Negli ultimi decenni gli abusi sessuali del clero sono stati occasione di scandalo in quasi tutti i paesi cattolici, che hanno avviato inchieste indipendenti per misurare l'ampiezza del problema. Solo in Italia e in Spagna le conferenze episcopali si rifiutano di collaborare, all'interno di una Chiesa in cui l'abuso è tuttora considerato una trasgressione del sesto comandamento senza tuttavia che il diritto canonico ne consideri l'effetto e le conseguenze per le vittime. Le autrici di questo libro, redattrici o collaboratrici di "Donne Chiesa Mondo", mensile dell'Osservatore Romano, per la prima volta cercano di capire la situazione italiana, confrontandola anche con quella degli altri paesi, a partire dall'unico archivio sugli abusi disponibile in Italia, quello della "Rete L'Abuso", fondata e diretta da una vittima. Ne emerge un quadro molto preoccupante, di fronte al quale la Chiesa sembra non muoversi. Quali sono state le posizioni dei papi degli ultimi anni, Benedetto XVI e Francesco? E da dove possiamo ripartire? Occorre anzitutto l'esplicita condanna degli abusi e un ripensamento della sessualità, cui segua una riconciliazione con le vittime che passi anche da indennizzi economici per aiutare le persone a ricostruire la propria integrità. Solo così la Chiesa potrà riacquistare credibilità di fronte ai fedeli.
L'elezione di papa Ignazio getta un'ombra di sconcerto e irritazione sul mondo piccolo ma enorme del Vaticano. Se vuole cambiare tutto, se intende impedire al faccendiere italiano di riciclare denaro sporco attraverso lo Ior, allora il nuovo pontefice dimostra di essere pericoloso. E il pericolo va combattuto. Così, nei corridoi spazzati da invidie e rivalità, comincia a serpeggiare l'idea di un piano per liberarsi del Santo Padre. Gregorio, l'archiatra, il "primo dei medici", riuscirà a sventarlo, diventando così l'unico confidente del papa all'interno di una curia ostile. In questa atmosfera carica di tensione, Ignazio - suscitando timore e ansia nell'archiatra, fedele al pontefice per tradizione ma non per convinzione - pensa di nominare una donna segretario di stato e di crearla cardinale, unica garanzia per la sua rivoluzione. Mentre Gregorio segue preoccupato la situazione, i cardinali, che spiano il papa, organizzano le loro contromosse. Ma le riunioni si svolgono durante cene servite da suore che ascoltano e registrano tutto...
La sera del 13 marzo 2013 si capì subito che il nuovo papa era davvero un papa nuovo. Fortissimi erano infatti gli elementi di novità rappresentati da quella elezione, tanto rapida quanto attesa, ma soprattutto sorprendente. Jorge Mario Bergoglio, il settantaseienne arcivescovo di Buenos Aires, era infatti quasi uno sconosciuto, ma in pochi minuti i media d'ogni parte del mondo sottolinearono che per la prima volta il pontefice era un americano, per la prima volta era un gesuita, per la prima volta aveva preso il nome di Francesco. Qualche anno dopo quell'inizio, è possibile cogliere le linee-maestre della riforma che Francesco sta imprimendo alla Chiesa cattolica. Esse si radicano nell'esperienza degli anni argentini, qui descritti da Silvina Pérez (che conosce e segue Bergoglio da molti anni) in un racconto dai toni avvincenti e ricco di aneddoti poco noti al grande pubblico: la vita in una famiglia di emigrati di solidissima fede, la spinta vocazionale (momenti ed esperienze rievocati anche dallo stesso Bergoglio nello scritto Storia di una vocazione riportato alla fine di questo volume), e poi la missione da gesuita e da vescovo tra le villas miseria (le bidonville incastonate e dimenticate nel cuore di Buenos Aires) e le retate della polizia politica. Molte scelte del papa, e soprattutto il suo stile, si comprendono alla luce di questo suo retroterra. Lucetta Scaraffia, nel suo ritratto degli anni romani, mette poi in luce gli aspetti più innovativi del pontificato, ripercorrendo il cantiere aperto delle riforme, lo stile dei viaggi (il primo significativamente a Lampedusa), il rapporto con i giornalisti, il dialogo con le altre religioni, e delineandone le direttrici di sviluppo: davvero un papa che viene da un altro mondo, consapevole di operare in un difficilissimo tempo di transizione, un tempo da cogliere come opportunità per comunicare il vangelo e la misericordia di Dio.
Al sinodo dei vescovi sulla famiglia dell'ottobre 2015 per la prima volta qualche voce femminile si è fatta sentire e nel documento finale sono state riprese tracce del punto di vista delle donne. Tra loro, Lucetta Scaraffia che, "seduta proprio all'ultimo banco della grande aula del sinodo", ha potuto mettere a fuoco temi e nodi della discussione. In questo libro richiama e amplia quanto affermato nel suo intervento: la Chiesa non può dimenticare che il cristianesimo per primo ha proposto la parità spirituale fra donne e uomini e che è la tradizione cristiana ad aver gettato il seme dell'emancipazione femminile in Occidente. Le donne sono le sole che possano restituire vitalità e cuore a una struttura irrigidita e autoreferenziale. Da queste pagine emerge con forza la consapevolezza che "senza donne", come scrive Scaraffia, "la Chiesa non può pensare il futuro, perché sono le donne che la tengono in piedi e non accettano più di servire senza essere ascoltate". Prefazione di Corrado Augias.
Di origini antichissime, il Giubileo divenne pratica della Chiesa con Bonifacio VIII, quando si avvertì l'esigenza di un periodo di purificazione nel quale, con preghiere e offerte, conquistare per vivi e morti la salvezza eterna. La storia dei giubilei è intimamente collegata a quella di Roma: nel corso dei secoli, sovrani e viandanti vennero accolti da una città in perenne trasformazione, che passò dalla decadenza medievale ai fasti barocchi. Ma si intreccia anche con le vicende europee: dallo scisma avignonese alla Riforma luterana, dal "grand tour" all'unificazione d'Italia, i giubilei hanno rispecchiato tutti i momenti di passaggio verso la modernità, in cui la celebrazione ha saputo proporsi in modo nuovo a credenti e non credenti. Elargizione di misericordia nei confronti dei peccati commessi, ma anche trasformazione - attraverso la pratica delle indulgenze - del materiale nello spirituale.
Perché santa Rita, donna di un piccolo paese umbro nascosto tra i monti, vissuta all'ombra del marito e poi di un convento nella prima metà del Quattrocento, è diventata così famosa? Lucetta Scaraffia risponde a questa domanda ricostruendo la storia della "santa degli impossibili" (come i devoti la chiamano per la grande potenza miracolosa) e soprattutto seguendo le tracce della sua strana ed eccezionale fortuna, a partire dal 1457, anno in cui compaiono le prime prove della devozione al suo corpo miracoloso, fino agli ultimi due secoli, quando Rita da Cascia, proclamata santa all'inizio del Novecento, diventa la protettrice delle donne delle città industriali. Nel condurre l'indagine, l'autrice intreccia i dati più strettamente religiosi con quelli sociali e culturali, come i conflitti tra città capoluogo e castelli del contado, le relazioni tra Cascia e lo Stato pontificio, l'intreccio tra i modelli cristiani di santità e la religiosità legata alla terra e ai culti femminili primitivi. Ne esce un ritratto inedito non solo della santa, ma di un modo di vivere il rapporto con il sacro. La grandissima e imprevista fortuna di santa Rita presso i devoti è legata, ci dice Lucetta Scaraffia, proprio agli elementi di ambiguità di questa peculiare figura: moglie obbediente e che sa soffrire in silenzio, Rita possiede anche una specie di onnipotenza magica, solo superficialmente cristianizzata e profondamente connessa all'atmosfera stregata dei suoi monti rocciosi.
In cerca della dracma perduta: sta qui il senso del percorso tracciato dal dialogo tra Giulia Galeotti e Lucetta Scaraffia. Perché tutti conoscono la parabola del buon pastore, mentre ignorano quella che Luca racconta poco prima? Perché nessuno ricorda la parabola della donna che cerca la dracma perduta delle dieci che aveva nascosto, e che poi, una volta trovatala grazie a una lucerna, condivide la sua gioia con le amiche? Raccontata da Gesù per descrivere la sollecitudine di Dio verso chi si smarrisce, la parabola è però finita nel dimenticatoio. Come, più in generale, nella storia della Chiesa, sembrano finite nel dimenticatoio le donne. Che ruolo hanno avuto dai tempi di Gesù a oggi? Cosa hanno dato e cosa hanno ricevuto nel corso della storia millenaria dell'istituzione ecclesiastica? Perché ancora oggi la Chiesa sembra sorda alla voce e all'esperienza femminile? Davvero la misoginia è un tratto precipuo del cattolicesimo?
Lucetta Scaraffia è docente di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Roma «La Sapienza». Storica e giornalista, è editorialista de «Il Messaggero» e dell’«Osservatore Romano» – per il quale coordina il mensile Donne chiesa mondo – e collabora con «Il Sole 24 Ore». È autrice, tra l’altro, di Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia (2008, con Margherita Pelaja), La santa degli impossibili. Rita da Cascia tra devozione e arte contemporanea (2014, Vita e Pensiero), Papa Francesco e le donne (2014, con Giulia Galeotti). Per Vita e Pensiero ha anche curato il volume Pregare, un’esperienza umana. L’incontro con il divino nelle culture del mondo (2015, con Franco La Cecla).
Perché santa Rita, donna di un piccolo paese umbro nascosto tra i monti, vissuta all'ombra del marito e poi di un convento nella prima metà del Quattrocento, è diventata così famosa? Lucetta Scaraffia risponde a questa domanda ricostruendo la storia della 'santa degli impossibili' (come i devoti la chiamano per la grande potenza miracolosa) e soprattutto seguendo le tracce della sua strana ed eccezionale fortuna, a partire dal 1457, anno in cui compaiono le prime prove della devozione al suo corpo miracoloso, fino agli ultimi due secoli, quando Rita da Cascia, proclamata santa all'inizio del Novecento, diventa la protettrice delle donne delle città industriali. Nel condurre l'indagine, l'autrice intreccia i dati più strettamente religiosi con quelli sociali e culturali, come i conflitti tra città capoluogo e castelli del contado, le relazioni tra Cascia e lo Stato pontificio, l'intreccio tra i modelli cristiani di santità e la religiosità legata alla terra e ai culti femminili primitivi. Ne esce un ritratto inedito e appassionante non solo della santa, ma di un modo di vivere il rapporto con il sacro. La grandissima e imprevista fortuna di santa Rita presso i devoti è legata, ci dice Lucetta Scaraffia, proprio agli elementi di ambiguità di questa peculiare figura: moglie obbediente e che sa soffrire in silenzio, Rita possiede anche una specie di onnipotenza magica, solo superficialmente cristianizzata e profondamente connessa all'atmosfera stregata dei suoi monti rocciosi.
I saggi raccolti in I cattolici che hanno fatto l’Italia affrontano il tema «cattolici e Risorgimento» da un punto di vista nuovo, che va oltre i conflitti istituzionali per guardare alla collaborazione che molte congregazioni di vita attiva – soprattutto quelle di origine piemontese come i salesiani e le figlie di Maria Ausiliatrice, o le suore carcerarie della marchesa di Barolo – hanno realizzato con i governi che si sono susseguiti al potere nei primi decenni dell’Italia unita.
Queste iniziative hanno avuto il merito di anticipare, nella maggior parte dei casi, la conquista dei diritti fondamentali della donna e dell’uomo in un periodo in cui la preoccupazione della società civile era quella di formare una coscienza ai propri cittadini. I religiosi si sono rivelati insomma preziosi collaboratori di chi voleva «fare gli italiani» dopo che l’Unità della Penisola era stata raggiunta.
D’altra parte, se pure si vuole tentare un bilancio del conflitto che ha a lungo opposto Stato e Chiesa, attraverso questi saggi si può concludere che, nonostante indubbie violenze e prevaricazioni nei confronti dei cattolici, la Chiesa non è stata indebolita da tale battaglia, ma ne è uscita più forte, purificata e anche fortemente modernizzata.
L'AUTORE
Lucetta Scaraffia (Torino 1948) insegna storia contemporanea all’Università di Roma La Sapienza. Si è occupata soprattutto di storia delle donne e di storia del cristianesimo, con particolare attenzione alla religiosità femminile. La sua opera più recente è Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia, con M. Pelaja, Laterza, 2008. È membro del Comitato nazionale di bioetica. Insieme con monsignor Timothy Verdon e Andrea Gianni fa parte del direttivo dell’associazione Imago Veritatis. L’arte come via spirituale, che ha organizzato la mostra presso la reggia di Venaria Reale (Torino) Il Volto e il corpo di Cristo. Collabora con «L’Osservatore Romano», «Il Foglio», «Il Sole24ore», «Il Riformista» e con diverse riviste.