Il tema di queste pagine di don Valentino Salvoldi è quello della "Pace" e vogliono essere quotidiana occasione per rendere preghiera la riflessione sui motivi per cui dobbiamo sforzarci di capire quali debbano essere oggi le vie da percorrere per tornare a creare armonia tra popoli, affinché ripudino la guerra e scelgano l'arte della diplomazia, del dialogo e del negoziato come mezzi ordinari per prevenire i conflitti e creare tregue quando sorgono tensioni tra i popoli. Rendere preghiera l'impegno di portare a tutti i popoli il discorso della montagna, proclamando che la pace non è qualche cosa, ma Qualcuno: "Cristo nostra pace".
Contro i mali del mondo Dio crea l'essere umano. Lo educa attraverso la bellezza. Non gli risparmia la sofferenza, perché «nulla di fronte agli uomini sfigura il corpo più della sofferenza, ma nulla davanti a Dio abbellisce l'anima più dell'aver sofferto» (Meister Eckhart). Cristo "apprende dal dolore che cosa significhi essere uomo". Non viene sulla terra a dare una spiegazione alla sofferenza, ma a prenderla su di sé, a darle un senso, a trasformarla in grandezza, in opportunità, in un tentativo di squarciare il Cielo con un urlo. E il Cielo non rimane muto. Risponde. Fa comprendere al credente che l'ultima parola non è mai la morte. L'ultima parola è sempre: Amore. Questi i messaggi del teologo Valentino Salvoldi che - alternando, con parole semplici e profonde allo stesso tempo, l'esegesi alla teologia narrativa - ci aiuta ad amare quel Dio che si nasconde e tace perché l'essere umano si manifesti, possa parlare ed entrare nel Mistero. E imparare che la croce non si spiega, si adora.
Il "Te Deum" è un canto di festa, una preghiera di riconciliazione, un inno d'amore che risale agli inizi del cristianesimo. L'autore, versetto per versetto, svela la profondità di questo inno, rivela la sapienza dei Salmi, il meglio dei prefazi e delle anafore eucaristiche in esso contenuti. È un condensato di saggezza dei credenti che si santificano adorando il Padre, lodando Cristo Redentore e invocando su di loro e su tutta la Chiesa lo Spirito d'Amore.
Un'agenda per ricordare, oltre agli impegni di ogni giorno, il valore della notte. Un percorso che coinvolge chiunque a familiarizzare con l'oscurità, a non lasciarsi rubare i sogni, a vivere tra terra e cielo, a trasformare la notte in un'occasione per incontrare l'altro. L'inizio di ogni mese è segnato da un breve approfondimento all'insegna della riflessione e della riscoperta del buio, mentre lo scorrere dei giorni è scandito da pensieri tratti dalla Sacra Scrittura, dalla liturgia, dalla letteratura, dalla poesia, dalla musica...
Un vescovo si confessa. Lo fa sulle orme di sant'Agostino: una confessione di lode. L'arcivescovo GianCarlo Maria Bregantini, rispondendo alle domande del teologo Valentino Salvoldi, rivede la sua vita alla luce dell'eroica fede dell'apostolo Pietro. Fede, fonte di estasi e di tormento, dono che porta i suoi frutti in noi nella misura in cui testimoniamo il nostro credo con quella carità che "tutto crede, tutto spera, tutto sopporta", con la grandezza e i limiti di tutto il nostro essere. La fragile fede del Principe degli Apostoli il quale non a caso ha due nomi: Simone il peccatore e Pietro il santo. Gli autori, analizzando la fragilità umana, mostrano come convertirla in forza. Offrono un testo utile sia per un approfondimento personale, sia per una preparazione a gruppi del Vangelo: serve a rafforzare la fede, per vivere in pienezza la nostra vita. Una gioiosa avventura per chi fa proprio il motto di sant'Agostino: "Ama e capirai".
Una pratica agenda giornaliera dedicata al cammino che la pace compie nel mondo e nel cuore di ciascuno. Ogni giorno un pensiero tratto dai testi sacri o dalla sapienza di maestri di vita e personaggi illustri.
Uomo di Dio, cristiano modello e sacerdote esemplare, nella sua breve esistenza terrena (1926-1954) ha cercato intensamente la sua conformazione a Cristo sacerdote, raggiunta con il dono supremo di se stesso.
Agile sussidio che presenta la Via Crucis in chiave attuale calandola nel presente.
La Basilica di Acireale è concepita come uno scrigno che contiene, gelosamente nascosto, il suo Santo. Si trova nell'antico centro storico di Acireale, vicino alla Piazza del Duomo. Fu costruita tra il 1609 e il 1652. Il Santo ad Acireale è chiamato "San Mastiano" e "rizzareddu" che vuol dire riccioluto, con riferimento alla statua della Basilica. Così la gente saluta solennemente il Santo nella sua festa il 20 gennaio in un'esplosione di vita, di gioia e di fede.
Il profumo, in ebraico, indica non solo ciò che la parola esprime, ma anche l'essenza di una realtà. Così le parabole di cui sono disseminati i Vangeli mostrano, ma in modo "velato" il divino. Gesù parlava in parabole per salvaguardare la libertà dell'ascoltatore. Suscitava sensazioni facendo ricorso ad immagini frequentemente lasciate senza conclusione, per permettere a noi di riprenderle in ogni epoca e apportarvi il nostro contributo.