"Cosa può fare ancora, dopo di Voi, un poeta? Un maestro (Goethe, ad esempio) lo si può superare, ma superare Voi - significa (significherebbe) oltrepassare la Poesia." Così scriveva Marina Cvetaeva a Rilke, identificando in lui la poesia stessa, il poeta assoluto e insuperabile della nostra epoca. Eppure questa poesia altissima ha essa stessa un vertice: "I sonetti a Orfeo". I sonetti, come le "Elegie" dello stesso Rilke, come i grandi testi di Eliot e di Montale, non sono un mero momento epifanico. Sono un vero e proprio racconto: tessono la trama degli eventi, dell'intreccio apparentemente incomprensibile delle cose, proponendo un'immagine visibile di quel logos, di quella ragione dei contrari e della differenza, che ci presenta il mondo nella sua ultima verità. Infatti Orfeo, il dio del canto, è il dio che canta questo nostro mondo: il mutare delle cose e degli uomini che abitano presso di esse.
Gli appassionati lettori di Rainer Maria Rilke ben sanno quanto il tema dell'infanzia sia presente nelle opere del grande poeta praghese, forse anche a causa della sua stessa infanzia infelice, con i genitori ben presto separati, e poi con il precoce quanto detestato ingresso nell'accademia militare. In effetti, gli scritti di Rilke sono pieni di riferimenti all'infanzia: ci sono persino opere, come le famosissime "Storie del buon Dio", pensate appositamente per i bambini. L'infanzia per Rilke resta un luogo di sogni e insieme un luogo sognato, il momento magico in cui l'uomo vive per intero l'esperienza del mondo che gli sta intorno, un mondo che si apre a possibilità che paiono infinite. La presente antologia, a cura di Paolo Colombo, propone una scelta delle più belle poesie dedicate all'infanzia - la maggior parte delle quali vengono qui tradotte per la prima volta -, accompagnata da uno studio che precisa e sviluppa l'importanza di questo tema nel mondo rilkiano.
Come ricorda Sabrina Mori Carmignani nella prefazione a questo volume, a un giovane poeta che nel 1903 gli chiedeva consigli sui propri versi, Rilke risponde senza traccia d'esitazione: "Non scriva poesie d'amore", e questo monito non può non essere letto anche e soprattutto in direzione dello stesso Rilke. Il quale, in realtà, aveva sì scritto 'poesie d'amore', e in particolar modo negli anni giovanili (fra l'altro un'intera raccolta dedicata a Lou Andreas-Salomé dal titolo In tuo onore), ma aveva anche avvertito piuttosto precocemente il limite di un'ispirazione inserita entro l'esperienza vissuta in prima persona. E non è certo un caso che poi molte delle liriche dedicate a Lou non siano state da lui pubblicate. Per questa ragione, selezionare e raccogliere un'antologia di liriche amorose nell'ambito della pur vasta opera rilkiana impone il difficile confronto con un orizzonte tematico aperto. Come spesso avviene nell'opera dei poeti più grandi ogni singolo componimento rappresenta una sorta di tutto compiuto; e in Rilke questo accade in maniera ancor più evidente, poiché tutta la sua straordinaria evoluzione di poeta, pur nella molteplice complessità della sua voce, tende a un assoluto rigore espressivo, a una sorta di 'congiunzione' dei temi, che ne rivela - si pensi ai Sonetti a Orfeo e al canto estremo delle Elegie Duinesi - la natura profondamente poematica.
Il mito di Orfeo è da epoche lontane il mito stesso della poesia, ed evoca, come afferma nella prefazione Sabrina Mori Carmignani, "la soglia che separa vita e morte, prossimità e lontananza, luce e ombra, perdita e possesso, ma soprattutto significato e suono". È questo il senso che emerge dal ciclo dei cinquantacinque sonetti scritti da Rainer Maria Rilke tra il 2 e il 23 febbraio 1922, negli stessi giorni in cui, dopo lunghi anni di attesa, anche l'opera "maggiore" - le Elegie Duinesi - trovava il suo definitivo compimento.
Le raccolte scelte per questa antologia sono successive al 1906, anno fondamentale nella vita, nella poetica e nell'opera di Rilke; un panorama suggestivo dell'opera di uno dei maggiori poeti tedeschi del Novecento dove l'idea di solitudine si combina con misticismo, gioco, artificio e sensualità.