazionale
contribuiscono con i rispettivi approfondimenti a comporre
un mosaico affascinante ed articolato sul grande
tema delle persistenze e delle mutazioni del sacro.
Julien Ries (1920), sacerdote, ha conseguito il dottorato in teologia e la licenza in filologia e storia orientale all’Université Catholique
di Louvain-la-Neuve, dove ha iniziato a insegnare nel 1960, occupando dal 1968 al 1990 la cattedra di storia
delle religioni e fondandovi il Centre d’Histoire des Religions, di cui è tuttora presidente. Ha creato e dirige quattro collane di studi:
Homo religiosus, Cerfaux-Lefort, Information et Enseignement, Conférences et Travaux. Autore, editore o co-editore di oltre quaranta
libri e raccolte, ha inoltre pubblicato quattrocento articoli relativi a diversi campi della storia delle religioni e dell’orientalistica.
Membro del comitato di redazione del Dictionnaire des Religions, dirige il Trattato di Antropologia del Sacro (10 volumi, di cui 8
già pubblicati da Jaca Book, in coedizione con Massimo, e alcuni già tradotti in quattro lingue: francese, inglese, spagnolo, ungherese).
Tra le sue più recenti pubblicazioni presso Jaca Book segnaliamo sei volumi nella collana illustrata per ragazzi Le Religioni
dell’Umanità (1999-2001, pubblicata in 10 lingue), Il mito. Il suo messaggio e il suo linguaggio attraverso le civiltà (2005,
in collaborazione), Il mito e il suo significato (2005) e Il senso del sacro nelle culture e nelle religioni (2006).
Il piano della sua Opera Omnia prevede la pubblicazione di undici volumi.
La problematica del comparativismo nella storia delle religioni, un ambito che che nel corso del XX secolo ha conosciuto grandi dibattiti
Julien Ries ritiene che, dopo avere ricostruito e analizzato i diversi sistemi religiosi nelle loro peculiarità applicando il metodo storico, lo studioso debba fare un passo ulteriore e porsi la questione del significato delle esperienze religiose per gli uomini che le hanno vissute e per l'uomo in generale. La storia, in questo modo, apre la strada all'ermeneutica. L'autore comincia con il mostrare, attraverso una disamina storiografica puntale, come si sia via via imposto il problema della comparazione e come i principali storici delle religioni lo abbiano affrontato. Sulla base delle loro ricerche, l'antropologia religiosa si propone oggi di comprendere e rendere esplicito il messaggio di cui l'homo religiosus è stato portatore nel corso dei millenni e di cogliere i tratti di quel rapporto fra l'uomo e il sacro che si esprime nei fenomeni religiosi. Il caso dei simboli della croce e della luce, studiati nella loro inesausta ricchezza di significati, dimostra in maniera eloquente il modo di procedere dell'ermeneutica di Ries. La comparazione, cioè il confronto di esperienze, di idee, di sistemi religiosi, non è però soltanto uno strumento di analisi scientifica. Essa costituisce anche la condizione per un dialogo fra le varie confessioni religiose. Il volume si conclude con un importante testo sull'inculturazione, tema fondamentale del rapporto tra le religioni.
L’interesse per lo studio della propria religione e quello per le religioni degli altri sono stati due componenti costanti della nostra cultura. È però a partire dal Diciannovesimo Secolo che prendono forma le ricerche storico-critiche sulle religioni. Muovendo dall’epoca rinascimentale, e ripercorrendo i secoli successivi, con una particolare insistenza sui profondi mutamenti intellettuali che hanno attraversato il Diciottesimo Secolo, Julien Ries ricostruisce le condizioni che hanno condotto alla costituzione delle scienze delle religioni.
Ripercorre così la formazione della storia delle religioni nel quadro della cultura europea della fine del Diciannovesimo Secolo, con la nascita delle prime cattedre e l’istituzionalizzazione della disciplina, traccia l’evoluzione dei diversi metodi che, nel corso del Ventesimo Secolo, hanno caratterizzato il dibattito storico-religioso, e disegna il profilo delle personalità che hanno maggiormente influito sulla definizione di un’attuale antropologia del sacro, Georges Dumézil e Mircea Eliade, presentando altresì la biografia degli altri protagonisti delle ricerche religiose, in un amplissimo arco cronologico che va da Giglio Gregorio Giraldi a Claude Lévi-Strauss.
Allo studio dell’imporsi delle scienze religiose affianca poi quello delle tappe della ricerca in determinati settori – la religione della preistoria egizia – e quello di alcuni concetti centrali dello studio delle religioni – come i concetti di mana, totem e tabù, il concetto di magia. Ries presenta così un quadro generale preciso, chiaro e sintetico, ma nello stesso tempo ricchissimo e completo, unico nel suo genere per ampiezza e sistematicità, degli studi sulle religioni quali si sono venuti evolvendo attraverso la filosofia, la linguistica, la filologia, l’archeologia, l’orientalistica, la storia, la sociologia, la psicologia, l’etnologia, la paleoantropologia.
Con questo tomo dell'Opera Omnia si conclude il percorso con cui Julien Ries delinea gli elementi fondamentali dell'antropologia religiosa come nuovo ambito del sapere. Per trovare le tracce che l'homo religiosus ha lasciato nella storia occorre comprendere le modalità tramite le quali si esprime la tensione dell'umanità verso il sacro: prima di tutto, i racconti mitici e le pratiche rituali. La prima parte del volume è dedicata all'analisi del mito, inteso come "costante importante e permanente del sacro". Ries ripercorre le diverse espressioni del pensiero mitico nelle civiltà e nelle culture, a partire dalla preistoria. È quindi ricostruita in maniera puntuale la storia delle teorie del mito, dall'antichità ai giorni nostri, con particolare attenzione alle prospettive psicoanalitiche, strutturaliste e al dibattito teologico.
Contrariamente all'immagine da tempo diffusa di una Cina dalla popolazione superstiziosa e dai letterati agnostici, gli ultimi decenni di studi hanno rivelato un panorama molto più ricco e complesso. In Cina, come altrove, il sacro è dappertutto. La presente opera offre una visione articolata del sacro in Cina e ne illustra alcuni aspetti fondamentali: anzitutto seguendo le sue grandi tradizioni religiose - il taoismo, il confucianesimo e il buddhismo - ma anche attraverso gli apporti dei cristiani (22 milioni), dei musulmani (18 milioni) e delle molte minoranze etniche che presentano caratteristiche proprie e costituiscono altrettanti spazi sacri a vario modo intrecciati con la corrente maggioritaria della tradizione cinese.
L'esperienza del sacro si svolge e si definisce attraverso alcuni elementi costanti che la caratterizzano in tutti i tempi e a tutte le latitudini. Il primo di tali elementi è il simbolo: "il simbolo costituisce una componente essenziale del pensiero umano e della vita dell'uomo. Si situa all'origine della creatività artistica, poetica e letteraria. Svolge un ruolo centrale nell'insieme delle attività umane ed è all'origine della cultura, del suo sviluppo e della sua permanenza". Stabiliti i punti di riferimento teorici necessari per lo studio del simbolismo religioso attraverso una ricostruzione storiografica e metodologica che vede quali suoi punti di forza le concezioni di Jung, Gaston Bachelard, Mircea Eliade, Ricoeur, Jacques Vidal e l'attuale antropologia dell'immaginario, Ries ricostruisce in dettaglio l'emergere del pensiero simbolico nella preistoria e presenta le forme che il simbolo ha assunto nelle religioni antiche, in quelle orientali, nell'ebraismo, nel cristianesimo e nell'islam, mostrando come esso abbia sempre svolto un ruolo determinante nelle diverse sfere della cultura umana. Alla panoramica storica si accompagna la trattazione tematica, con l'analisi di alcuni motivi simbolici che sono descritti e interpretati in tutta la loro pregnanza di significato: il ciclo, la figura umana, la montagna sacra, le componenti dell'ambiente, la croce, la luce e tutta la costellazione di immagini che ruota intorno a una delle attività religiose dell'uomo, il pellegrinaggio.
L'homo religiosus "ha sperimentato un modo specifico di esistenza espresso da un considerevole numero di forme religiose. Egli crede all'origine sacra della vita e al destino umano come partecipazione a una realtà che supera l'orizzonte terreno. E inoltre desidera situarsi in un centro, che per lui ha valore di spazio sacro". Julien Ries ha inteso analizzarne il comportamento, i vissuti, l'universo mentale, il radicamento al cosmo e alla storia. Il terzo volume delle sue opere complete, che è il secondo di una trilogia dedicata al tema specifico dell'esperienza del sacro, raccoglie una serie di saggi nei quali lo studioso cerca di mettere in luce l'origine e la crescita dell'homo religiosus. In un percorso che vede intrecciarsi l'analisi storica con la ricostruzione del dibattito sugli strumenti concettuali per interpretare la storia prende così forma il vasto affresco della vita dell'homo religiosus, in tutte le sue componenti. Il punto di partenza è costituito dal formarsi, nella preistoria, della coscienza religiosa, che è seguita nelle diverse fasi che l'hanno caratterizzata e nel suo rapporto con la facoltà di simbolizzazione e con l'esperienza estetica. Sono quindi indagati i mutamenti cui il senso del sacro è andato incontro negli ultimi tre millenni, con una particolare attenzione rivolta alle vicende del mondo mediterraneo e al rapporto fra "paganesimo" e cristianesimo, fino alla crisi e alla riscoperta del sacro nell'epoca contemporanea.
In questo secondo volume Ries si interroga sui valori e le risorse del sacro e studia il ruolo che esso svolge nella vita, nei comportamenti e nelle attività umane, trattando i temi dell'ambiente, della santitè, delle reliquie, della preghiera, del sacrificio, degli spazi sacri, dei santuari, dei pellegrinaggi.
Come scrive Mircea Eliade, ´Líhomo religiosus crede sempre che esista una realt‡ assoluta, il sacro, che trascende questo mondo, in questo mondo si manifesta e per ciÚ stesso lo santifica e lo rende realeª. Julien Ries si avventura sulle tracce dellíhomo religiosus, per coglierne il messaggio e comprendere i tratti dellíesperienza vissuta del sacro che egli compie. Lo fa con il suo consueto linguaggio piano ed efficace, capace di mettere a disposizione di tutti (anche grazie a un glossario finale che fornisce a ogni tipo di lettore gli strumenti per orientarsi agevolmente) una sintesi chiara e agile di un dibattito amplissimo. Dopo avere chiarito i differenti approcci al problema del sacro, segue la via della ´semantica storicaª: in un percorso affascinante, che prende le mosse dal mondo indoeuropeo (líantica Roma, gli Ittiti, la civilt‡ dellíIndia, la religione mazdaica, la cultura greca), passa a quello semitico (dei Sumeri e dei Babilonesi), tocca lo gnosticismo e il manicheismo per concludersi con i tre grandi monoteismi, Ries si interroga sui termini utilizzati dallíuomo per esprimere il trascendente e sui significati che ad essi sono stati associati dalle diverse culture. Trova in questo modo, sul piano dellíindagine storica, la prova di come ´líuomo non Ë possibile senza il sacroª.