Attraverso queste pagine fratel MichaelDavide propone una lettura cordiale e sapienziale delle Beatitudini come un grande portale per entrare nella logica del Vangelo e nello stile di Gesù di Nazaret. L'approccio non è teologico, ma di prospettiva duplice: la parola del Signore da una parte e il nostro vissuto di uomini e donne dall'altra. Le Beatitudini sono l'esperienza rigenerante di uno sguardo, quello di Cristo sulla nostra umanità. Ci aiutano ad accogliere la realtà, perché diventi un luogo e un modo di felicità. Le Beatitudini sono così la negazione di ogni spiritualità narcisistica e prometeica. Un vero antidoto a ogni spiritualità da super-uomini o super-santi.
Il compito di ogni uomo e donna sulla terra è quello di imparare a resistere alla grande tentazione di trasformare l'intera esistenza in una fossa di macerazione nella rabbia e nel rammarico. Nessun dolore e nessuna sofferenza sono per se stesse un inferno, per quanto le pene e le angosce lo facciano talora sentire e pensare, ma il rammarico lo è, il suo «verme non muore». Il libro di Giobbe è un vero compagno di viaggio per quanti sono toccati e, talora, segnati a fuoco dal mistero del dolore. Egli ha dovuto - e forse persino voluto - affrontare l'enigma del dolore sulla propria pelle. Sin dall'alba dei tempi, la sua figura si fa per noi insostituibile compagnia dei giorni, più spesso delle notti, rischiarate dall'unica luce del tenebroso dubbio in cui confluiscono tutte le nostre più sofferte domande. In questa rilettura epistolare del libro di Giobbe, Fratel MichaelDavide offre una meditazione che regala lucidità e serenità, per superare la rassegnazione e la rabbia che la sofferenza spesso porta con sé. Una delicata e profonda riflessione sull'arte di vivere (e di morire) che prende le mosse da una constatazione tanto semplice quanto rassicurante: Giobbe è nostro amico e possiamo parlare a cuore aperto con lui.
Se la sofferenza non ha attraversato la tua vita, sicuramente questo libro non è per te!
Se il dolore ha scavato lunghi solchi, forse questo libro non è per te!
Se comunque decidi di leggerlo perdonami se qualche parola o evocazione ti potrà ferire: il rispetto infinito che si deve alla sofferenza esigerebbe solo silenzio e sospensione assoluti.
“Carissimo Giobbe,
quando viene a mancare l’oro della forza, l’argento della fiducia in se stessi, il bronzo delle piccole sicurezze, basta che rimanga viva l’invisibile fede nella vita come compito per apprenderne il mistero e l’arte di soffrire, senza impazzire di dolore o cedere alla funesta rassegnazione che sarebbe peggiore dello stesso morire. Il compito di ogni uomo e donna sulla terra è quello d’imparare a resistere alla grande tentazione di trasformare – per se stessi e per gli altri – l’intera esistenza in una fossa di macerazione nella rabbia e nel rammarico. Nessun dolore e nessuna sofferenza sono per se stesse un inferno, per quanto le pene e le angosce lo facciano talora sentire e pensare, ma il rammarico lo è e, come dice l’Amico fedele e provato, il suo “verme non muore”. Come è avvenuto per te, caro Giobbe, vorrei anche per me che un diluvio di grazia, dopo un diluvio di guai, riporti la terra del mio cuore ad un rinnovato, ma non identico splendore. Lo diceva un caro maestro come Carl Gustav Jung scrivendo di te: “Per il lettore sarà ormai chiaro che lo sviluppo delle grandezze simboliche che abbiamo descritto corrisponde ad un processo di differenziazione della coscienza umana”. E ora voglio ringraziarti di tutto cuore, perché accompagnandomi a te, mi hai permesso di accompagnarmi a me stesso per crescere in “coscienza che sia ‘umana’ e di farlo serenamente e più in pace”.
«Nel corso di queste pagine sosteremo su alcuni momenti "betlemmiti" della Parola di Dio racchiusa nelle Scritture per cogliere alcune luci che ci permettano di vivere meglio e in modo sempre più evangelico ed evangelizzante il mistero dell'Eucaristia che, "se fa la Chiesa", è anche ciò che continuamente la Chiesa è chiamata a "fare" non per se stessa, ma per dare il pane della speranza all'umanità dei nostri giorni».
L'autore individua in Betlemme un luogo di rara portata simbolica, per aiutare a meglio comprendere il significato del mistero dell'Eucaristia come culmine e fonte del cammino di discepolato e di testimonianza del Vangelo di Cristo nella nostra realtà contemporanea.
Sommario
Prefazione (mons. M. Semeraro). Il pane della speranza. Il forno dell'incarnazione. Una brutta storia. Una storia bellissima. Andiamo a Betlemme.
Note sull'autore
MICHAELDAVIDE SEMERARO OSB, nato a Fasano (BR) nel 1964, è entrato in monastero benedettino dal 1983 ed è stato ordinato presbitero nel 1998. Ha completato la formazione monastica nei monasteri francesi di Tamié e de La Pierre-qui-Vire, e la formazione teologica alla Pontificia Università Gregoriana con il dottorato in teologia spirituale. Attualmente risiede presso il monastero di Dumenza ed è impegnato nell'animazione spirituale che ha nel monastero il suo punto di riferimento materiale e nella Parola il riferimento interiore. Ha pubblicato: Le donne di san Benedetto, La Meridiana, Molfetta 2005; Etty Hillesum: Dio matura, La Meridiana, Molfetta 2005; presso le EDB: Con Gesù in compagnia di Luca. La Parola festiva nell'anno C (2006); Cantico dei Cantici. L'amore non s'improvvisa (2006); Con Gesù in compagnia di Matteo. La Parola festiva nell'anno A (2007); Facciamo l'uomo! Invecchiare e morire: un'iniziazione possibile (2007); Con Gesù in compagnia di Marco. La Parola festiva nell'anno B (2008); L'altra Mensa: la Parola nella liturgia (2008); Seme è la Parola. Invito alla lectio divina (2011). È inoltre autore delle riflessioni alle letture del volume mensile Messa quotidiana, dei volumi a caratteri grandi Accompagnati dalla Parola (per i tempi di Avvento e di Quaresima) e del Messale quotidiano (2010).
Descrizione dell'opera
Il Cantico dei Cantici è ben più di un’allegoria dell’amore tra un uomo e una donna, tra Dio e Israele, tra Cristo e la Chiesa, tra il Verbo e l’anima fedele. Esso si offre come una parabola ove a essere importanti non sono i singoli dettagli, ma l’insieme delle suggestioni e dei rimandi capaci di creare un’atmosfera non tanto sensuale ma di continuo rimando al senso.
Nel solco dell’insegnamento dei Padri della Chiesa, l’autore propone una lettura spirituale del Cantico fondata sulla teologia simbolica, in cui reimparare ad accostarsi al testo non tanto per capirlo tecnicamente, ma soprattutto per ottenere che le sue parole entrino in risonanza con l’intimo dell’anima.
«La speranza e l’augurio sono per il lettore affinché, rileggendo ancora una volta il Cantico, possa sentire una crescente attrattiva per entrare in una relazione sempre più intima con il Signore che vuole e ama farsi chiamare Sposo, anzi essere riconosciuto, come al mattino di Pasqua, quale ‘mio’ Sposo (cf. Gv 20,16)» (dall’Introduzione).
Sommario
Prefazione (L. Accattoli). Introduzione. Note per la lettura. Prologo. I poema: L’inverno dell’esilio. Nascita dell’amore. II poema: In sogno è primavera. Progressi dell’amore. III poema: Il gusto dell’estate. La gioia delle nozze. IV poema: L’estate della differenziazione. La sofferta maturazione. V poema: L’autunno dei frutti. Amore ormai provato. Epilogo: Solstizio d’inverno. Sempre re-inizia l’amore. Ri-epilogo: Tempo supplementare. L’amore tutto sempre spera.
Note sull'autore
Michael Davide Semeraro osb, nato a Fasano (BR) nel 1964, è entrato in monastero benedettino dal 1983 ed è stato ordinato presbitero nel 1998. Ha completato la formazione monastica nei monasteri francesi di Tamié e de La Pierre-qui-Vire, e la formazione teologica alla Pontificia Università Gregoriana con il dottorato in teologia spirituale. Attualmente risiede presso il monastero di Dumenza ed è impegnato nell’animazione spirituale che ha nel monastero il suo punto di riferimento materiale e nella Parola il riferimento interiore. Ha pubblicato Le donne di san Benedetto, La Meridiana, Molfetta 2005, Etty Hillesum: Dio matura, La Meridiana, Molfetta 2005 e Con Gesù in compagnia di Luca. La Parola festiva nell’anno C, EDB, Bologna 2006.