L'attività culturale di Antonio Rosmini si è inserita in un contesto storico e culturale che, inevitabilmente, ha esercitato su di lui un'influenza decisiva: la Rivoluzione francese, Napoleone Bonaparte, il congresso di Vienna, la Restaurazione, la prima guerra di indipendenza e il ritorno dell'egemonia asburgica sulla Penisola. Sul piano culturale Rosmini ha affrontato le sfide lanciate dal sensismo e dell'illuminismo, si è confrontato col criticismo di Kant e con l'idealismo di Hegel. In questo volume viene proposta una versione critica dei suoi diari, scritti attraverso i quali è possibile ricostruire l'iter intellettuale e spirituale dell'autore e ottenere numerose informazioni sull'origine e la scrittura delle sue opere.
Gli scritti contenuti nel presente volume, vale a dire la Risposta al finto Eusebio cristiano, Le nozioni di peccato e di colpa (parte prima), Sulla definizione della legge morale, Sulla teoria dell'essere ideale e Le nozioni di peccato e di colpa (parte seconda), vennero composti da Rosmini tra gli anni 1841-1843. In questi scritti i temi fondamentali del Trattato della coscienza morale vengono riconsiderati e difesi dagli attacchi dei suoi detrattori; non si dimentichi, infatti, che dalla pubblicazione del Trattato, avvenuta nei primi mesi del 1840, cominciò ad imbastirsi una dura polemica nei riguardi di alcune posizioni rosminiane, la quale col tempo si venne intensificando, sino a coinvolgere teologi, moralisti, cardinali e papi.
«Scritti letterari» comprende due parti, entrambe relative alla produzione letteraria rosminiana degli anni giovanili, precedenti al 1827. La prima parte raccoglie quattro operette in prosa: Sull'Idillio e la nuova letteratura italiana, Galateo dei letterati, il dialogo La carta di scusa e la Risposta alla lettera del dottor Pier Alessandro Paravia sulle cagioni per cui da pochi oggidì ben s'adopera la lingua italiana. La seconda raduna, in dodici sezioni tematiche, la quasi totalità degli scritti poetici di Rosmini (canzoni, odi, sonetti ecc.), scritti per varie occasioni e pressoché tutti inediti. Solo una minima parte di essi era stata pubblicata dall'autore, a volte sotto nome altrui. Completano il tutto due brevissime appendici con frammenti di studi su Dante Alighieri e sulla "scienza del bello" (callologia), che testimoniano il senso del volume: mostrare l'interesse poetico e linguistico di Rosmini nella più vasta ottica dei suoi rapporti con le arti, la letteratura e la filosofia.
Il volume racconta l’arrivo a Roma, il 15 agosto 1848, di Antonio Rosmini, a cui è stato affidato il compito di trattare a nome del Governo piemontese un’alleanza militare tra il Regno di Sardegna, il Granducato di Toscana e lo Stato Romano. Perché questo gravoso compito viene posto sulle spalle di un filosofo, per giunta a capo di una piccola Congregazione religiosa? Rosmini sa bene, per aver avuto nei mesi precedenti diversi contatti epistolari con il cardinale Castruccio Castracane degli Antelminelli e con il papa stesso, che Pio IX non accetterà di stipulare con nessuno, in quanto capo dello Stato temporale, un’alleanza di carattere militare con lo scopo di riprendere la guerra contro l’Austria. Eppure decide di impegnarsi su quanto gli viene proposto a Torino. E racconta tutto in questo volume che costituisce una parte essenziale dei suoi scritti autobiografici.
Gli scritti pedagogici di Rosmini che delineano il suo pensiero sull'educazione. Raccoglie gli scritti pedagogici di Antonio Rosmini: Del principio supremo della metodica, e di alcune sue applicazioni in servigio dell'umana educazione; Della libertà d'insegnamento; Metodo filosofico; Regolamenti scolastici; Frammenti. Rosmini aveva predisposto di elaborare tre volumi di Pedagogica e Metodica fin dal 1836, opere che poi lasciò incompiute, come la più nota Teosofia. In particolare, Del principio supremo della metodica, e di alcune sue applicazioni in servigio dell'umana educazione è un testo cruciale, perché offre il criterio filosofico-teologico princeps per l'attività educativa e per correlarla a tutta l'enciclopedica prospettiva del sistema aperto della verità elaborato dallo stesso Rosmini.
Il testo raccoglie cinque scritti rosminiani apparentemente dissimili. I primi tre - l'appendice Sulla condizione dei bambini morti senza battesimo, la Dissertazione e il Ragionamento sul peccato originale - sono, infatti, di indole prettamente teologica, incentrati sul problema della grazia e della giustificazione, mentre gli altri due - Le lodi di Maria Vergine nel Corano e il Voto sulla proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione - hanno contenuto mariologico. Sono scritti accomunati dall'epoca di composizione (tra il 1842 e il 1845) oltre che dall'evidente connessione della persona della Beata Vergine Maria con la riflessione sul peccato originale, dal quale fu esentata in virtù dell'Incarnazione del Verbo. Ciò che li distingue, invece, è l'intenzione con cui Rosmini li compose: polemica ed intenzionale per i primi, delucidatoria ed occasionale per i secondi.
Nel 1834 vengono pubblicati, con il titolo Frammenti di una storia della empietà due saggi incentrati sullo studio critico delle posizioni di Benjamin Constant e dei Sansimoniani in materia di religione. In essi Rosmini analizza il proliferare di seducenti e apparentemente nuove dottrine religiose provenienti dalla Francia, tendenzialmente anticattoliche, che portavano il germe pericolosissimo dell'eresia, e presentavano, pur sotto la maschera di concetti ormai di moda, quali quelli dell'eguaglianza, della fratellanza e della libertà, innegabili vizi riconducibili ad una più che conclamata gnosi spuria. Rosmini, che pur non ebbe mai il timore di leggere scritti di autori affiliati alla massoneria, che proliferavano in quegli anni, era convinto che servisse mettere ben in chiaro dove si nascondesse l'empietà degli asserti sostenuti da costoro. Molte delle teorie elaborate in questo clima, infatti, si concentravano sulla proposta di una presunta "nuova visione religiosa", che avrebbe dovuto soppiantare il Cristianesimo e, in modo particolare, il Cattolicesimo, presentato dai suoi nemici come ingombrante, inutile e contrario al progresso dell'intera umanità.
I Discorsi di vario genere contengono una raccolta di prediche o sermoni che Rosmini, nella sua qualità di pastore di anime (se si eccettua il discorso In lode di San Filippo Neri, tenuto quando non era ancora sacerdote), si è trovato a predicare tra gli anni venti e trenta dell’Ottocento, fuori dalla sua funzione di parroco. Egli stesso colloca i Discorsi nella «disciplina detta ascetica cristiana, quel ramo del sapere che offre i mezzi per raggiungere la perfezione cristiana o santità».
L'impegno di Antonio Rosmini nel campo catechetico e pastorale. Testi che aiutano a scoprire un volto poco conosciuto del grande pensatore. Mentre il nome di Rosmini "grande filosofo" è noto in tutto il mondo della cultura, soprattutto tra gli studiosi dell'Ottocento filosofico e del Risorgimento italiano, la sua figura di sacerdote, il suo impegno e la sua produzione rivolta alla formazione cristiana dei fedeli sono invece quasi ignorati. Ma le opere pedagogiche occupano quasi un terzo della sua produzione e, all'interno di queste, la parte catechetica proposta in questo volume, ne è una parte importante, sia per quantità che per qualità. La dimensione spirituale-pastorale-catechetica è stata fondamentale nella vita di Rosmini, non solo per capire in profondità le sue scelte e il suo operato, ma anche per dare unità e cogliere il senso profondo di tutta la sua produzione scientifica, pur nella più rigorosa autonomia dei singoli saperi.
In quest'opera postuma sono raccolte le meditazioni che Rosmini dettò ai sacerdoti nei vari corsi di esercizi spirituali da lui dettati. Sulla scia di autori quali il Liguori o il Riccardi, Rosmini offre al clero un compendio per meditare sugli obblighi connessi alla dignità sacerdotale, ponendosi nella grande corrente della spiritualità tridentina e sulpiziana.
L'opera in cui Rosmini definisce la costituzione di una nazione, «l'opera più grande che si possa mai fare: l'opera la più importante». Questi testi offrono al lettore una esposizione chiara della mente di Rosmini in materia di applicazione pratica del suo pensiero sul diritto e sulla politica. In occasioni fra loro differenti, ma avendo in mente sempre l'Italia unita, Rosmini traduce in articoli legislativi i principii da lui elaborati nella Filosofia del diritto, nella Filosofia della politica e soprattutto nella Natural costituzione della società civile, che idealmente faceva parte della riflessione sulla filosofia della politica e la cui prevista pubblicazione doveva essere contemporanea a questi progetti costituzionali.
Perché fra le opere rosminiane trova posto uno scritto di un altro autore? Perché, la risposta è del padre rosminiano Cirillo Bergamaschi, «è vero che l’opera non è di Rosmini, (…) ma le annotazioni rosminiane contenute nel testo valgono forse più dell’opera stessa e meritano di essere pubblicate così come sono. (…)». Questi preziosi interventi rosminiani, infatti, oltre a correggere alcune imprecisioni teoretiche, teologiche ed ermeneutiche presenti nell’opera, risultano per noi utilissimi al fine di comprendere il modus operandi di Rosmini nella cura di un’opera non sua.