Come sono nati gli dèi? Perché sono oggetto di culto? Che cos'è l'Olimpo? Che importanza rivestono le divinità di sesso femminile? Pauline Schmitt Pantei soddisfa tutte queste domande e altre ancora. Accanto alle figure mitologiche più conosciute, delinea il ritratto di divinità meno note ma che ebbero un'influenza fondamentale sulla civiltà greca, offrendoci una serie di "istantanee" su un mondo solo apparentemente lontano. Un libro per tutti coloro che desiderano rendere più attuali le proprie conoscenze nel campo della mitologia greca o scoprire per la prima volta le avventure di dèi ed eroi e, al contempo, un'occasione per apprezzare un sistema aperto e tollerante che ha consentito alla civiltà greca di espandere la sua influenza culturale senza combattere "guerre di religione", ma semplicemente assimilando e facendo propri i valori dei popoli con cui entrava in contatto.
Essere un uomo politico nell'Atene del V secolo significava senz'altro essere presente tanto nell'assemblea che in guerra. Ma se Aristide, Temistocle, Cimone, Pericle, Nicia e Alcibiade sono diventati uomini illustri è anche perché hanno saputo costruire un'immagine pubblica in cui i loro stili di vita erano parte del loro agire politico. Plutarco ci racconta come sono cresciuti nella fama, sono stati amati, celebrati, invocati: Cimone, dopo una gioventù dissipata, apre i suoi giardini al popolo di Atene e diventa uno dei leader della vita politica. Alcibiade ama giovinetti e fanciulle in uguale misura, seduce l'assemblea, conduce la flotta e guida le processioni. Sono comportamenti che, se ora ci sorprendono, erano perfettamente integrati in un'immagine complessiva del politico dalle molte sfaccettature, spesso emotive. La storia politica della Grecia antica considera, nelle fonti antiche relative ai leader, solo alcune delle loro attività: i discorsi all'assemblea, la gestione della guerra, le proposte di legge, i conflitti con gli altri leader per l'esercizio del potere. L'autore studierà i loro costumi, o meglio: i modi in cui si comportavano, nascevano, crescevano, abitavano, pregavano, si vestivano, mangiavano, si sposavano, morivano.
Anne, Hanna, Anny: tre ragazze, tre spiriti liberi che si scontrano con le chiusure dell'epoca in cui vivono. Anne, nelle Fiandre del XVI secolo, è una mistica che parla con gli animali come San Francesco, fa il bene perché non concepisce altra forma di agire, percepisce Dio nella natura e non comprende la necessità dei riti religiosi. Ma è fuori tempo rispetto al periodo della Controriforma e dell'Inquisizione: la sua estatica serenità viene presto tacciata di eresia. Hanna, nella Vienna inizio Novecento, è una giovane aristocratica alla ricerca di se stessa, insoddisfatta delle serate all'opera e delle convenzioni borghesi. Dopo molta infelicità riuscirà a individuare nella psicoanalisi, nuova strabiliante cura appena inventata dal dottor Freud, il modo per raggiungere le radici del suo malessere. Anny è una star di Hollywood dei nostri tempi, drogata di celebrità e di sostanze stupefacenti, che cerca con l'abbrutimento di dare un senso a una vita in cui l'unico valore è il denaro: ci riuscirà invece attraverso la recitazione, e nel suo travagliato percorso esistenziale troverà l'amore. Le storie delle tre giovani donne si intersecano nonostante i secoli che le dividono in un intreccio che in un crescendo di rivelazioni porta le tre vicende a una conclusione congiunta.
"Da quando festeggiamo il nostro compleanno? La domanda è dovuta sembrare troppo aneddotica agli storici, visto che non se la sono posta mai, o a fatica. Questo libro invita il lettore a scoprire, non senza stupore, il carattere tardivo della celebrazione del compleanno. Marco Polo la scoprì con sorpresa presso il khan e una miniatura di epoca successiva ci restituisce questa fastosa celebrazione. Nel XIV secolo, i re di Francia, come Carlo V, si preoccupano del giorno e dell'ora della loro nascita a fini astrologici, per i quali scrivono commenti e tracciano immagini di oroscopi. Cosi il medioevo, che era tradizionalmente poco preoccupato del giorno della nascita e dell'età esatta degli individui mentre si occupava del giorno della loro morte, ha operato progressivamente un ribaltamento ricco di conseguenze, dalla morte alla vita, dall'anniversarium funerario a quello che i testi dell'epoca chiamano "natalità". Jean-Claude Schmitt rintraccia il lento costituirsi della pratica del compleanno, dei suoi riti - auguri, canzoncina, dolcetti, regali, candeline - soprattutto negli ambienti aristocratici dell'epoca moderna, nella borghesia del XIX secolo e infine, ma non prima del XX secolo, negli ambienti popolari.
Nel breve intreccio di strade di un popolare quartiere parigino dove i nomi delle vie hanno il sapore delle favole (rue Bleue, rue de Paradis), l'adolescente Momo vive con un padre sprofondato in una silenziosa e fosca depressione. Nello stesso quartiere vive anche monsieur Ibrahim, l'unico arabo in una via "ebrea", titolare della drogheria dove Momo si reca a fare la spesa quotidiana e non esita ogni tanto a sgraffignare qualche scatoletta di conserva... "È solo un arabo, dopo tutto!" pensa Momo, e, con suo grande stupore, il vecchio Ibrahim sembra leggergli nel pensiero: "Non sono arabo, vengo dalla Mezzaluna d'Oro". Così comincia la storia d'amicizia, intessuta di ironia, candore e profonda saggezza, del ragazzo ebreo e dell'anziano "arabo" nell'incanto di un angolo di mondo nel quale le puttane sono belle e cordiali e si accontentano di un orsetto di peluche in cambio dei loro favori e dove, come portata da un sogno, compare addirittura Brigitte Bardot. Come in una favola o un apologo che non pretende di dare lezioni morali ma soltanto proporre un sogno da decifrare, i due protagonisti si incamminano verso il grande mondo, acquistano un'auto che nessuno dei due sa guidare e si dirigono verso Oriente, oltre Istanbul, verso una libertà che li fa inerpicare verso l'alto, guidati da quell'arte di sorridere alla vita racchiusa nei preziosi fiori del Corano.
Saad, l'eroe di questo romanzo, è l'Ulisse dei nostri giorni, l'uomo che attraversa le frontiere e racconta i pericoli che attendono chi cerca una propria casa, un luogo dove vivere un'esistenza serena.
“Sette anni di lavoro sono appena scomparsi fra le mani degli svaligiatori. L’allarme è riecheggiato per strada, senza allertare né far muovere nessuno. È il 4 gennaio del 2000 e mi è stato strappato tutto in pochi secondi”.
Così scrive Schmitt nel Diario di un romanzo rubato, testo inedito che arricchisce la nuova edizione italiana del Vangelo secondo Pilato e racconta le vicissitudini che hanno accompagnato la stesura di un romanzo che rischiava di andar perduto.
Destinatari
Da un grande autore, un libro per tutti.
Autore
Éric-Emmanuel schmitt è nato nel 1960 a Sainte-Foy-lès-Lyon. Scrittore, drammaturgo e regista, le sue pièces teatrali sono rappresentate in tutto il mondo: nel 1993 con la commedia Il Visitatore ha vinto ben tre premi Molière. Laureato in Filosofia si è inizialmente dedicato all’insegnamento per poi dedicarsi interamente alla scrittura,dando alle stampe capolavori come Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, Milarepa, Piccoli crimini coniugali e Odette Toulemonde che ne fanno lo scrittore francese vivente più tradotto all’estero. Da tre sue opere sono stati tratti gli omonimi film: Le libertin (2000) di Gabriel Aghion, Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano (2003) di François Dupeyron, Lezioni di felicità, diretto dallo stesso Schmitt.
Balthazar è uno scrittore di successo, Odette fa la commessa in un negozio di periferia. Balthazar ha una bella moglie, una bella casa; Odette è sola con due figli difficili e vive in un alloggio popolare. La vita è stata generosa con Balthazar, avara con Odette. Eppure l'infelice è lui. Un concorso di circostanze fortuite metterà in contatto queste due vite altrimenti distanti anni luce: un incontro che trasformerà completamente l'esistenza di entrambi. Contrariamente a quanto avviene di solito il racconto è tratto da un film, "Odette Toulemonde" appunto, il primo film scritto e diretto da Schmitt. Come racconta l'autore nella sua postfazione, le novelle che compongono la raccolta sono state scritte durante le riprese del film, nei ritagli di tempo e contro il parere della casa di produzione, quasi di nascosto. Sono otto storie di donne alla ricerca della propria felicità, del proprio equilibrio interiore: una galleria di personaggi stravaganti, commoventi, eccentrici che Schmitt segue con ironia nel loro curioso percorso esistenziale, dipingendone con maestria quei tratti umani, talvolta assurdi, in cui è facile identificarsi. Otto piccoli romanzi, completi pur nella loro brevità.
Un uomo si reca a Ostenda, remota e suggestiva città sul Mare del Nord, per guarire da una delusione d'amore. Lì affitta una camera da Emma Van A., solitaria ed eccentrica ottuagenaria che gli racconta l'incredibile storia della sua vita, un intreccio romanzesco in cui amore passionale ed erotismo barocco si sovrappongono in uno scenario da favola. Inganno o suggestiva verità? A Gabrielle, piacente e benestante cinquantottenne, è caduto il velo dagli occhi: dopo aver pensato per trent'anni di aver sposato l'uomo migliore del mondo, ora ha capito chi è. Ma non sempre la verità vera è quella che ci raccontiamo. Ogni giorno da quindici anni, con in mano un mazzo di fiori arancioni, la signora Steinmetz aspetta qualcuno al binario tre della stazione di Zurigo. Pura follia o c'è una storia dietro? Amore o tragedia? Forse poesia. Racconti in cui si intersecano amore, ironia, avventura, suspense e tenerezza. Storie in cui Eric-Emmanuel Schmitt fa vedere come le cose che ci accadono nella vita siano spesso e volentieri determinate dall'immaginazione, quasi che la trama dell'esistenza sia fatta in realtà di sogno.
Balthazar è uno scrittore di successo, Odette fa la commessa in un negozio di periferia. Balthazar ha una bella moglie, una bella casa; Odette è sola con due figli difficili e vive in un alloggio popolare. La vita è stata generosa con Balthazar, avara con Odette. Eppure l'infelice è lui. Un concorso di circostanze fortuite metterà in contatto queste due vite altrimenti distanti anni luce: un incontro che trasformerà completamente l'esistenza di entrambi. Contrariamente a quanto avviene di solito il racconto è tratto da un film, "Odette Toulemonde" appunto, il primo film scritto e diretto da Schmitt. Come racconta l'autore nella sua postfazione, le novelle che compongono la raccolta sono state scritte durante le riprese del film, nei ritagli di tempo e contro il parere della casa di produzione, quasi di nascosto. Sono otto storie di donne alla ricerca della propria felicità, del proprio equilibrio interiore: una galleria di personaggi stravaganti, commoventi, eccentrici che Schmitt segue con ironia nel loro curioso percorso esistenziale, dipingendone con maestria quei tratti umani, talvolta assurdi, in cui è facile identificarsi. Otto piccoli romanzi, completi pur nella loro brevità.
Quando vediamo un uomo e una donna davanti al sindaco o al prete, dobbiamo veramente chiederci quale dei due sarà l'assassino? "Piccoli crimini coniugali" è una commedia nera con una suspense sorprendente, un vero divertimento ma anche una saggia riflessione sulla madre di tutte le guerre: quella dentro la coppia.
Il libro racconta la storia di un ragazzo tormentato, complessato, travolto da domande esistenziali senza risposte, che trova la propria salvezza e il proprio riscatto nella musica del grandissimo compositore austriaco. Proprio quando ha deciso di suicidarsi, il ragazzo incontra casualmente la musica di Mozart e da quell'ascolto esce purificato e nato a nuova vita. La sua crescita, difficile ma alla fine positiva, sarà scandita dalla scoperta e dall'ascolto di vari brani di Mozart. Il ragazzo racconterà così la propria vita, scrivendo lettere al compositore austriaco, il quale ogni volta risponderà con una sua composizione.