In questo libro, le definizioni di etica e laicità non sono poste - come spesso si intende - in un ruolo ancillare rispetto alle religioni, ma in una loro precisa autonomia, come vera e propria risorsa in grado di garantire il futuro spirituale dell'umanità. Una riflessione di grande acutezza e modernità sulla falsariga di quella filosofia della concretezza che ha caratterizzato il pensiero del grande filosofo americano. Introduzione di Gianni Vattimo.
Questa raccolta d'interviste con Richard Rorty copre un periodo di circa vent'anni. In generale ognuna è legata alla pubblicazione di uno dei suoi libri, ma alcune sono anche motivate dal particolare momento o evento politico che si è pensato meritasse il commento unico di Rorty. Le interviste ci mostrano una delle proposizioni centrali del suo pensiero: che la ricerca in privato della sublimità deve essere indipendente dalla ricerca della solidarietà pubblica. Rorty si è mantenuto coerente nella sua visione politica, circa il ruolo della filosofia nella politica e il ruolo della politica nella società americana. La sua idea di sinistra è stata abbastanza costante per tutto l'arco della sua vita. Altra cosa patente in queste interviste è che il liberalismo borghese postmoderno di Rorty e la sua politica postfilosofica non sono motivati né da uno spirito conservatore, né da uno spirito anarchico. Né sono le sue vedute frivole o relativistiche. Piuttosto, è chiaro che il lavoro di Rorty è motivato dalla speranza e dall'utopia di una giustizia sociale.
Il volume raccoglie saggi, scritti negli ultimi quindici anni, che spaziano dalla polemica con altri grandi filosofi contemporanei (Davidson, Putnam, Habermas, Derrida, tra gli altri) alla storia della filosofia, alla relazione della filosofia con l'etica e la politica (toccando i temi del femminismo, del leninismo, dei diritti umani). Nel suo radicale scetticismo, Rorty ci invita a sbarazzarci, una volta per tutte, dell'idea di verità senza per questo rinunciare alla speranza nel progresso dell'umanità.